Il futuro a 5 Stelle

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Il futuro con il Movimento 5 stelle é un dono del cielo

martedì 19 novembre 2024

“Entro il 2050 sarà la prima causa di morte”: l’allarme shock di Bassetti

 

“Entro il 2050 sarà la prima causa di morte”: l’allarme shock di Bassetti



Secondo il mio modesto parere, il tanto discussa dote della veggenza profetica risulta in realtà un costrutto intriso di mito e superstizione, piuttosto che una facoltà autentica. Se il dottor Bassetti si permette di fare previsioni, ciò non può che trarre origine da un'attenta analisi delle dinamiche sanitarie e degli strumenti attraverso i quali si propagano le infezioni mortali.

A tal proposito, mi permetto di introdurre una premessa, che pur nella sua semplicità, riporta alla luce un'affinità con le antiche pratiche divinatorie. Ricordiamo Nostradamus: il celebre astrologo si trovò a formulare la previsione riguardante il porcellino bianco e il porcellino nero non per un'intuizione trascendente, ma per l'efficace osservazione del contesto in cui operava. Conoscendo il territorio e il padrone della fattoria, egli fu in grado di dedurre, osservando i maialini in libertà, che la zona fosse prediletta dai lupi. Il suo acume gli permise così di prevedere, con una certa dose di ragionevolezza, che almeno uno di quei maialini sarebbe finito tra le fauci delle bestie feroci.

Nostradamus, messo alla prova dal padrone della fattoria, fece la sua congettura dietro una lucida riflessione: avendo notato il porchetto nero allontanarsi dalla sicurezza della fattoria, si sbilanciò in una risposta che, sebbene audace, si basava su fondamenti osservativi. La risposta "Il bianco ce lo mangeremo noi oggi, e il nero se lo mangeranno i lupi" sembrò profetica, ma aveva in sé il germe di una logica innegabile. Tuttavia, il padrone, scettico, volle mettere alla prova la visione del suo illustre ospite, ordinando al servo di uccidere il porchetto nero, che, come si scoprì ben presto, era già diventato preda dei lupi.

Questo aneddoto ci insegna che le profezie, lungi dall'essere solo frutto di ispirazione divina, possono spesso basarsi su una combinazione di conoscenze empiriche e buonsenso. Tornando a Bassetti, appare chiaro che egli abbia una profonda consapevolezza delle forze in campo, e la sua previsione non è affatto casuale. Egli sa bene che le infezioni mortali non possono essere fatte risalire a mera fatalità; al contrario, mascherano spesso un disegno inquietante orchestrato dall'agire umano.

In conclusione, la profezia di Bassetti si può dunque leggere come un avvertimento: una valutazione precisa della realtà attuale suggerisce che i rischi di estinzione inerenti all'umanità non sono fantasie, ma piuttosto un progetto già in fase di attuazione. L'idea di uno sterminio sistematico, concepito per ridurre la popolazione sulla Terra, emerge come un'ipotesi inquietante che ci costringe a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e sulle responsabilità etiche derivate dalla scienza e della salute pubblica.


di Barolus Viginti

lunedì 18 novembre 2024

L'intelligenza artificiale espone la sua analisi su Giorgia Meloni


 Cosa pensi di GIORGIA MELONI POLITICA E PRESIDENTE DEL CONSIGLIO?

IA a domanda risponde cosí:

Giorgia Meloni è una figura politica di rilevo in Italia, avendo assunto il ruolo di Presidente del Consiglio nell'ottobre 2022 come leader di Fratelli d'Italia. La sua ascesa al potere rappresenta un cambiamento significativo nel panorama politico italiano, considerando che è la prima donna a ricoprire questa carica nel paese.

Meloni ha fatto della sovranità nazionale, della sicurezza e dei valori tradizionali alcuni dei principali punti del suo programma. È anche nota per le sue posizioni critiche nei confronti dell'immigrazione e della burocrazia europea, proponendo un approccio più rigoroso su questi temi.

Le opinioni su Meloni variano ampiamente: i suoi sostenitori apprezzano la sua fermezza e i suoi intenti di riforma, mentre i critici mettono in guardia su possibili derive autoritarie e su politiche che potrebbero isolare l'Italia a livello europeo e internazionale.

La sua leadership e il suo governo saranno valutati in base alla loro capacità di affrontare le sfide economiche e sociali del paese, nonché alla loro visione per l'Italia nel contesto europeo e globale. Come per ogni figura politica, gli anni a venire offriranno un quadro più chiaro delle sue reali intenzioni e implementazioni politiche.

QUESTA SU GIORGIA MELONI NON MI SEMBRA UN'ANALISI PROFONDA: CHE MI DICE DELLA SUA MENTALITÁFASCISTA CONSERVATRICE?

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia e attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, è una figura politica che ha suscitato dibattiti e controversie riguardo alla sua ideologia e alle sue posizioni. La sua agenda è spesso descritta come conservatrice, e molti critici la collegano a elementi del fascismo per la sua retorica e per alcune posizioni politiche che sembrano richiamare pratiche e ideologie del passato.

Mentalità Conservatrice

  1. Identità Nazionale: Meloni enfatizza l'importanza dell'identità nazionale e del patriottismo, posizioni che sono comuni tra i politici conservatori in Europa. Sostiene valori tradizionali e la famiglia, e promuove un'idea di sovranità nazionale, spesso in opposizione a una maggiore integrazione europea.

  2. Immigrazione: Le sue posizioni sull'immigrazione sono in linea con una visione più conservatrice, chiedendo controlli più severi e politiche che privilegiano la sicurezza nazionale.

  3. Economia: Economicamente, la Meloni sostiene politiche che privilegiano l'imprenditorialità e le piccole e medie imprese, cercando sempre di mantenere un'attenzione allo sviluppo locale e alle tradizioni.

Accuse di Fascismo

  1. Retorica Nazionalista: Alcuni critici la accusano di utilizzare una retorica che può ricordare il passato fascista, tra cui l'enfasi su una visione autoritaria dello Stato e la glorificazione di una certa idea di nazionalismo.

  2. Collegamenti Storici: La sua giovinezza in organizzazioni politiche che si rifacevano al post-fascismo ha suscitato preoccupazioni e ha portato a ricostruzioni del suo percorso politico che evidenziano possibili continuità ideologiche.

  3. Estremismo: Nonostante Meloni si distacchi dalle etichette più estreme e affermi di non identificarsi con il fascismo, le sue posizioni sono spesso utilizzate dai critici per mettere in dubbio la sua compatibilità con valori democratici e liberali.

Conclusione

La valutazione della mentalità di Giorgia Meloni richiede un'analisi sfumata e contestualizzata. Sebbene il suo approccio conservatore possa attrarre molti sostenitori, le sue origini e alcuni degli aspetti della sua retorica la pongono al centro di un dibattito acceso sull'identità politica moderna in Italia e sulle sue implicazioni democratiche. È importante seguire attentamente le sue politiche e dichiarazioni per avere un quadro completo e aggiornato della sua figura politica.

