Il futuro a 5 Stelle

Il futuro a 5 Stelle
Il futuro con il Movimento 5 stelle é un dono del cielo

mercoledì 3 luglio 2013

Ci vuole pena massima (ERGASTOLO) a chi appicca fuoco nei boschi, nei terreni agricoli e nei pascoli

Con il caldo torrido e la complicità del maestrale i piromani partono favoriti nel mettere in atto l'intento distruttivo. 
Puntuali a dispetto di tutto anche quest'anno e forse anche sicuri dal fatto che se vengono intercettati se la cavano con una denuncia a piede libero o a limite con una condanna che li trattiene in carcere solo qualche mese nonostante la gravità del gesto
Il fenomeno degli incendi estivi in Sardegna vanta memoria millenaria. Anche in epoca Giudicale dovevano fare fronte al roghi. La Sardegna allora era divisa in quattro Regioni: giudicati indipendenti appunto, sovrani perché erano governati da quattro Re, ovvero quattro giudici: Cagliari, Arborea, Gallura e Torres

http://www.sardegnaambiente.it/j/v/152?s=25738&v=2&c=1565&t=1





La pratica preferita dei pyromani era puntuale anche allora nei mesi caldi dell'anno. 
Dal codice penale e civile di allora sono ben quattro gli articoli che trattano l'argomento: denominata "Carta De Logu" uno di questi articoli puniva severamente chi appiccava fuoco nelle campagne:

Dalla "Carta de Logu":


"Ordinamentos De fogbu in lauore.Qrivii""Tem ordinam9: qui Si alcuna persona ponneret fogbu istudiosaméti a lauore messadu ouer ad messare: o at vigna: a at ortu et est indi bincbídu pagbit pro maquícia.llrs.l. et issu damnu a quill at auíre factu: et Si nópagbat ipso ouer atero pro Se segbit Sillí Sa manu destra: Et issos iurados siant tenudos de provare et de tenne Sus mal9factores adicussa pena quí narat su secundu capitulu."

Traduzione:

(L'autorità ordina: chiunque,  qualsiasi persona che intenzionalmente a nuocere da fuoco nel seminato da mietere o non: a vigne, orti, pascoli vergini o pascolati, paghi per il danno dopo dovuta perizia: Se non paga lui o altri per il danno causato, gli sia tagliata la mano destra. I giurati competenti garantiscono per tanto che la pena inflitta sia eseguita come previsto dal secondo Capitolo.)

É sempre così: troppi interessi in gioco e da lí prevale solo il gioco del tira e molla fra le categorie competenti che ogni anno si occupano dei fuochi boschivi. Ogni uno tira l'acqua, in questo caso i finanziamenti, al suo mulino.
Il problema comunque rimane e nessuno pare abbia interesse di porvi fine.
I piromani hanno man forte quindi...
Bastava solo metà delle somme annuali per fare prevenzione seria e mantenere il controllo del territorio in modo capillare. Invece!!??


Oggi non siamo di fronte alle vecchie modalità, come quando i pastori davano fuoco alle campagne per avere un pascolo migliore, per dispetto di un pascolo negato, per preparare il terreno per la prossima semina. 
Un cancro antico dunque e ancora non siamo riusciti a porvi fine, anzi oggi il fenomeno si ripete mutato in tutta la sua complessità in una ragnatela di interessi pubblici e privati pressoché noti.
 Se pensassimo a nuove misure legislative a tutela dell'ambiente, la lotta potrebbe rivelarsi funzionale ed efficace.Oggi meno che in passato non ci devono essere attenuanti per chi manda in Fumo il territorio e miete delle vittime a causa dello stesso.Bisogna in ogni caso e per dovere sacrosanto inasprire le pene sui reati legati alla piromania 
( disturbo comportamentale pericoloso per la società e per l'ambiente) 
ogni anno per mano di questi squilibrati vanno in fumo migliaia di migliaia di ettari fra terreni boschivi e coltivabili. Montagne, colline e pianure vanno in cenere per appagare il gusto di questi malati, difficilmente individuabili se non in fase di reato, vale a dire, quando hanno ancora il cerino in mano. 

Chi guadagna dagli incendi estivi:
Come se non bastasse  rispetto al passato nella lotta contro i roghi entrano in gioco nuovi scenari, uomini con interessi diversi per usare i finanziamenti statali, per fare in modo siano annualmente e puntualmente garantiti.
 La strategia é sempre la stessa usata nei secoli, il risultato pure: Migliaia di ettari ogni anno mandati in fumo nel giro di poche ore, e se il vento soffia di maestrale ci vogliono giorni prima che le squadre in campo possano avere ragione delle fiamme.
Gli incendiari odierni sono difficili da individuare, spesso al soldo delle ecomafie, a favore delle urbanizzazioni selvagge e degli insediamenti strutturali che non rispettano le norme paesaggistiche vigenti.    
Sono molto attive in tutto il territorio nazionale. Dal fuoco traggono cospicui guadagni  causando svalutazioni territoriali e affrettano i tempi per le concessioni edilizie. 

Gli incendiari appartengono  spesso anche alla grande macchina organizzativa, o per lo meno ne fanno parte come membri stagionali provvisori addetti allo spegnimento.  
In base ai decreti di emergenza che lo  Stato emana, questi "signori" hanno la certezza del lavoro stagionale sicuro. Bisogna essere scaltri ed egoisti, oltre che totalmente ignoranti, ma purtroppo é così.
  
Invisibili e difficile da intercettare la casta dei fuochi, in tutta la sua complessa personalità  rende inutile ogni tipo di misura preventiva  finanziamenti e tutto quello che ogni anno ne consegue.
 Si parla di almeno mezzo miliardo di Euro l'anno che ogni hanno lo Stato mette a disposizione per prevenzione e azioni di intervento per lo spegnimento.  
Quindi in pratica contro i roghi estivi, nonostante i mezzi a disposizione: elicotteri aerei e squadre ´di uomini ben equipaggiate in cielo e in terra, quel resta alla fine di ogni estate é cenere, distruzione con i conti da fare...

Riassumendo mi accingo a portare a conoscenza questi dati provenienti dai siti del corpo forestale e altri che come me hanno a cuore il problema:
Già nel 2007 Legambiente aveva raccontato il business degli incendi: una realtà fatta di rimboschimento, abusivismo edilizio, terreni che una volta andati in fumo aumentano di valore come possibile nuovo suolo edificabile.
Già cinque anni fa Simone Andreotti, responsabile nazionale della protezione civile di Legambiente aveva denunciato i giochi sporchi:)
I dati provenienti da indagini che riguardano il fenomeno della criminalità ambientali riporta numeri essenzialmente terrificanti:

É necessario dunque, irrigidimento delle pene per chi si macchia di reato legato alla distruzione della Fauna e della Flora: Ci vuole l'ergastolo perché dare fuoco alle campagne a ai boschi equivale distruggere i prodotti di prima necessità che garantiscono l'esistenza degli esseri viventi.
Mi auguro siano presto presi dei provvedimenti per la stesura di un disegno di legge efficace che dia da subito risultati persuasivi da fare desistere le varie caste e i piromani di dare sfogo alla loro follia...
é risaputo inoltre che le misure e gli ordinamenti in vigore si rivelano del tutto inefficaci... 
infatti chi comete reati legati alla piromania spesso la passa liscia, in alcuni casi la legge prevede solo una semplice denuncia a piede libero senza neppure un'ammenda di risarcimento danni. 
La forestale divulga:
I dati della forestali che riguardano gli incendi estivi del 2012 indicano un'aumento del fenomeno pari al 93% quasi il doppio rispetto l'anno precedente.
4.700 sono gli incendi che si sono sviluppati su tutto il territorio nazionale ( buona parte in Sardegna, Campania, Toscana, Lazio e Puglia) In Totale sono andati in cenere 24.000 ettari di superficie nelle varie zone Geografiche. 14.000 mila ettari solo di territorio boschivo e circa 10.00 riguardano i territori destinati all'agricoltura. 
Sono sempre prevalentemente dolose le origini dei fuochi appiccati nei boschi e nelle campagne. I dati dal fronte investigativo sui roghi boschivi mettono a verbale nell' anno 2012  282 denunce,  della quale solo 7 di queste sono finite in carcere perché beccati in flagranza di reato.

Fonte informativa della forestale:
((Si va dagli interessi dei singoli pastori a quelli delle mafie. Del resto già nel 2001 il Sisde  denunciava il coinvolgimento della criminalità organizzata nella ricostruzione e nella speculazione edilizia delle zone devastate dalle fiamme))

I Link che segue riporta alcuni dati interessanti che riguardano il fenomeno, in aumento, degli incendi estivi che vedono ogni anno che passa il ripetersi di un film già visto migliaia di volte e non possono che farci preoccupare e di conseguenza, se non altro, ci fa sentire in dovere dia amplificare questi fatti gravi per portarli alla conoscenza di un pubblico piú vasto, e con l'invito a chi di dovere prendano misure adeguate, cominciando da un nuovo disegno di legge, come detto in precedenza, per inasprire le pene contro i responsabili di questi vili reati.

affrontare:


ETTARI PERCORSI DAL FUOCO NEL QUADRIENNIO ‘07–’10
Regione
2007
2008
2009
2010
andamento quadriennio
superficie percorsa dal fuoco (ha)
superficie percorsa dal fuoco (ha)
superficie percorsa dal fuoco (ha)
superficie percorsa dal fuoco (ha)
Sicilia
46.451
17.775
8.616
20.258
L
Sardegna
28.561
4.128
37.104
6.582
J
Calabria
43.126
17.996
7.206
5.207
J
Puglia
18.028
8.489
4.358
5.020
L
Lazio
13.567
2.750
2.528
3.149
L
Campania
26.307
3.956
6.202
2.351
J
Basilicata
7.974
5.258
1.041
2.119
L
Abruzzo
21.167
439
159
379
L
Molise
2.858
814
186
377
L
Lombardia
1.608
1.142
396
319
J
Piemonte
3.640
908
373
231
J
Liguria
3.013
825
2.644
169
J
Toscana
1.330
990
1.838
142
J
Umbria
1.410
342
55
110
L
Marche
5.088
69
63
46
J
Friuli Venezia Giulia
164
68
354
36
J
Emilia Romagna
1.002
154
171
21
J
Veneto
100
26
54
12
J
Trentino Alto Adige
159
2
5
6
K
Valle D’Aosta
10
14
7
3
J
Totale
225.563
66.145
73.360
46.537
J
Fonte: Corpo forestale dello Stato – Elaborazione Legambiente - Ecosistema incendi 2011

APPLICAZIONE DELLA LEGGE 353/2000 E ATTIVITA’ DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO INCENDI BOSCHIVI REALIZZATE DAI COMUNI ITALIANI
Attività
Percentuale Comuni
Piena applicazione della legge 353/2000
5%
Catasto delle aree percorse dal fuoco nell’ultimo quinquennio
78%
Catasto aggiornato nell’ultimo anno (2010)
50%
Attività avvistamento incendi boschivi e di interfaccia
20%
Attività di prevenzione degli incendi boschivi e di interfaccia
69%
Campagne di informazione alla popolazione
45%
Attività di educazione ambientale rivolte al mondo della scuola
24%
Corsi di formazione per dipendenti comunali e volontari AIB
20%
Supporto al volontariato specializzato nell'antincendio
60%
Approvazione del Piano Emergenza comunale per incendi di interfaccia
75%
Fonte: Ecosistema Incendi 2011 - Legambiente/Dipartimento della protezione civile

APPLICAZIONE DELLA LEGGE 353/2000 E LAVORO DI MITIGAZIONE DEL 
RISCHIO INCENDI BOSCHIVI SVOLTO DAI COMUNI ITALIANI
Lavoro svolto
Percentuale Comuni
Classe di Merito
Percentuale Comuni
Positivo
69%
Ottimo
2%
Buono
43%
Sufficiente
24%
Negativo
31%
Scarso
22%
Insufficiente
9%


Fonte: Ecosistema Incendi 2011 - Legambiente/Dipartimento della protezione civile.
http://youtu.be/Z5ja38vyD50
Una soluzione ci sarebbe una delle tante potrebbe essere quanto segue:
 Il problema delle carceri affollate esiste...Quegli che hanno pene minori da espiare possono essere adoperati ( gli paghiamo é chiaro) per fare prevenzione antincendio nei mesi estivi  in Sardegna e nelle Regione a rischio. Gli accorpiamo alle squadre addetti dei comuni ( Naturalmente sotto il controllo delle forze dell'ordine, vigili del fuoco etc.) e possono fare senza dubbio attività di vedetta in punti strategici nel territorio. Oltre ad essere rieducativo per i detenuti il servizio é senza dubbio importantissimo nella lotta ai roghi estivi. Inoltre ci sarebbe un ritorno di spese risparmiate per lo Stato. Ogni anno i finanziamenti dello stato toccano cifre esose, troppo se prendiamo in considerazione lo stato di crisi in cui vige il paese da anni. Soldi spesso spesi male senza per altro risolvere il problema e cioè fare il possibile che i piromani non abbiano occasione di sfogare il loro intento distruttivo .
  Di
Barolus Viginti


giovedì 13 giugno 2013

Il M5S sotto attacco!?

In quanto alle attuali vicende all'interno del gruppo parlamentare non posso che preoccuparmi e dare sfogo a quanto segue:
attenti quindi, il M5S corre il rischio di finire dritto dritto nella trappola mediatica asservita ai partiti tradizionali, senonché pagare un prezzo amaro per via delle prese di posizioni a titolo personale all'interno del gruppo.
A me pare che quello che manca all'interno del movimento sia lo spirito di squadra; d'altronde in tre mesi se pur con un programma e una lista di regole che stabiliscono una forma di etica morale, ancora non si riesce a lavare i panni sporchi in famiglia, come si suole dire nelle circostanze difficili; se non altro almeno nei modi come fanno anche gli altri gruppi e coalizioni che se pur immersi in un pantano oscuro a volte inquietante, riescono a controllare gli umore interni spianando le spigolature.