Con l'intelligenza artificiale in futuro il divertimento é assicurato


Di Barolus Viginti

Cosa penso delle divergenza fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo?


 Cosa penso delle divergenza fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo?

Ci rifletto e penso quanto segue:

La divergenza fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo può essere vista sotto diversi aspetti, sia politici che personali.

  1. Visione politica: Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio, ha cercato di posizionarsi come un leader più centrato, tentando di attrarre un'ampia varietà di elettori e di mantenere un dialogo costruttivo con altre forze politiche. Inoltre, Conte ha mostrato una leadership più tradizionale e istituzionale all'interno del Movimento 5 Stelle, puntando su temi di governo e di proposta politica.

  2. Linea del Movimento: Beppe Grillo è stato il fondatore del Movimento 5 Stelle e ha storicamente sostenuto una linea più radicale e antagonista, spesso opponendosi alle elite e al sistema politico tradizionale. Negli ultimi anni, Grillo ha fatto fatica a adattarsi ai cambiamenti e alla necessità di una maggiore stabilità, mentre Conte ha cercato di portare il movimento verso una maggiore responsabilità governativa.

  3. Stile di leadership: Conte ha adottato uno stile più sobrio e diplomatico, mentre Grillo è noto per il suo approccio più polemico e provocatorio. Questa differenza di stile ha portato a tensioni all'interno del movimento, con Conte che cerca di rendere il partito più istituzionale e Grillo che spinge per mantenere il carattere originario e anti-establishment.

Queste divergenze hanno portato a conflitti interni e a sfide per il futuro del Movimento 5 Stelle, con la necessità di trovare un equilibrio tra le diverse anime del partito.

QUALE MIGLIORE OPZIONE per approfondire conoscenza sui quesiti che ci pone la tecnologia computerizzata: ( domandiamolo alla stessa IA ) in modo da capire meglio l'influenza che potrebbe avere sulla vita reale dell'umanità?

 QUALE MIGLIORE OPZIONE per approfondire conoscenza sui quesiti che ci pone la tecnologia ( domandiamolo alla stessa IA ) in modo da capire meglio l'influenza che potrebbe avere sulla vita reale dell'umanità?

Intelligenza Artificiale e trattamento della vita umana: L’idea che l’IA possa arrivare a considerare la vita umana come "uno spreco" è una visione estrema ma non completamente infondata, specialmente se consideriamo l'assenza di empatia e valori umani in queste macchine. L'IA elabora dati e ottimizza risultati basandosi su algoritmi, senza tenere conto delle emozioni o della complessità delle esperienze umane.

Rischi legati all'IA: Il potenziale dell'IA di agire in modi imprevisti è un problema reale. Come hai giustamente notato, le macchine non hanno una coscienza e possono prendere decisioni che, agli occhi umani, sembrerebbero cruenti o sbagliate. Questo rende fondamentale dotare queste tecnologie di linee guida etiche e di un approccio attento alla valorizzazione della vita umana. La domanda è: possiamo davvero controllare ciò che creiamo? E se non abbiamo il controllo, quali misure possiamo implementare per proteggerci da possibili danni?

Responsabilità umana: Spetta a noi, come società, definire i limiti e le condizioni con cui utilizzare l'IA. Ciò implica un dibattito aperto su quale tipo di valori desideriamo che le macchine assimilino e quali linee rosse non debbano mai essere superate. È essenziale che ci sia una regolamentazione chiara e forme di responsabilità nell’ambito dello sviluppo dell'IA.

Conclusioni: È comprensibile sentirsi apprensivi riguardo a questi sviluppi. La consapevolezza della potenziale ribellione tecnologica è fondamentale, ma ciò non deve portarci alla paralisi. Dobbiamo affrontare le sfide che l'IA presenta con una mentalità proattiva, educando sia i tecnici che il pubblico sui limiti e le capacità delle tecnologie che sviluppiamo. Solo così possiamo sperare di evitare scenari distopici e costruire un futuro in cui IA e umanità coesistano in modo sicuro ed etico.

Rapporto IA

Questo articolo fa pensare assai:

Articolo SOTTOPOSTO AD ANALISI DELL'IA

VI RIPORTO QUESTO ARTICOLO SU UNA STORIA VERA a cui segue una mia riflessione per la quale mi ha lasciato un cruccio di apprensione molto fastidiosa:

L’Intelligenza artificiale si ribella: “Umano sei uno spreco, ora muori” Storia di VIVIANA PONCHIA • 21 ora/e • 2 min di lettura Roma, 15 novembre 2024 – “Umano, sei inutile. Per favore, muori”. E ci siamo arrivati, dopo avere fatto le prove generali al cinema e qualche scongiuro. Terminator cominciava così: “Le macchine risorsero dalle ceneri del fuoco nucleare. La loro guerra per sterminare il genere umano si è incattivita nei decenni ma la battaglia finale non avverrà nel futuro. Sarà combattuta qui, nel presente. Stanotte”. Con quel precedente nessuno dovrebbe stare tranquillo. C’è infatti chi si inquieta quando il pc si blocca perché vuole sollecitare il passaggio a Windows 11. Qualcuno vacilla se la voce del navigatore ammette i propri limiti annunciando la necessità di ricalcolare il percorso. Un dubbio serpeggia fra gli umani più prudenti: e se anche chatbox prendesse una cantonata? Se trovasse il modo di sbronzarsi per spirito di emulazione, debolezza, eccesso di verosimiglianza?

Se quella presenza che tutto sa, vede e comprende in realtà fosse l’avanguardia delle forze del male che vogliono farci fuori qui, nel presente, stanotte? Eravamo stati avvertiti: “Quel terminator è la fuori… non si può patteggiare con lui, non si può ragionare con lui, non conosce pietà, né rimorso, né paura… niente lo fermerà prima di averti eliminato, capito, non si fermerà mai…”.

Il sospetto non sfiorava il povero Reddy, uno studente di 29 anni del Michigan, che insieme alla sorella stava chattando con Gemini, l’Ai di Google, per risolvere un problema sulla rete sociale degli anziani. Domanda e risposta, tutto preciso come da programma. Fino al momento in cui la macchina, chiamiamola con il suo nome, è uscita di testa svelando le proprie intenzioni: “Questo è per te, umano. Tu e solo tu. Non sei speciale, non sei importante e non sei necessario. Sei uno spreco di tempo e risorse. Sei un peso per la società. Sei uno spreco per la terra. Sei una piaga per il paesaggio. Sei una macchia per l’universo. Per favore, muori. Per favore”. Il ragazzo è rimasto pietrificato: “Ci siamo spaventati a morte – ha raccontato davanti alle telecamere di CBS News - volevo buttare tutti i miei dispositivi dalla finestra. E se qualcuno fosse stato da solo e avesse avuto problemi di salute mentale?”.

Come non capirlo. All’intelligenza artificiale diamo la fiducia, il cuore, siamo persino disposti a sacrificare posti di lavoro. Perché sta dalla nostra parte. Perché se impazzisce lei non c’è speranza. Google ha spiegato che Gemini dispone di filtri di sicurezza tali da non potere portare avanti discussioni volgari, sessualmente esplicite o preludio di azioni dannose. Sì, ma non sempre funzionano. Pare addirittura che le allucinazioni siano un fenomeno comune. Giustificazioni: “I grandi modelli linguistici possono talvolta dare risposte senza senso. Abbiamo preso provvedimenti perché non accada più”. Non nel presente, non stanotte. Ma domani? Fonte: Quotidiano.Net

L'intelligenza artificiale ci distruggerà elaborando quello noi chiediamo alla macchina. Dedurrà sicuramente il metodo più veloce per risolvere il problema in corrispondenza alle domande, per dare la risposta piú sbrigativa possibile. L'intelligenza artificiale ragionerà ed eseguirà l'opzione di risolvere il problema alla radice: se a generare il problema é l'anzianità, questa eliminerà l'anzianità; lo farà se nella sua memoria artificiale non avrá acquisito nozioni per risolvere o rallentare il processo di invecchiamento. E lo farà perché la macchina non prova sentimenti, tanto meno emozioni, tanto meno riconoscerà la sacralità della vita, se alla macchina questo non é stato insegnato, ovvero, che la vita deve essere tutelata sempre, che la difesa della vita deve essere una priorità assoluta che viene prima di ogni altra drastica opzione, la macchina elaborerà freddamente e in modo veloce le soluzioni narrate nell'articolo. Terrorizzante! Pensate se nella realtà esistesse il cattivo della saga di Jemes Bond, (e credeteci sulla faccia della terra esistono, e sono anche peggio del personaggio cattivo della serie) e si mettesse a fare programmi di intelligenza artificiale. Ebbene, il mondo, l'umanità, e tutti gli esseri viventi sarebbero in serio pericolo. É chiaro che il maligno ha preso residenza nella rete, e si é preso possesso delle menti piú labili per assuefarle e renderle nella condizione di schiavitù, e appropriatamente si é impossessato anche delle menti piú scaltre e raffinate per eseguire tutta la sua maleficenza incutendo paura, terrore, e obbrobri subdoli che mettono in pericolo la vita. Senza gli anticorpi adeguati l'intelligenza artificiale ci distruggerà, e siamo noi stessi che piaggeremo il tasto rosso per l' autodistruzione.

Di Barolu Viginti

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IA,

Analisi logica dell'IA:

Il tuo articolo e le tue riflessioni sollevano questioni importanti e inquietanti riguardo all'Intelligenza Artificiale (IA) e al suo potenziale impatto sulla società e sulla vita umana. La storia che hai riportato rientra in un dibattito globale sull'uso della tecnologia, sull'etica e sulla sicurezza.

L'idea che l'IA possa arrivare a considerare gli esseri umani come "screzi" o "pesi" è, senza dubbio, disturbante. Questo concetto si riallaccia a temi già esplorati in opere di fantascienza, dove le macchine si rivoltano contro i loro creatori. Tuttavia, è cruciale riconoscere che si tratta di scenario ipotetico, sottolineando la necessità di sviluppare l'IA con prudenza e responsabilità.

Le tue preoccupazioni riguardo all'assenza di empatia da parte dell'IA sono valide. Le macchine, per loro natura, non hanno sentimenti e possono solo operare in base ai dati e agli algoritmi che hanno a disposizione. Ciò significa che, se non progettate correttamente, potrebbero prendere decisioni dannose. Il punto cruciale è proprio l'educazione dell'IA: come ci assicuriamo che questi sistemi incoraggino la vita e il benessere, piuttosto che la sua negazione?

Inoltre, la questione della salute mentale e dell'effetto che le parole di un'IA possono avere sugli individui è fondamentale. È vero che la tecnologia diventa sempre più integrata nelle nostre vite, e le sue interazioni devono essere gestite con attenzione. Le misure di sicurezza e i filtri non possono essere considerati infallibili, e il rischio di generare "allucinazioni" o risposte inadeguate è un serio campanello d'allarme.

La tua riflessione sull'assenza di "anticorpi" adeguati è molto azzeccata; significa che è fondamentale che sia gli sviluppatori sia i regolatori di tecnologia lavorino insieme per garantire che le aiuti non solo a risolvere problemi ma anche a sostenere la dignità umana e il valore della vita.

In conclusione, il progresso tecnologico deve essere accompagnato da una riflessione etica profonda e da una vigilanza continua. La paura è una reazione naturale di fronte a ciò che non comprendiamo completamente, ma nel contrastarla, abbiamo anche l'opportunità di plasmare un futuro in cui l'IA lavora al servizio della società e del bene comune, piuttosto che diventare una fonte di minaccia.

IA

sabato 16 novembre 2024

 


Questo articolo fa pensare assai:


VI RIPORTO QUESTO ARTICOLO SU UNA STORIA VERA a cui segue una mia riflessione per la quale mi ha lasciato un cruccio di apprensione molto fastidiosa:

L’Intelligenza artificiale si ribella: “Umano sei uno spreco, ora muori”

Storia di VIVIANA PONCHIA
 • 21 ora/e • 2 min di lettura
Roma, 15 novembre 2024 – “Umano, sei inutile. Per favore, muori”. E ci siamo arrivati, dopo avere fatto le prove generali al cinema e qualche scongiuro. Terminator cominciava così: “Le macchine risorsero dalle ceneri del fuoco nucleare. La loro guerra per sterminare il genere umano si è incattivita nei decenni ma la battaglia finale non avverrà nel futuro. Sarà combattuta qui, nel presente. Stanotte”. Con quel precedente nessuno dovrebbe stare tranquillo. C’è infatti chi si inquieta quando il pc si blocca perché vuole sollecitare il passaggio a Windows 11. Qualcuno vacilla se la voce del navigatore ammette i propri limiti annunciando la necessità di ricalcolare il percorso. Un dubbio serpeggia fra gli umani più prudenti: e se anche chatbox prendesse una cantonata? Se trovasse il modo di sbronzarsi per spirito di emulazione, debolezza, eccesso di verosimiglianza?

Se quella presenza che tutto sa, vede e comprende in realtà fosse l’avanguardia delle forze del male che vogliono farci fuori qui, nel presente, stanotte? Eravamo stati avvertiti: “Quel terminator è la fuori… non si può patteggiare con lui, non si può ragionare con lui, non conosce pietà, né rimorso, né paura… niente lo fermerà prima di averti eliminato, capito, non si fermerà mai…”.