Il campanilismo dilagante e contagioso mina la stabilità se non la sorte di tutto il movimento, a Mio avviso urge fare una riunione con tutti i parlamentare eletti in presenza di Grillo, Casaleggio, i principali ideatori e sostenitori.Bisogna fare spogliatoio insomma, come disse qualcuno che con i suoi rifugiò in convento evitando orecchie e occhi indiscreti ( per altro oltre a essere scaltro pure furbo )
Molto spogliatoio insomma: se ogni uno vale uno, per fare gruppo ci vuole molto di piú dei valori personali. Innanzi tutto bisogna rinunciare sempre a qualcosa di personale per dare agli altri e poi crederci profondamente, la vocazione per superare gli ostacoli e smussare le spigolature. Bisognerebbe fare politica con spirito di sacrificio come fosse una missione.
L'idea di base di Grillo e dei costituenti del movimento in effetti sono queste,  cioè cambiare il concetto del modo tradizionale di fare amministrazione pubblica, perché come tutti possiamo constatare, la situazione nel paese é insostenibile e disastrosa ormai, anche chi stava a galla " sul sistema melmoso corre il serio pericolo di affondare.
É questo che dice in sintesi in tutti i suoi comizi Beppe Grillo e si stampano senza ombra di dubbio nel codice di comportamento prima, e fra le righe del programma poi.

Mi ha turbato il comportamento della signora Gambaro, anche se nell'intervista rilasciata a Sky TV ha detto anche delle cose condivisibili.
Le assemblee, le riunione interne si fanno apposta per dialogare e porre al vaglio eventuali problematiche, anche di stampo personale. Perché andare a sfogare le proprie apprensioni  per dare modo alla stampa di manipolare e amplificarne i significati negativamente, prima a danno della stessa signora Gambaro, poi a danno del M5S.
Poteva benissimo chiedere udienza e parlarne con i colleghi in parlamento, a porte chiuse, come si fa nelle migliori famiglie; poteva chiedere direttamente a Grillo di essere ascoltata, inoltrare il suo pensiero, le sue preoccupazione... perché no lo ha fatto?
Diversamente il sospetto di complotti interni per spaccare il movimento diventa sempre piú giustificato.

Siamo al punto, mi pare, che il nostro programma, se non l'intera corporazione del Movimento sia finita fra l'incudine e il martello. Da fuori le si busca in modo indiscriminato dagli avversari politici, dalla stampa sempre piú assatanata e coesa in una campagna diffamatoria senza precedenti nella storia della Repubblica italiana.
 Dall'interno i nostri che non trovando posizione "ideale" si rivoltano creando dei precedenti pericolosi e mettendo a rischio un sistema ancora in fase di assetto.
Oltre alla necessità di stabilire una linea nuova assestando quella giá esistente, il mio auspicio é che ci sia una presa di posizione decisamente determinata, e la convinzione di andare avanti con piú forza.
I cittadini italiani che si identificano nella filosofia del M5S non devono perdere l'occasione di vedersi sfumare la speranza che crea le condizioni di cambiare davvero il paese in meglio.
Senza il Movimento 5Stelle lo scontro sociale fra le varie categorie sarà inevitabile, in tal caso la guerra civile é uno spettro sempre piú inquiettante.

Il Movimento é una realtà che si esprime tramite la delega di circa nove milioni di elettori, e non bastano per combattere contro un sistema malato e sempre piú gravido di premesse contro le masse "minori" quindi é indispensabile crescere, crescere eliminando i dissapori interni innanzitutto, crescere con la convinzione che veramente non abbiamo altri strumenti a cui appigliarci, quindi credere che insieme noi cittadini  possiamo puntare alla gestione del bene pubblico direttamente dal basso con la convinzione di migliorare la vivibilità in questo paese disastrato, offeso e calpestato per decenni da una classe dirigente egoista, fredda e senza scrupoli.
Abbiamo a disposizione un'esercito immenso di risorse umane preparate e altamente qualificate invidiabili, perché rovinare tutto adesso che siamo faccia a faccia con chi ha rovinato l'Italia.
Andiamo avanti: "loro non si arrenderanno mai noi neppure"

Barolus Viginti

lunedì 10 giugno 2013

Graziano Mesina brucia la grazia e torna in carcere

Ma allora sei scemo scusa: ti hanno dato la libertà nonostante tutto, potevi vivere il resto della tua vita egregiamente omaggiato anche da considerazione forse immeritate, e ti vai ficcare ancora nei guai cercando di trarre guadagni facendo commercio di sostanze mortali...
Graziano Mesina Ex ergastolano al momento della scarcerazione quando gli fú concessa la grazia

Pensare male é peccato peró a volte ci si azzecca diceva una persona ...
..Graziano Mesina a limite avrebbe potuto puntare piú in alto, rilegarsi a un solo grado piú dei classici cazzoni senza scrupoli dei Pusher la dice grossa sulle possibili manipolazioni o trame a suo danno.
 É assodato ormai che chi gestisce il movimento grosso della droga siano menti raffinate che resta a dovuta distanza dalla stessa. Rimane il fatto però che "l'eroe" perdente del Supra-monte si sia lasciato coinvolgere magari come uno scugnizzo alle prime armi, o per lo meno la sua natura malavitosa continua prepotentemente a dare sfogo anche dopo quarant'anni di galera graziato dal peso di una serie di ergastoli e non meno di 150 anni di detenzione.
 La criminalità organizzata non va certo nei conventi Francescani per arruolare la manovalanza. Quale migliore rappresentante "degno di fiduccia" e con un curriculum non certo invidiabile come quello di Grazianeddu.

Certo che sarebbe interessante sentire le intercettazioni che lo hanno incastrato, almeno per annullare certi sospetti e dubbi che balzano alla mente dei lettori che piú o meno conoscono la storia dell'ex Bandito Graziano Mesina .
Mesina é anche famoso alle cronache per dire quello che pensa, non ha certo peli sulla lingua. Chi ha buona memoria ricorderà quando agli inizi degli anni novanta gli fu concessa la libertà vigilata, dal che approfitto per scrivere un libro sulla sua storia ( boicottato per ovvi motivi e mai entrato in commercio ) partecipava senza risparmiarsi a trasmissioni televisive e parlava, parlava e parlava forse a tal punto da infastidire e preoccupare gli stessi che lo avevano messo in libertà, dal che dagli stessi senza tanti spiegazioni gli fu revocata la libertà con la conclusione che lo definì ancora pericoloso socialmente.
Ci furono accuse e l'ombra del possesso di armi alla quale lui ha sempre respinto ogni accusa sostenendo che fú una trappola per punire la sua inarrestabile logorrea.