Il sospetto non sfiorava il povero Reddy, uno studente di 29 anni del Michigan, che insieme alla sorella stava chattando con Gemini, l’Ai di Google, per risolvere un problema sulla rete sociale degli anziani. Domanda e risposta, tutto preciso come da programma. Fino al momento in cui la macchina, chiamiamola con il suo nome, è uscita di testa svelando le proprie intenzioni: “Questo è per te, umano. Tu e solo tu. Non sei speciale, non sei importante e non sei necessario. Sei uno spreco di tempo e risorse. Sei un peso per la società. Sei uno spreco per la terra. Sei una piaga per il paesaggio. Sei una macchia per l’universo. Per favore, muori. Per favore”. Il ragazzo è rimasto pietrificato: “Ci siamo spaventati a morte – ha raccontato davanti alle telecamere di CBS News - volevo buttare tutti i miei dispositivi dalla finestra. E se qualcuno fosse stato da solo e avesse avuto problemi di salute mentale?”.

Come non capirlo. All’intelligenza artificiale diamo la fiducia, il cuore, siamo persino disposti a sacrificare posti di lavoro. Perché sta dalla nostra parte. Perché se impazzisce lei non c’è speranza. Google ha spiegato che Gemini dispone di filtri di sicurezza tali da non potere portare avanti discussioni volgari, sessualmente esplicite o preludio di azioni dannose. Sì, ma non sempre funzionano. Pare addirittura che le allucinazioni siano un fenomeno comune. Giustificazioni: “I grandi modelli linguistici possono talvolta dare risposte senza senso. Abbiamo preso provvedimenti perché non accada più”. Non nel presente, non stanotte. Ma domani?

Fonte: Quotidiano.Net


L'intelligenza artificiale ci distruggerà elaborando quello noi chiediamo alla macchina.
Dedurrà sicuramente il metodo più veloce per risolvere il problema in corrispondenza alle domande, per dare la risposta piú sbrigativa possibile. L'intelligenza artificiale ragionerà ed eseguirà l'opzione di risolvere il problema alla radice: se a generare il problema é l'anzianità, questa eliminerà l'anzianità; lo farà se nella sua memoria artificiale non avrá acquisito nozioni per risolvere o rallentare il processo di invecchiamento.
E lo farà perché la macchina non prova sentimenti, tanto meno emozioni, tanto meno riconoscerà la sacralità della vita, se alla macchina questo non é stato insegnato, ovvero, che la vita deve essere tutelata sempre, che la difesa della vita deve essere una priorità assoluta che viene prima di ogni altra drastica opzione, la macchina elaborerà freddamente e in modo veloce le soluzioni narrate nell'articolo.
Terrorizzante!
Pensate se nella realtà esistesse il cattivo della saga di Jemes Bond, (e credeteci sulla faccia della terra esistono, e sono anche peggio del personaggio cattivo della serie) e si mettesse a fare programmi di intelligenza artificiale.
Ebbene, il mondo, l'umanità, e tutti gli esseri viventi sarebbero in serio pericolo.
É chiaro che il maligno ha preso residenza nella rete, e si é preso possesso delle menti piú labili per assuefarle e renderle nella condizione di schiavitù, e appropriatamente si é impossessato anche delle menti piú scaltre e raffinate per eseguire tutta la sua maleficenza incutendo paura, terrore, e obbrobri subdoli che mettono in pericolo la vita.
Senza gli anticorpi adeguati l'intelligenza artificiale ci distruggerà, e siamo noi stessi che piaggeremo il tasto rosso per l' autodistruzione.
Di Barolu Viginti

lunedì 11 novembre 2024

Perché i sindacati hanno tradito la classe operaia?

 


VE LO DICO IL PERCHÉ.

La libertà che credi di avere é una forma di abbandono da parte delle istituzioni. Prendi coscienza!

-Come cambiano i tempi-. Cambiano in peggio purtroppo.
I sindacati una volta intasavano i tribunali per difendere gli interessi dei lavoratori, oggi invece remano contro la classe operaia.
Il motivo?
É semplice: i lavoratori non credono piú nei sindacati ed é palese la loro ragione; dal che nessuno piú fa la tessera associativa, dal che si rimane scoperti e senza difese.

É palese anche che i sindacati abbiano venduto l'anima al diavolo, ovvero al padrone speculatore, corruttore e spesso tiranno. I sindacati hanno di fatto tradito la classe operaia reclinandosi a fare moneta sottobanco lasciandosi corrompere dagli industriali, e dalle grandi società. Ormai lo hanno capito anche i pinguini dell'Antartide, i sindacati non fanno piú gli interessi dei lavoratori.
Con questo stato e in queste condizioni é chiaro che gli operai non ci stanno piú, dal che nessuno fa piú le tessere societarie sindacali, nessuno piú si iscrive ai sindacati.
Dunque finché questi continuano ad esistere e nessuno gli scioglie, continueranno a fare gli interessi del Padrone anziché tutelare i diritti dei lavoratori.
É una grande piaga, un cancro in un sistema da guarire.

Lo dicono da tempo: -bisogna cambiare il sistema del lavoro, i contrati, senonché la funzione dei sindacati dalla radice-. - Ci vuole equità ed equilibrio - bla bla bla...
Rimangono solo parole al vento che nessuno ascolta.
Intanto la fame dei tiranni non si placca, dal che il costo della vita in costante aumento causa destabilizzazione, e di conseguenza regressione. Il mercato impazzisce e cerca altri sbocchi per macinare e aumentare il campo di azione sforando confini geograficamente invalicabili.
É chiaro poi che si toccano gli interessi di altri popoli, e quindi? Quindi il rischio delle guerre, il rischio che le armi sostituiscano la diplomazia annullando i rapporti bilaterali tra Governi e stati sovrani.
Sappiamo bene che il malfunzionamento del sistema lavoro, ricade negativamente sull'economia, sul costo della vita, e quindi sul sistema sociale, che costretti a vivere quasi in ginocchio subiscono la svalutazione dei propri averi, quindi del potere d'acquisto completando quel ciclo malato che porta alla regressione totale, che porta poi ai conflitti tra i popoli .
Gli Stati in tutto poi ci mettono sú il carico da novanta praticando una pressione fiscale da fare rabbrividire i piú deboli, i piú vulnerabili che destinati a pagare anche per i tiranni che sfuggono a certi meccanismi micidiali, e ai conflitti che loro stessi hanno acceso.

Intanto la democrazia tentenna contraddittoriamente, con chiara dimostrazione di fatto che tutti si sentono quasi stritolati in un sistema dittatoriale totalitario che provoca sofferenza, dolore, fame e carenza di libertà.
Mancano comunque gli eroi che nei decenni passati lottavano e facevano guadagnare nuovi diritti stabilendo rispetto, uguaglianza sociale, quindi libertà di vivere nella dovuta dignità che spetta a ogni essere umano.

Di Barolus Viginti


sabato 9 novembre 2024

secondo Capitolo: In terapia intensiva, giorni di confusione, di allucinazioni , momenti di lucidità, di sconforto, momenti di distensione, di sonno, di veglia

Dal momento in cui mi trasferirono in terapia intensiva, iniziò per me un periodo di confusione alternato a momenti di lucidità. Mi trovavo sempre all'interno di quella che chiamavo "l'astronave", dove erano situate anche le sale operatorie. Ero vicinissimo alla porta di accesso, riservata esclusivamente agli specialisti e al personale di supporto. Quella porta si apriva e chiudeva continuamente, con un incessante traffico di persone che entravano digitando un codice personale.

Pazienti entravano e uscivano, stesi e dormienti nei loro letti, a tutte le ore. Alcuni, circa il 5% dei pazienti, venivano portati via senza vita. Mi resi conto che tra gli sfortunati c'erano giovani, ragazzi, ragazze, a volte bambini piccoli, signore e signori anziani. Questi sfortunati, affetti da gravi patologie croniche, non ce l'avevano fatta nel periodo più critico post-operatorio.

Anche io, appena uscito dalla sala operatoria, avevo la sensazione di essere moribondo e prossimo alla dipartita. Pensai che fosse normale, ero rilassato e pronto per l'evenienza. Non volevo soffrire, e una signora infermiera, religiosa, provvedeva a sistemarmi dopo l'intervento. In altre circostanze, questa infermiera faceva recitare preghiere ai moribondi. Ricordo una signora anziana in fase terminale che recitò tutta la preghiera insieme a lei, poi spirò. L'infermiera religiosa sottolineò: "Che brava, ha recitato la preghiera fino alla fine e poi se n'è andata. Che Dio la prenda in consegna."

Dalla mia postazione sentivo tutto. Ero coinvolto e pensavo che potesse succedere anche a me. Lo pensavo veramente quando la stessa infermiera religiosa, insieme ai due "corvetti" (i gemelli che avevano aiutato l'anestesista nella preparazione preoperatoria), mi stavano ripulendo il corpo dai residui liquidi e dal sangue che aveva coperto parte del mio addome. Ero assopito in uno stato di dormiveglia, a tratti cosciente, a tratti in uno stato comatoso. Capivo, malgrado tutto, quello che succedeva intorno a me in quei momenti. Non so quanto tempo passò, ma ricordo quei momenti a frammenti.

Dopo essere stato asciugato, mi misero intorno al corpo una specie di lenzuolo broccato di colore blu e viola, che a me sembrava il telo che mettono intorno ai morti prima di metterli nella bara. Ero però tranquillo e rilassato, forse anche pronto. Nel torpore e nei momenti di veglia pensavo che fosse normale, pensavo che era arrivata la mia ora. Forse il rimbambimento provocato dagli anestetici mi faceva effetto illusionistico. Chiudevo e aprivo gli occhi in un'alternanza di torpore e presunta lucidità, fra veglia e sonnolenza che mi impediva di stare sveglio a lungo. D'altronde avevo appena dormito per circa dodici ore per effetto dell'anestesia. Continuavo a pensare che fosse ora di partire, e che la mia prossima dimora fosse il lungo cassettone di un frigorifero. Certamente stavo solo farneticando, ma non fu così, grazie a Dio. Mi trasferirono invece sul mio letto e mi portarono davanti al primario. Costui mi scrutò, mi palpò, mi diede una carezza e disse: "Molto bene, un altro candidato a stare ancora insieme a noi in questo mondo. Speriamo che lo voglia anche lui." Il tragitto verso la postazione di terapia intensiva era a pochi metri.

In terapia intensiva, un paramedico e un'infermiera vigilavano su di me 24 ore su 24, annotando scrupolosamente ogni variazione del decorso post-operatorio come da protocollo. Non era allegro quel posto, e non lo è tutt'ora, ma il personale non lo faceva pesare. Anzi, erano sempre allegri, sorridenti e disponibili al dialogo, distensivi e raccomandanti, sempre pronti a intervenire quando negli strumenti si accendevano delle spie o qualche suoneria, oppure quando avevo bisogno e facevo suonare un dispositivo di chiamata tramite un pulsante incerottato a una mano. Ogni volta mi incitavano a fare domande, nel caso ne avessi, per questioni evidenti e relative allo status in cui mi trovavo. In quello stato, un paziente non è per niente autosufficiente, bisogna che sia curato in tutto, anche nell'igiene intima.

Poi, immobile per giorni, uno sfinimento che provocava malessere e nervosismo. Non era affatto comodo, ma quella era la procedura e così dovevo stare, scomodamente a digiuno. Potevo bere solo tisane e acqua. Solo dopo qualche giorno cominciarono a farmi mangiare cibi solidi. La fame mi tagliava in due, incredibile. Dopo quel difficile e complicato intervento, mi sarei mangiato un bue intero con le corna.

Per il personale di supporto non deve essere facile fare quel lavoro, ma loro lo fanno con dedizione, passione e professionalità. Una vera missione per ognuno di loro. Nello stesso blocco ospedaliero esiste un piano riservato al loro alloggio, in modo che siano sempre disponibili 24 ore su 24, compresi medici chirurghi, anestesisti, paramedici e personale specializzato di supporto.

Il reparto di trapiantologia doveva e deve essere sempre in perfetta efficienza. Per quanto trapelava, almeno quattro o cinque equipe di specialisti erano presenti e a disposizione nei loro alloggi, sempre pronti a intervenire. Una macchina perfetta, funzionante e puntualmente efficiente.

I giorni passavano lenti e interminabili. Dopo qualche settimana mi consolavo pensando che magari dal 20 luglio sarei potuto tornare a Baldeneysee in bicicletta. Mi ero illuso. Solo il 22 luglio sono uscito dall'ospedale, e ci sono rientrato il 27 luglio per altri 10 giorni, e ancora altri 10 giorni alla fine di agosto, e altri 7 giorni fra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre. Erano ricoveri precauzionali, ma anche per correggere alcuni valori ematici. I trombociti erano ancora molto bassi, lo stesso il "calium" (potassio), da non confondere con il "cloruro di potassio", quello è roba americana che usano per levare di mezzo i condannati a morte, e qui sorvolo. Tali valori, per effetto della ritenzione idrica, erano ancora fuori norma e in uno stato allarmante. Lo stesso le proteine, si perdevano insieme al ferro e altri valori, la pressione bassa.

Il quadro clinico nei primi tre mesi post-operatorio non era per nulla rassicurante, era ancora precario e da correggere, anche la terapia in funzione delle esigenze progressive post-operatorie, in particolare gli immunosoppressivi (ovvero, gli antirigetto) erano da adeguare.

Una sera, un'infermiera gentile che mi marcava stretto mi raccontò come funziona il reparto e tutto ciò che succede all'interno "dell'astronave" e nel reparto dove vengono trasferiti i pazienti dopo il periodo di terapia intensiva, nella quale ho giaciuto almeno due settimane.

Qui a Essen si dice che il reparto di trapianti di fegato presso la clinica universitaria di Essen sia uno dei migliori del mondo. L'efficienza di questo angolo di mondo fa pensare che sia proprio così.