Oggi la storia si ripete: Mesina pare si goda un pó troppo la libertà, gira la sardegna di lungo e in largo con salti sporadici nel continente, partecipa anche ad occasioni sociali e culturali importanti, tesse amicizie e fa nuove conoscenze, frequenta vecchi colleghi di avventure e di detenzione, figure poco raccomandabili.
Mesina controllato a sua insaputa fa sorgere ulteriori dubbi: possibile che questo non si rendesse conto che un'ex ergastolano se pur graziato dall'ex presidente della Repubblica Azeglio Ciampi, in libertà rimane sempre sotto l'occhio vigile, anche se non invadente, delle forze dell'ordine.
Mesina  irriducibile dunque!?
Mesina non ha perso il vizio di dire quello che pensa: parla ovunque vada, a volte minaccia, fa risaltare la sua personalità, il suo carisma, la sua fama;  la sua vivace spavalderia é nota sin dai tempi che inizio la sua incredibile carriera da Bandito temuto, rispettato e imprendibile. Nella sua carriera la primula rossa del supramonte conta una decina di evasioni da manuale e altrettante fallite, diventa un mito; si ritiene piú bravo delle forze costituite nel gestire situazioni difficili (tipo il sequestro di Faruk Hassan) dove venne incaricato per mediare con i banditi capeggiati da Matteo Boe, che rivendicò quasi spavaldamente i meriti sulla liberazione del bambino di origini arabe a cui da lo stesso Matteo Boe tagliò il lobo dell'orecchio spedito poi alla famiglia affinché pagasse il riscatto.
Tutto questo per la cronaca ufficiale, quella conosciuta.
É certo che ora con questo nuovo fatto e le pesanti accuse Mesina, 71 anni, perde anche quell'alone misterioso che lo rendeva un mito, una sorta di bandito buono, un specie di Robin Hood nostrano e ruspante.
Con le mani sporche di Droga si spegne dunque, ovvero si dissolve anche quel febbrile lato che lo rendeva ancora uomo d'onore, l'ultimo "balente" per la cronaca isolana, guerriero in un sistema rurale dove le ingiustizie sociali da combattere erano all'ordine del giorno.
Mi domando peró che non sia casuale ogni volta che Graziano Mesina parla e partecipa ad eventi importanti diventi socialmente pericoloso?
Mi auguro dunque per il diritto di essere informati, che tutta la vicenda sia resa pubblica e trasparente onde levare a tutto campo quel sospetto che aleggia nell'opinione pubblica, ovvero Mesina é colpevole in che misura: consapevole,  usato, raggirato o vittima di una trappola fatta su misura per incastrarlo e punirlo per il suo "vizio di parlare troppo"??




giovedì 31 gennaio 2013

Discorso Tsunami Tour Beppe Grillo -


Ascoltate quanta anima ci mette Grillo. Passerà alla Storia come Martin LutHer King e altri che si sono spesi per la cosa pubblica... che Dio ce lo riservi sano perché uomini come lui in giro non sono tanti anche se che la pensano come lui sono milioni ormai....

sabato 1 dicembre 2012

Si potrebbe giá viaggire con Motori ad acqua ossigenata invece!...

 Non siamo poi tanto lontano dall'obiettivo di eliminare le emissioni di Co2 invece gli organi di informazione non informano e gli stessi progettisti sono ostacolati dalle lobby del petrolio...

LEGGETE LA DESCRIZIONE E CONDIVIDETE:

Un team di ingegneri Giapponesi ha messo a punto questo prototipo di moto che va ad acqua. L'unica accortezza è che l'acqua deve essere distillata, come quella del ferro da stiro, e costa 0,10€ al litro (la trovate al supermercato
o)!!! Con un litro si può fare fino a circa 20km in area urbana e 12km in autostrada a una velocità di 110km/h. n pratica potete fa

re Roma-Milano spendendo poco più di 4€!!! Il costo di produzione della moto è di 4000€, dice Chi Yung, il responsabile marketing del progetto, ma portandola su grande scala si riuscirebbe a ridurre i costi fino a 2800€ per singolo esemplare.

Una vera rivoluzione, ma nessuno ne parla... perché? Facile: le grandi lobby petrolifere hanno pagato i giornalisti per non diffondere la notizia, altrimenti fallirebbero nel giro di poche settimane.

Noi siamo il web, siamo il 99%, facciamo girare!!! è giusto che la gente sappia!


Dal web

lunedì 17 settembre 2012

Vertice delle forze produtive della Sardegna...la rivoluzione prende corpo in sardegna!

http://livestre.am/48GTi

Copiate e incollate per diffondere questo documento relativo alla rivoluzione Sarda. Come al solito la stampa uffIciale non scrive una sola riga sul vertice; FATELO VOI TUTTI, invitate e partecipate alle future manifestazioni di ottobbre. Non partecipate!!?? Ve bene! Non lamentarti poi se avrai di che bestemiare perché la solita politica che mette in ginocchio il sistema produttivo nella tua terra.
Condividi e divulga, Grazie!!

venerdì 14 settembre 2012

Questa è la mente operativa dietro all'Alcoa. La stessa azienda che l'11 settembre 1973 diede il via al golpe in Cile.

Fonte articolo:Libero pensiero  11Settembre2012


di Sergio Di Cori Modigliani


Lasciamo perdere le commemorazioni e le piatte rimembranze retoriche e passiamo subito al sodo che ci interessa, oggi e a casa nostra.

 

Parliamo dunque dell’Alcoa e di Portovesme in Sardegna.

Di conseguenza, parliamo di scelte strategiche militari e di investimenti di speculazione finanziaria sui derivati nelle commodities del settore minerario.

Quella che si sta combattendo in Sardegna è guerra vera, ma non lo dicono.

Quando parlo di “guerra vera” intendo dire carri armati, bombardieri, ecc.

E di un flusso di cassa permanente di soldi per la criminalità organizzata.

Una brevissima pausa tanto per ricordare quel martedì atroce dell’11 settembre.

Non quello delle torri gemelle nel 2001.

Bensì quello del 1973, quando la Alcoa, la Enron, la ITT e la Citicorp diedero il via definitivo ai fascisti cileni per impossessarsi del potere in Sudamerica con la violenza. Avevano bisogno del controllo economico e finanziario di tutta la produzione estrattiva delle miniere di rame in Cile, del controllo della produzione di alluminio, carbone e zinco nella zona tra Il Cile, il Perù, l’Uruguay e il Paraguay. Fu quella la ragione e il motivo.


39 anni dopo la Alcoa sta di nuovo in prima fila nella gestione del riassestamento strategico delle sue aziende.

L’ufficio operativo marketing europeo nacque e si costituì a Milano, nel 1967, e da lì, grazie all’appoggio dei ceti più  conservatori della politica italiana, iniziarono a tessere le fila per il golpe in Sudamerica nei primi anni’70, come tonnllate di documenti hanno ampiamente provato da decenni.