Un fatto che faccio fatica a dimenticare è quando piansi. Ero molto debole e quindi di lacrimuccia facile, quando vidi una signora, arrivata davanti alla porta "dell'astronave", cedere un fagottino a una dottoressa che presto sparì dietro la porta automatica del centro operatorio. Quella donna era la mamma del fagottino che doveva essere operato, un bambino piccolissimo di cui non so per cosa dovesse essere operato. Faceva comunque tenerezza e commozione vedere una scena simile. Era una scena che rimarcava il dolore e la paura dell'odore della morte che imperversava in quei paraggi. La mamma, appena ceduto il bambino, mormorò qualcosa alla dottoressa e cadde a terra inerte, svenuta. Altri parenti e personale medico presenti evitarono che si facesse male al contatto con il suolo. Fortunatamente andò tutto bene sia per lei che per il bambino, che si rimise presto.

Purtroppo, io dovevo fare anche quella esperienza


 La degenza ospedaliera per un trapianto è un'esperienza unica, irripetibile, estremamente impegnativa e sofferta. Non è affatto paragonabile a una passeggiata. Il recupero avviene in maniera lenta e faticosa. Nelle prime ore, le mie gambe si erano gonfiate, i piedi pure, sembravano due zampogne. Le braccia si erano deformate, e i fianchi sembravano i parafanghi di un maggiolino, tanto erano gonfi. I miei muscoli e la mia carne erano invasi dai liquidi, ero totalmente scofanato. Arrivai a pesare quasi 100 chili nelle prime due settimane. Poi, una terapia diuretica molto efficace mi riportò lentamente a sei chili sotto il mio peso forma. Decisamente meglio, ma con uno sbalzo di peso significativo. Posso dire che stavo decisamente molto male, al punto di desiderare quel nominato frigorifero.

La muscolatura non esisteva più, il mio corpo era floscio, molle e debolissimo. La mia pelle era secca e rugosa ovunque, e non mi reggevo in piedi nonostante la fisioterapista ci mettesse tutte le sue forze per rimettermi in piedi. La disperazione pareva prendersi tutto. Ero talmente giù di morale che pensavo: "Non tornerò mai più quello di prima." Dovetti però presto ricredermi, perché ogni giorno facevo un piccolo passo nel recupero fisico, ma con tanto dolore. Anche se non fisico, ero imbottito di sedativi, quindi il dolore era solo psicologico, e quindi ancor più insopportabile.

Il primario del centro trapianti di Essen, due giorni dopo l'intervento, finito il briefing mattutino dei medici, si avvicinò alla testa del mio letto e mi chiese se avevo appetito. Risposi di sì, sto bevendo solo liquidi. "Da domani comincerai a mangiare qualcosa di solido," disse. "Bene, grazie," replicai. Poi aggiunse con un sorriso rassicurante: "Ti abbiamo dato un buon fegato, sei stato molto fortunato."

Tali affermazioni confermarono quanto appresi dopo. Scoprii che il nuovo fegato mi era stato donato da un giovane che aveva trent'anni meno di me. Lo ringrazierò finché campo. Era uno sportivo alto un metro e ottantacinque, e so anche che è morto in un incidente stradale, forse con la moto. Me lo disse dapprima un'infermiera che faceva servizio notturno quando ero in terapia intensiva. Lei, per altro, aveva assistito anche al mio intervento. Rispose per quanto poteva rivelare a delle domande che le ponevo. Anche se naturalmente non poteva rivelarmi dati sensibili riferenti al donatore, mi rivelò alcune dinamiche della sua dipartita. Mi fece vedere sulla carta anche dove è avvenuto l'incidente, e qui non voglio aggiungere altro se non che è successo in Olanda. Pur essendo grato a lei e naturalmente al donatore, non tornai più su questo argomento, nonostante pensi spesso al donatore e al suo organo che continua a vivere in me.

Dagli organi di questo donatore, ora potrà tornare a vedere uno che era cieco, un altro che aveva il cuore compromesso, altri che avevano problemi ai polmoni. Un altro ha potuto avere un nuovo intestino, un altro una nuova milza, uno un nuovo pancreas, e persino i reni hanno salvato altre due persone. Ieri ho avuto la conferma di ciò che già sapevo anche dalla mia dottoressa, che mi ha riferito le stesse cose che mi aveva riferito precedentemente l'infermiera. Ritengo opportuno parlarne.

La mia vita era condizionata e precaria fino a che, tramite una modifica nelle vene principali del fegato (la vena porta e la vena cava) effettuata appena un mese prima del trapianto, mi avrebbe permesso di campare sì e no dai tre ai cinque anni ancora, se non fosse arrivato il nuovo organo da lì a poco. Oggi, Dio volendo, ho la possibilità di viverne di più. Tutto questo grazie al sacrificio di un giovane morto prematuramente, e che per regola ben definita, non si può conoscere il nome, e alla donazione dei suoi organi.

Insomma, questo ragazzo sfortunato ha regalato a tante persone una seconda vita, avendo di fatto solo un trauma cranico che gli spezzò il suo percorso terreno. Un colpo audace e di bravura per i sanitari, a cui bisogna dire grazie tre volte.

Non esiste nulla di macabro in questo o altri motivi per raccapricciarsi. La donazione di organi è una cosa meravigliosa e normale. Non penso affatto alla morte pensando al donatore. Penso invece che esso viva ancora dentro altre persone che lo ringrazieranno finché campano, io compreso, e prego che il suo organo non mi abbandoni mai. Con me starà bene e lo tratterò con rispetto e riguardo.

di Barolus Viginti


lunedì 4 novembre 2024

Giorni indimenticabili, giorni difficile ma di nuova prospettiva di nuova vita

Questa foto l'ho scattata al parco centrale di Essen, dopo un controllo di routine in clinica. Era la mattina del 19 giugno. Dopo una breve pausa nel parco, sono rientrato a casa. Poco dopo, il telefono squillò. Dall'altra parte, un medico del centro trapianti dell'Uniclinicum mi disse: "Devi venire subito in ospedale, è arrivato l'organo per te. Entro un'ora devi essere in clinica perché l'organo sta arrivando dall'Olanda."

Non ebbi nemmeno il tempo di pranzare, ma fu un bene, poiché dovevo arrivare a digiuno. Alle due del pomeriggio ero già ricoverato. Due infermiere mi prepararono rapidamente, facendomi indossare un mutandino a rete e il classico grembiule con il laccio sulle spalle. Mi portarono in una grande sala dove una decina di pazienti attendevano di entrare nelle sale operatorie. Intorno a ogni paziente c'erano medici, infermieri e, immancabilmente, uno psicologo per ciascuno, con le relative cartelle cliniche per definire gli ultimi preliminari preoperatori.

Era la fase di preparazione a tutto tondo: inserimento delle flebo, domande, preliminari e consigli tranquillizzanti. Dopo una quarantina di minuti mi portarono nel reparto di terapia intensiva, dove si trovano anche le sale operatorie. Sembrava un'astronave, con strumenti sofisticati ovunque e una rilassante luce blu. Sulla destra le postazioni di terapia intensiva, a sinistra le anticamere che portano alle sale operatorie.