Ho ritenuto opportuno, oggi, quindi, spiegare chi sia la Alcoa.
Chi la dirige, chi la gestisce. Chi c’è dietro.
Per comprendere che non si tratta di una “normale” battaglia sindacale.

Si tratta del nuovo scenario dell’oligarchia finanziaria planetaria da applicare all’Azienda Italia  per affossare definitivamente il paese.
Dietro l’Alcoa c’è la Citicorp che ne gestisce la finanza in un fondo creativo il cui management operativo è affidato al nucleo di Black Rock Investment, garantito da Royal Bank of Scotland e amministrato, in ultima istanza, dal quartiere generale di Goldman Sachs (è tutta robbetta ricavata da files pubblici gentilmente offerti nel 2010 e nel 2011 dalla ditta wikileaks di Julian Assange) che in questo 2012 sovrintendono, gestiscono e stabiliscono gli investimenti produttivi nel settore energetico nel pianeta.
Ecuador, Bolivia, Uruguay, Islanda, Australia, Spagna, Italia.
Queste sono le nazioni “strategicamente” più interessanti per Alcoa negli ultimi 10 anni.
Queste sono le nazioni nelle quali, nell’ultimo triennio, Alcoa ha avuto dei seri guai (oltre che perdere ingenti profitti ai quali erano abituati).
Nelle prime quattro nazioni il problema è stato risolto dai governi locali e vi spiegherò come. In Australia è stato affrontato e risolto dal Commonwealth in 36 ore tra il 28 e il 29 giugno del 2012, evitando una pericolosa crisi politica britannica venti giorni prima dell’inizio delle olimpiadi. In Spagna e in Italia (considerate ormai in tutto il mondo le due nazioni più conservatrici, più arrese, più arretrate dal punto di vista politico, completamente commissariate dai colossi finanziari) è stata scelta la linea colonialista, sapendo che in Italia e Spagna, in questo momento, è possibile fare tutto ciò che si vuole perché non esiste nessuna opposizione reale, avendo cancellato l’esercizio dell’informazione giornalistica.

Nessuno spiega chi è Alcoa, che cosa fanno, che cosa vogliono da noi, e perché se ne vanno via, dove, come, a fare che.
La prima botta per Alcoa è venuta dall’Islanda.
I guai per Alcoa (si fa per dire) iniziano in Islanda, agli inizi del 2007, quando un esponente del partito socialista islandese, membro della commissione salute e sanità del parlamento islandese,  Helgi Hjorvar, fa una interpellanza parlamentare contro Alcoa sostenendo che “sta ottenendo sovvenzioni statali grazie alle quali ha assunto il totale controllo dell’erogazione di energia elettrica nella nostra isola praticando un prezzo ai consumatori dell’850% superiore a quelli di mercato e a quelli praticati in altre nazioni”.  Da lì nasce una tremenda querelle che porterà poi Alcoa, prima a scusarsi, poi a patteggiare e infine, travolta dallo scandalo di corruzione delle multinazionali emerso in seguito al default islandese, a pagare un dazio e poi scappare via.
Ma pochi mesi dopo, alla fine del 2008 arriva la botta dell’Ecuador. Il nuovo governo di Rafael Correa fa arrestare l’intero management di Petroecuador attaccando per corruzione internazionale la società svizzera Glencore, sì proprio quella che la cupola mediatica italiana sostiene oggi sui media blaterando “c’è un cliente interessato all’acquisto”, è proprio quella che –toh guarda caso- è però la stessa azienda; perché, attraverso incroci azionari, rispondono entrambe all’interesse della Citicorp di New York. Fernando Villavicencio, esperto sudamericano a Quito di analisi finanziarie, rivela come e perchè l’azienda locale di Alcoa e Glencore,  a Quito, sia stata nazionalizzata e l’azienda buttata fuori dal marketing operativo. Il tutto dopo che in data 9 Febbraio 2007, in Bolivia, il presidente Evo Morales aveva dichiarato “insostenibile” il monopolio di Glencore e Alcoa nel settore argento, oro, zinco, alluminio attraverso la “Empresa metalurgica Vinto” nella regione di Oruro e la Sinchi Wayra (capitale finanziario Deutsche Bank e Citicorp)  grazie alla corruttela dei precedenti governi, i cui esponenti sono finiti in galera. Nella stessa data, il parlamento boliviano vara un decreto legge in virtù del quale confisca le aziende di Alcoa e Glencore senza alcun indennizzo,  nazionalizza le dodici aziende minerarie, e le espelle entrambe dal paese vietandone l’accesso al mercato. Da notare che il presidente della Glencore (uno degli uomini più ricchi al mondo) Marc Rich, è stato indagato in Usa per truffa, aggiotaggio, riciclaggio, sottoposto ad auditing davanti al Senato Usa nel febbraio del 2001 in diretta televisiva, processo concluso in maniera negativa sia per Rich che per la Glencore che per la Alcoa, ritenute colpevoli.  La sentenza definitiva venne stabilita per il successivo aprile. Ventiquattro ore prima della notifica, il presidente George Bush intervene personalmente (potendolo legalmente fare) chiedendo, pretendendo e ottenendo un “perdono giuridico del Congresso” in quanto tali aziende erano costrette a non rivelare la “vera natura del proprio business operativo essendo coinvolte in attività di natura strategica militare coperte dal segreto di Stato”. Il presidente garantì per loro.  Nel 2005 l’interpol fa arrestare l’intero management di Glencore, di Alcoa e di African United Mines company nella Repubblica del Congo per riciclaggio internazionale di capitali, aggiotaggio e associazione con membri della criminalità organizzata legata ai cartelli narcos colombiani.  E’ tuttora aperta la vicenda nella Repubblica dello Zambia, nella regione di Mopani, dove, approfittando della corruzione dei governanti locali le miniere vengono gestite senza rispettare alcuna norma di sicurezza o di rispetto ambientale. Come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivelato in un documento ufficiale presentato a Ginevra da Greenpeace in data 2010, in Zambia, “nella zona prospiciente la regione di Mopani, cinque milioni di persone rischiano la vita in seguito a piogge acide, all’avvelenamento di tutta la falda acquifera dato che la popolazione beve acqua non sapendo che essa non è potabile perché contiene una percentuale di piombo e alluminio superiore del 6.000% al livello massimo di rischio: sono tutte condannate a morte”.  L’inchiesta è ancora lì.

In Paraguay, il vescovo Lugo, in quanto presidente regolarmente eletto, in data marzo 2012 aveva annunciato che avrebbe confiscato le miniere di Glencore e di Alcoa nel giugno del 2012 dando loro la possibilità di iniziare un piano di disinvestimento progressivo. Un mese dopo c’è stato il suo defenestramento sostituito da un governo tecnico che ha abolito il decreto affidando alle due aziende il controllo delle miniere del paese.
E così nel 2012 la Alcoa  stabilisce che il quadro internazionale sta cambiando e decide di “spostare strategicamente tutte le attività estrattive, produttive e commerciali dal Sudamerica, Europa e Australia nel libero territorio dell’Arabia Saudita”  paese medioevale dove c’è la possibilità di avere a disposizione mano d’opera che lavora quasi gratuitamente.  Secondo il management dell’Alcoa c’è la opportunità di concentrare tutta la produzione mondiale di minerali fossili in Arabia Saudita con un prezzo di produzione minimo in modo tale da poter avere il monopolio nel mondo. E quindi dettare legge.
In Spagna (dove si trova la più grande azienda in Europa) gli va di lusso.  Attraverso le sue consociate finanziarie, il gruppo Citicorp possiede pacchetti azionari di Caixa Bank, Banco Santander, Bankia e Banco Hispanico e quindi controlla il sistema finanziario delle banche erogatrici di credito a tutto il comparto dell’indotto nella provincia dell’Andalusia. 50.000 famiglie finiscono tutte sul lastrico per la chiusura delle miniere, alle quali vanno aggiuntre circa 2.000 micro aziende dipendenti, che porteranno la Andalusia a dichiarare default nell’agosto del 2012 chiedendo l’intervento dello stato centrale.
Ma è in Australia che gli va male, ragion per cui sceglie e opta per la chiusura in Italia.
Avviene tutto nel giugno del 2012 quando Alcoa decide di chiudere le miniere nel Queensland, licenziando 2.000 persone che coinvolgono altre 3.600 persone operative nell’indotto. E qui c’è la sorpresa, a dimostrazione che –quando esiste la volontà politica, l’informazione e l’intelligenza- c’è sempre una possibilità di uscita. La Alcoa comunica che chiude le sue miniere e si trasferisce in Sudafrica. 48 ore dopo, il gruppo wikileaks australiano di Julian Assange inonda la rete australiana con notizie, informazioni (e trascrizioni di conversazioni tra diplomatici americani, inglesi, arabo-sauditi, italiani) relative soprattutto all’attività di un tedesco considerato un grande genio, Klaus Kleinfeld, la mente dietro Alcoa, l’uomo la cui immagine vedete qui in bacheca. Nato nel 1957 si laurea a pieni voti nella prestigiosa università di Gottinga e poi prende anche un dottorato di ricerca nell’università di Wurzburg in “amministrazione gestionale di aziende multinazionali” e inizia presto la sua attività, prima come consulente finanziario per Goldman Sachs nei primissimi anni’80 e poi a Duisbrug, Wiesbaden e infine a Francoforte, come responsabile degli investimenti finanziari in Europa per conto del gigante statunitense Citicorp. A metà dergli anni’90  entra in Alcoa diventando presidente dal 1996  al 2001, gestendo in prima persona “l’operazione Italia di Portovesme” (dal punto di vista finanziario) prima con l’accoppiata Romano Prodi/Massimo D’Alema nel 1996 e 1997 e poi con l’accoppiata Silvio Berlusconi/Ignazio La Russa nel 2001. Dopodichè viene inviato in Usa dove diventa amministratore delegato della Siemens tedesca, gigantesca multinazionale strategica in campo militare e delle telecomunicazioni. Ma in Germania iniziano le contestazioni contro di lui all’interno del mondo imprenditoriale per i suoi modi autoritari e per l’indecoroso trattamento degli impiegati e degli operai tedeschi nelle fabbriche tedesche. Per anni, Kleinfeld è al centro del mirino della stampa tedesca finchè non finisce indagato, accusato di corruzione, abuso di potere e addirittura “atteggiamento autoritario e lesivo della dignità umana dei propri dipendenti” ed è costretto a dimettersi nel 2007, scomparendo nel nulla (ovvero, rientrando come consulente operativo finanziario dentro Citicorp).
Alcoa in Italia nasce nel 1967 a Milano quale ufficio di rappresentanza e commerciale per la gestione delle vendite di materiale di produzione statunitense ed europea alla clientela italiana e del Bacino Mediterraneo. Ma Kleinfeld gestisce, insieme a Citicorp e Goldman Sachs, l’acquisizione della ALUMIX (gruppo EFIM) di proprietà dell’Italia; un’operazione gestita da Prodi e D’Alema che consegnano nelle mani del consorzio Citicorp e Goldman Sachs un pezzo strategico fondamentale per la sovranità e l’indipendenza nazionale senza aver mai fornito dettagli sull’operazione.  Alain Belda (personalmente scelto da George Bush, Dean Rumsfeld e Dick Cheney) nel 2001 diventa presidente della Alcoa e chiude un accordo con il governo italiano prima nel 2002 (Berlusconi/La Russa) poi di nuovo nel 2007 (Prodi/D’Alema) e infine il più succoso in assoluto quello del 2009 (Berlusconi/La Russa)  che consente alla Alcoa di godere di sovvenzioni governative come “rimborso relativo all’uso dell’energia elettrica” per un totale di 2 miliardi di euro nel 2009, più 1 miliardo e mezzo nel 2010 che raggiungono i 4,5 miliardi di euro nel 2011, a condizione di “garantire l’occupazione permanente e il prosieguo dell’attività produttiva nel territorio sardo”. Quei soldi, in verità, sono finiti nella Citicorp, investiti nei derivati finanziari. Neanche lo vendono l’alluminio: lo producono, lo accatastano, lo immagazzinano e lo danno in garanzia per avere soldi da investire in derivati speculativi.
L’Italia è stata una pacchia per gli speculatori, soprattutto tra il 2007 e il 2011, perché attraverso la malleveria politica ogni multinazionale e grossa azienda –con scusanti varie- si è appropriata di ingenti risorse dello stato centrale (cioè i nostri soldi) per investirli poi a Londra, New York, Francoforte, Honk Kong.
Ma i profitti lucrati non sono mai rientrati in Italia.
Neppure un euro.
Come dicevo sopra, nel giugno del 2012 Alcoa decide di chiudere in Australia “rompendo” il consueto patto: mi dai sovvenzioni statali e io ti garantisco piena occupazione nel settore. Ma in Oceania, la manovra non passa. Fa da ariete Julian Assange (e wikileaks) da due giorni finito dentro l’ambasciata dell’Ecuador, e in Australia monta il dibattito su Alcoa. Perché sul web australiano, sui blogs e sulla stampa mainstream cominciano a comparire valanghe e fiumi di notizie sulla Alcoa, sulla Glencore e sulle loro attività finanziarie. Il primo ministro australiano interviene e risolve il tutto in tre giorni. Telefona alla regina Elisabetta e le dice “Maestà, se queste 4.000 famiglie verranno buttate in mezzo alla strada, riterrò politicamente responsabile la Corona d’Inghilterra e lei personalmente ne trarrà le conseguenze. Sulla base del nostro diritto io denuncio quindi la questione al Commonwealth, pretendendo un’aperta discussione anche all’interno del parlamento britannico a Londra”. Lo fa anche per iscritto. Invia una lettera a Elisabetta (bypassando David Cameron) ma la copia la invia anche ai responsabili del Partito Laburista Britannico (i partiti servono, eccome se servono; il problema non sono i partiti, in Italia, ma la qualità delle persone che li compongono, il che è un altro dire) i quali si incontrano con la regina e risolvono la questione in un semplice colloquio, peraltro informale. La Legge britannica obbliga la regina a non mettere bocca su quello che fa il suo primo ministro (a meno che lei non lo sfiduci) ma il primo ministro non si impiccia del Commonwealth che la Corona sovrintende (Canada, Australia, Bahamas, Bermudas, ecc.). Il ministro degli esteri inglesi viene avvertito e invitato a chiedere alla Merkel che intervenga; evento che si verifica. Kleinfeld viene raggiunto e viene chiuso un nuovo accordo. La  Corona mette subito 40 milioni di sterline per pagare gli stipendi dei minatori per due mesi e nel frattempo garantisce che la Alcoa rimane lì e seguiterà a produrre, oppure, nel caso se ne voglia andare, restituisce i soldi che ha avuto e la Corona d’Inghilterra si fa garante, oltre a farsi carico della spesa di riconversione, assumendosi la responsabilità di avere a suo tempo dato il via all’operazione.
Trovate tutto il racconto sul sito (per gli amanti dei link) news.ninemsn.com.au