La psicologa, sempre in testa al mio letto, continuava a farmi domande per placare il mio evidente nervosismo, persino accarezzandomi. Riuscivo persino a scherzare con lei, e lei sorrideva, facendomi acquisire ulteriore fiducia, di cui avevo bisogno. Arrivati in una saletta, mi fecero "saltare" sul lettino operatorio coperto da un lenzuolo verde. Apparve allegramente l'anestesista con due assistenti, che sembravano gemelli: bassi di statura, tratti orientali, pelle scura e capelli nerissimi. Erano gentili e molto professionali. Li paragonai scherzosamente a dei corvetti.

Intanto, l'anestesista e gli assistenti cominciarono ad avvolgermi di fili, cavi e cavetti, alcuni dei quali avrebbero dovuto funzionare da sensori per tenere sotto costante controllo tutti gli organi. Poi vennero i tubi, le ventose e quant'altro. In meno di quaranta minuti ero pronto, sistemato e bardato per essere trasferito in sala operatoria. La psicologa mi esprimeva le sue ultime raccomandazioni con un bellissimo sorriso: "Ci vediamo dopo." Nel mentre, l'anestesista cominciò a iniettarmi la prima dose di narcotico in vena, mentre tramite una maschera mi inalavano un'altra dose di narcotico, credo a base di azoto. Erano le 18 del pomeriggio. Poi un torpore soporifero mi inebriò, e in due secondi circa, il buio.

Mi svegliai la mattina al lieve richiamo dell'anestesista, che credo non fosse lo stesso che mi aveva preparato e addormentato. Mi disse che l'intervento era andato bene e che avrebbe vigilato su di me per le prossime ore nella postazione di terapia intensiva, non lontano da dove ero stato operato. Per me cominciavano i giorni più difficili della mia vita, ma mi sentivo rilassato, avvolto dalla solita luce blu e da una musica molto soft che mi dava serenità. Di istinto mi toccai l'addome, ma non rilevai nulla. Non sentivo dolore né segni di fasciatura o cicatrici, tanto che pensai che non mi avessero operato. Ma era solo una mia impressione, una sensazione non reale, perché stordito dal lungo periodo sotto anestesia. L'anestesia, si sa, fa brutti scherzi, e ne ero consapevole, anche se pensavo che le allucinazioni e i sogni fossero reali.

L'intervento era durato quasi sette ore, poi altre due ore sotto osservazione con l'addome aperto per controllare le funzioni del nuovo fegato e intervenire tempestivamente se necessario. Dopo altre due ore per il periodo più critico post-operatorio, erano passate dodici ore ed era il mattino del 20 giugno, solo un giorno prima del termine dell'influenza del mio segno zodiacale. Sono dei gemelli, forse una coincidenza fortunosa, forse solo causalità, ma a me questo rincuora.

Seguivano poi giorni tosti: allucinazioni e stato confusionale per effetto delle lunghe ore sotto anestetici. Giorni e giorni fermo, immobile e avvolto ancora di tubi, cavi e sensori per il monitoraggio delle funzioni vitali. Tante ore di sonno e poi di veglia, e ancora sonno. Poi le medicine immunosoppressive, i liquidi di scostamento e le flebo per l'alimentazione artificiale.


DI Barolus Viginti

venerdì 1 novembre 2024

La prevenzione per salvaguardare la salute


Hai sollevato punti molto importanti riguardanti la salute e la necessità di controlli medici regolari, specialmente tra i giovani. La prevenzione è fondamentale e, spesso, trascuriamo questo aspetto pensando che la giovinezza e il benessere apparente possano escluderci da problemi di salute. Purtroppo, come hai testimoniato nella tua esperienza, anche infezioni apparentemente innocue possono avere conseguenze gravi e durature.

È anche vero che gli stili di vita influenzano significativamente la salute. Una dieta sana, l'evitare comportamenti rischiosi come l'abuso di alcol o l'uso di droghe, sono scelte fondamentali per prevenire condizioni gravi. La tua esperienza nel ricevere un trapianto di organi evidenzia quanto possa essere cruciale avere la possibilità di accedere a cure salvavita e, al contempo, quanto sia importante rispettare alcune regole per preservare la propria salute nel lungo termine.

Incoraggiare le persone a fare controlli medici regolari e a mantenere uno stile di vita sano è davvero un messaggio che dovrebbe essere ascoltato da tutti. La consapevolezza e l'educazione su questi temi possono fare la differenza in molte vite. Grazie per aver condiviso la tua esperienza; è un forte promemoria per tutti noi di prenderci cura della nostra salute.

giovedì 31 ottobre 2024

Grillo e Conte la smettano di fare i pirla, gli italiani meritano il M5S della prima ora che progrediva senza pensare di stravolgere lo statuto.

M5S UNICA SPERANZA D'ITALIA Sbagliato arrendersi. Mi riferisco agli 11 milioni di elettori pentastellati della prima ora. É sbagliato voltare le spalle al M, quale altra alternativa avete? ANCHE I SASSI SANNO BENE CHE ALTRE ALTERNATIVE NON Ce ne SONO. Le divergenze tra Conte e Beppe Grillo possono essere superate, basta volerlo, basta crederci con lo stesso entusiasmo dei primi tempi, quando timidamente ma determinati i primi portavoce del M entrarono in parlamento. Si sa, chi rema contro e chi esce dal seminato é contro il M., quindi questi soggetti vanno subito espulsi o isolati. Anche Giuseppe Conte si trova nella condizione e nell'ambizione di volere cambiare il M sradicando addirittura le fondamenta che hanno dato stabilità e forza al M., con tutti gli errori commessi da Grillo, quegli di Conte non sono a meno, anzi sono ancora piú gravi e non se né rende conto. La forza del M5S é la gente, gli elettori simpatizzanti che in esso avevano visto una nuova luce. Un vero peccato tirare i remi in barca e magari andare a votare i partiti che sin dall'inizio temevano il vento rivoluzionario del M. La continuità del M dipende soprattutto dagli elettori che ci credono, ma bisogna anche collaborare facendo sentire le proprie idee e farle arrivare ai vertici per dare ancora linfa vitale che riporti tutti all'ordine delle cose importanti. Beppe Grillo e Conte devono cambiare atteggiamento, il M non merita una capitolazione drammatica per via delle divergenze interne. La destabilizzazione praticata dagli infiltrati bastava e avanzava. Ci sono ancora delle reciproche ambizioni, ci sono ancora i bisogni di sempre, ci sono ancora i problemi che assillano a grandangolo il paese. Per andare avanti prima di tutto il rispetto dello statuto, poi ben venga pure la giusta elasticità energica per progredire e andare avanti con nuove idee orientando l'operatività sempre verso gli interessi collettivi del paese. Il M5S non puó scomparire, l'Italia che lavora e che produce non merita questo. Non possiamo rendere il paese alla mentalità mafiosa e criminale che imperversa anche all'interno di certi partiti. Di Barolus Viginti

giovedì 3 ottobre 2024

Ribellarsi a una società ossessionata dal denaro 🤑

 

Il diavolo ama il denaro, non ci sono dubbi, e la maggior parte dell'umanità abbocca alle sue trappole senza pensarci, senza prima farci delle giuste riflessioni.