Perché non farlo anche in Italia?

L’Alcoa o rimane (e ringrazi il cielo) oppure deve restituire i soldi che ha avuto, li deve restituire subito, cash really cash, sufficienti a garantire la tenuta dell’occupazione e riconvertire con un abile piano industriale la zona rilanciando lavoro e occupazione. Si tratta di circa 8 miliuardi di euro, praticamente una manovra economica.
Lo sapete che non esiste una fattura, un bilancio, una documentazione, una ricevuta di quei soldi?
Lo Stato italiano per anni ha dato i soldi dei contribuenti a un’azienda gestita da una pattuglia  che rispondeva agli ordini di Dean Rumsfeld (ex ministro della Difesa Usa) uomo costretto alle dimissioni in Usa e scomparso nel nulla per pudore, e assiste passivo e silente dinanzi a ciò che sta accadendo?
Perché i sindacati non raccontano la storia vera di Alcoa?
Perché i sindacati non raccontano chi c’è e c’è stato dietro Alcoa?

Corrado Passera sostiene che c’è “un interesse” di Glencore. Ma questa è un’azienda finanziaria che si occupa di investimenti su derivati, l’uno è il braccio dell’altro: che cosa fanno? Un ufficio vende la propria azienda a un’altra stanza dello stesso ufficio?
Ci avete presi per deficienti cerebrolesi?

Il sole24 ore poi viaggia su un delirio da cupola mediatica: “c’è un forte interesse da parte di un’industria svizzera, la Klesh”.

Peccato che anche questa sia una società finanziaria della Citicorp, gestita da Goldman Sachs, già operativa dentro la Alcoa, ex socia di Halliburton, Enron e Pimco Pacific insieme al vice-presidente Usa Dick Cheney, gestita da un management “discutibile” dato che l’intero consiglio amministrativo è composto da individui indagati, denunciati, alcuni condannati per riciclaggio, aggiotaggio, violazione delle norme fiscali, retributive e associative, tra cui falso in bilancio, coinvolti in continui scandali finanziari.

In Sudamerica stanno cercando di liberarsi di questa gente. Quando e se possono, li sbattono fuori dal paese, o li mettono in galera.
In Australia, il governo è intervenuto subito coinvolgendo tutta la city di Londra, minacciando sfraceli. Ha ottenuto un risultato in 48 ore.
E in Italia?

I lavoratori della Alcoa hanno il sacrosanto diritto di combattere per la salvaguardia del loro posto di lavoro, che era stato garantito  da accordi inter-governativi di tipo militare.

Ma hanno il dovere civico di chiedere ai sindacalisti “ragazzì….com’è sta storia della Alcoa?” e pretendere da loro che raccontino chi c’era dietro, quali accordi hanno stipulato, quali erano le garanzie reciproche, pretendere l’esibizione di tutta la regolare documentazione dello scambio tra Alcoa e governo, con nomi e cognomi, date e cifre. Se era legale, dovrebbe essere tutto documentato. Se non è documentato, allora vuol dire che non è legale e il Diritto consente di sequestrare gli impianti come si fa con la mafia.

Soprattutto pretendere che si sappia che cosa c’è dietro, oggi, adesso. Ora.

Nella Guerra Invisibile, la battaglia per il controllo delle risorse energetiche è fondamentale.

Gli operai sardi devono chiedere “Perché l’Alcoa chiude, adesso? Dove sono andati a finire i miliardi di euro che hanno ricevuto? Che cosa hanno dato in cambio?”

Ma soprattutto avere il coraggio civile, e civico, di chiedere “A chi hanno dato in cambio qualcosa? Quando? Come? Quanto?”.

Perché di questo si tratta.

Ecco il vero volto dell’attuale governo in carica: gestire e pilotare la crisi per spingere all’angolo della disperazione sociale chi lavora e poi presentarsi e dire: “o finite in mezzo alla strada oppure vi possiamo salvare vendendo questa azienda a Mr. Pinco Pallino perché noi siamo buoni” obbligando la gente (e le aziende) ad accogliere a braccia aperte Mr. Pinco Pallino senza sapere chi diavolo sia. Così entra la criminalità organizzata, e così penetrano le società finanziarie, il cui unico, dichiarato scopo, consiste nella de-industrializzazione delle nazioni.

Vogliamo sapere le condizioni di vendita all’Alcoa scritte nel 1996. Chi stabilì allora il prezzo? Quali parametri vennero usati e applicati?
Vogliamo sapere quali condizioni e postille e clausole c’erano negli accordi strategici sottoscritti dal governo nel 2001, nel 2007 e nel 2009.
Vogliamo sapere come sia possibile che l’Italia nel 1992 era tra le nazioni leader al mondo nella produzione di lingotti di alluminio e adesso è sparita dal mercato.
Coloro che hanno gestito queste manovre sono le stesse persone che oggi pretendono di guidare il presupposto cambiamento.
Stanno tutti in parlamento.
E voi vi fidate di gente così?

“Devono andare tutti alle isole Barbados”.
Fonte articolo Libero pensiero   

martedì 11 settembre 2012

giovedì 6 settembre 2012

A rischio l'IMU ALLA CHIESA. Il decreto attuativo non c'é...e i figli di un Dio minore

A rischio l'IMU ALLA CHIESA. Il decreto attuativo non c'é...

Vado un pó fuori tema ma tutti i privilegi ( fossero solo quegli) di cui gode il Vaticano mi porta a fare un ragionamento piú ampio...

Ci fottono come ci fottono i milionari che non contribuiscono ai fondi pensionistici e a tutti gli organi che reggono lo stato sociale. Siamo solo noi cantava Vasco....
Allora, dico io, perché votare questo sistema in mano alla partitocrazia, al servizio delle banche, del Vaticano, degli impresari, delle caste mafiose, delle logge massoniche segrete!!??

Ci dobbiamo rendere conto che siamo veramente solo noi, quindi dobbiamo puntare a chi ci stá vicino, a chi ha a cuore il territorio.

La crisi che sta vivendo la Sardegna la dice lunga sulle intenzioni del governo centrale riguardo competenze, diritti e doveri di un governo Regionale sempre al servizio di Roma se pur autonoma e con uno statuto speciale mai attuato in tutta la sua espressione.

Alcoa, Carbosulcis, Ottana, Porto Torres sono solo alcune realtà dove la politica centrale gioca le sue carte. Quindi pensare che i problemi dei lavoratori Sardi si risolve in breve termine é da sciocchi.
Come dire: le ultime tendenze dei Sardi esausti, delusi da promesse non mantenute puntano sempre piú sui movimenti e l'aria che si respira é quella di allontanarsi sempre piú dalle morse ricattatorie del sistema partitocratico.

A Roma questo l'hanno capito, non a caso sono in atto atti "rivendicativi" . lo scotto da pagare in caso di capovolgimento degli schemi tradizionali é altissimo. Allo stato attuale siamo solo all'inizio; dal momento che sono gli stessi politici che dovrebbero essere puniti nelle prossime elezioni; cercheranno di fare tutto il possibile per rendere la vita difficile a chiunque solo sogna che ci possono essere altre forme di sviluppo o di sistema dirigenziale compatibile con le esigenze generali dei cittadini.

In effetti in Sardegna stanno dando forma alla solita sistematica intimidazione su larga scala:
Le voci piú frequenti nei palazzi sono per adesso solo accenni, come dire: "noi risolviamo i vostri problemi, voi dovrete darci tutto il vostro consenso elettorale, altrimenti Alcoa chiude, la miniera non avrà sviluppo sostenibile, e cosí per tutta l'industria Sarda"

Da secoli in Sardegna si vive sotto la stessa forma di ricatto, vogliamo che adesso non sia cosí!? Che siamo veramente a una svolta storica?

Io non ci credo tanto, conoscendo gli intercorsi mi pare giá scontato il risultato finale, loro ci fanno lavorare, e noi quatti quatti alle urne per farci inchiappettare uno per uno ancora una volta.

Affinché non la smettiamo di piangere e di aspettare che vengano da fuori per risolvere i nostri problemi, che poi sono causati dagli stessi che si fanno avanti per risolverli, e ci uniamo in una sola forza per organizzare da noi il nostro futuro guardando il territorio con le risorse che offre, saremo sempre deboli, succubi e manovrabili, sempre alla merce del miglior offerente per il nostro bel vivere e con le stesse nostre risorse.

Naturalmente il Vaticano a monte specula sulle nostre debolezze e ci rendono sempre attivi nel contribuire a riempire le casse dei "signori"...
Di Barolus Viginti

mercoledì 29 agosto 2012

Merkel-Monti: FUMO NEGLI OCCHI

Campagna elettorale serpeggiante...
I frequenti incontri Merkel-Monti, Monti-Hollande, hollande -Merkel e viceversa non mi convincono nel contenuto. Ci stanno come al solito buttando fumo negli occhi. Come puó andare tutto bene se la situazione economica in Europa e ancor di piú Italia é disperata, il mercato paralizzato, il PIL da noi non fa storia, la disocupazione galoppante in tutti i paesi membri e lo stesso Euro é a rischio.
Gli elogi della Merkel verso le manovre di Monti sono artificiosi, non corrispondono al reale stato delle cose, basta guardare la situazione generale che ci si accorge, se pur sacrificando imeritatamente una parte degli italiani, le sforbiciate del governo Monti non porta fuori dal tunnel il paese (anche se lui dice il contrario).

Lo si capisce dunque ed é giustificato l'intento della Merkel e colleghi, si tratta quindi di mosse elettorali e si da il caso che per loro é meglio spianare la strada della continuità intrapresa che lasciare il campo libero al vento del cambiamento che con il movimento 5 stelle in testa spazzerà via la seconda Repubblica con tutti i politicanti che continuano nonostante tutto a godere di privilegi antichi e nuovi.
Italiani attenti alle trappole mediatiche quindi. Dare a questa gente un'altra chance significa perire sotto il loro strapotere.


martedì 28 agosto 2012

Voglia di Indipendenza

Sa Defenza
Sa Defenza.. приятно sardinia: Se un popolo non conquista la sua indipendenza politica non può essere soggetto della sua storia, ma resterà ai margini della storia di quella nazione che lo avrà vinto e dominato." (Antonio Simon Mossa) Il coraggio appartiene a quelli che agiscono per ciò che è bene e giusto, nel momento in cui è necessario, senza calcolare le conseguenze in cui incorrono. (Marc Levy) Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario (George Orwell)



Indipendenzia


Indipendenza non vuol dire fare a meno delle istituzioni, del servizio pubblico. Indipendenza significa rafforzare il servizio pubblico sul territorio e gestirlo secondo le priorità locali senza condizianementi esterni. Indipendenza vuol dire più poteri decisionali ai comuni. Indipendenza vuol dire distribuire le risorse equivalenti ai meriti, ai doveri, ai diritti senza discriminazioni sociali. Indipendenza vuole dire tutela rigorosa del marchio DOC. Indipendenza vuol dire difesa del territorio cominciando con il controllo meticoloso delle frontiere. Indipendenza vuol dire continuità terrotoriale e scambio commerciale senza imposizioni in un mercato sano, libero, pulito. Indipendenza vuol dire servizio d'ordine che non manganelli i disoccupati che manifestano. Indipendanza vuol dire che non debbono decidere a Roma le politiche locali. Indipendenza vuol dire tante altre cose ma se manca la forza di volontà, la voglia di fare da soli invece di aspettare il piatto servito la Sardegna rimarrà per sempre Colonia dello Stato italiano con tutti i suoi risvolti negativi a danno del popolo Sardo.

Abbiamo una storia da raccontare e un territorio da difendere. Abbiamo una cultura profonda e delle tradizioni da tutelare. Abbiamo un'estensione territoriale di rara bellezza unica al mondo da condividere con il mondo in giusta e razionale misura.
Perché aspettare ancora: Forza gente de Sardigna, S'ora Este arribada...... 



Di Barolus

http://sadefenza.blogspot.de/2010/11/viva-la-sardegna-indipendente.html

mercoledì 15 agosto 2012

Giganti in Sardegna: mito o vera scoperta? Indagine giornalistica.



Perché non si sa piú nulla dei reperti trovati? Perché nessuno ne parla? Cosa c'é da nascondere per non dare spazio a degli studi mirati e magari divulgare i risultati in modo trasparente?