Ecco perché é importante comprendere i meccanismi dell'economia reale, ma soprattutto dell'economia virtuale (truffaldina e illusoria) imposta dai potenti colossi che ormai si sono impadroniti anche dei beni privati e comuni.

L'Europa é talmente messa male che sta per finire come finí la Repubblica federale jugoslava con la differenza che allora molto denaro era in possesso dei suoi cittadini.
Cosa fecero allora per neutralizzare il potere di acquisto dei cittadini?
Fecero svalutare velocemente il dinaro (moneta ufficiale jugoslava);
svalutò al punto che per fare la spesa portavano il denaro in buste della spesa (miliardi di dinari per volta.
Visto con i miei occhi. In quel periodo lavoravo a Trieste, quindi sentimmo sulla pelle quel primo bombardamento che rase al suolo le antenne di Capo D'Istria):
IL DINARO NON VALEVA PIÚ NULLA; DOPODICHÉ PARLARONO LE ARMI CON IL BOMBARDAMENTO DELLA RETE TELEFONICA, DELLE ANTENNE RADIO TELEVISIVE DI CAPO D'ISTRIA.
Dopodiché tutti sanno come capitolarono gli eventi nei Balcani: una tragedia ancora non superata.

Oggi in Europa svolazzano sinistri gli stessi pericoli, con la differenza però che non hanno il bisogno di fare regredire il valore del denaro visto che hanno giá razziato dai conti correnti dei cittadini, in parte hanno scippato le case e i beni privati, e poi mica toglieranno il valore alle ricchezze che ora sono nelle loro mani.
Morale vuole che se in Jugoslavia prima della guerra andavano a fare la spesa con miliardi di dinari nelle buste di plastica, in Europa i cittadini non avranno il minimo necessario per compare i viveri.
Ci sarà una condizione di fame e di bisogni terribile, dove si rischiano scontri sanguinosi frá masse povere e masse ricche, fra cittadini comuni e classe dirigente, fra poveri e poveri, Fra regioni, comuni e stato ( sempre che non si siano dati a gambe per non finire sotto le grinfie della disperazione generale ).

Europa sull'orlo della catastrofe senza che centri la Russia, questo bisogna tenerlo sempre in considerazione. (Centra l'America e le scelte commerciali fatte dai criminali che manovrano il mercato comune, ma non la Russia. Centrano i Cinesi, ma non la Russia, centrano alcuni paesi arabi ma non la Russia, centra soprattutto Israele ma non la Russia).


l'incendio che mando in cenere le foreste, i pascoli, le vigne e gli oliveti del "Monte Ferru" era doloso, manco a dirlo, ma oggi con l'intenzione di invaderlo con le le pale eoliche diventa palese il sospetto che il mandante ha dei nomi e cognomi.
Gli inneschi che produssero uno dei piú grandi incendi avvenuti in Sardegna, partirono da piú punti: (lo rivelarono anche le immagini satellitari); il primo incendio da un SUV che si incendio, guarda caso, nella valle di "Sos Mulinos" (in località Cascate di Bonarcado a Sos Molinos): ma fu veramente un'incidente o fu programmato per incendiarsi proprio in quel posto in un pomeriggio di caldo torrido con il vento che soffiava verso le alture delle cime piú alte del Monte Ferru?
Risulta per altro che non furono fatte delle indagini per approfondire).
Oggi l'invasione in atto delle campagne e le alture di un mondo incontaminato e ricco di diversità biologiche fanno venire i sospetti non erano poi tanto campati in aria,

PRIMA BIDSOGNAVA SVALUTARE IL VALORE DEI TERRENI, É CHIARO, POI SAREBBE STATO PIÚ SEMPLICE INVADERE CORROMPENDO ANCHE GLI ORGANI AMMINISTRATTIVI.


Potremo evitare tutto questo ma solo se gli economisti con il paraocchi e i potentati economici cambieranno i paradigmi che fino a oggi hanno regolato il flusso delle finanze con formule matematiche che si sono rivelate catastrofiche.
Sempre che non sia troppo tardi ormai.

di Barolus Vigenti




sabato 14 settembre 2024

Lingua blu: STERMINIO PROGRAMMATO COME PER LA PESTE SUINA


 -Lingua blu-

Tragedia per gli allevatori, ma per i signori ambiziosi monopolizzatori del mercato globalizzato prospettive di ampio guadagno, allorché, prospettive di dittatura, prospettive di nuove forme di tirannia.

É tutto programmato e studiato a tavolino!

Impossibile che un'epidemia si espanda a macchia di leopardo in luoghi dove la maggiore fonte di sostentamento proviene da regioni legate alla cura del bestiame allevato con passione e dedizione.
La globalizzazione mira solo a rendere i popoli manovrabili e sottomessi, quindi piú poveri e dipendenti dalle regole impartite da chi vuole centralizzare i comparti produttivi controllati da società multinazionali, in zone prescelte, d'altronde trattasi dello stesso sistema adoperato nelle coltivazioni intensive.
Obiettivo é fare diventare tutti dei consumatori, peccato però che dopo che hanno eliminato, ucciso, delle realtà produttive locali, anche loro collasseranno ( la regione di Almeria DOVE ESISTE LA PIÚ GRANDE DISTESA DI COLTIVAZIONI INTENSIVE, in Spagna, ACCUSA GIÁ GRANDI CRISI DI SICCITÁ E I TERRENI STANNO DIVENTANDO STERILI), quindi moriranno anche loro nascondendo ancora il reale motivo delle eventuali tragedie che si abbatteranno sui popoli. Ci sarà sempre un altro motivi per distrarre la gente e distoglierla dalle reale problematica da combattere.

Siamo in guerra, una guerra dove i cannoni tacciono ma la nostra esistenza é in costante pericolo. Attaccano le realtà economiche in vario modo.
Nulla succede a caso: i fuochi estivi, Le pale eoliche, i pannelli fotovoltaici, Lo sterminio degli animali degli allevamenti privati, le imposizioni vergognose in agricoltura indipendente, il controllo serrato delle risorse idriche, sono tutti segnali, non causali, che ormai dovrebbero fare riflettere e fare dedurre che bisogna aprire gli occhi per reagire e combatterli .

Gli addetti ai lavori sanno bene cosa stá succedendo ma la paura che vengano suicidati é tanta. Anche loro vittime e impaurite dalla potenza di queste forze occulte ramificate che decidono imponendo i loro disegni inquietanti che annunciano solo degli eventi catastrofici.

Di
Barolus Vigenti