Il futuro a 5 Stelle

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giovedì 21 aprile 2022

Vi racconto quella volta che vidi un gigante vero

 Vi voglio raccontare una vicenda che mi successe qualche anno fa quando ancora la Stazione ferroviaria di Essen non era stata ancora restaurata.

É per altro un ricordo ricorrente che ancora quando mi torna alla mente mi fa pensare e mi pone domande a cui non ho mai saputo rispondere, questo mi é chiaro.

Le cose andarono piú o meno così:

Qualche anno fá, forse una quindicina,

uscito dal lavoro che stava a qualche centinaio di metri dalla stazione ferroviaria della cittá di Essen, dove risiedo da 23 anni; la attraversavo per andare verso la zona pedonale. All'entrata opposta in quel momento vidi entrare una figura immensa, un uomo grande che tendeva quasi ad inchinarsi mentre entrava davanti alle porte di vetro scorrevoli. Era altissimo e allo stesso tempo tozzo, tarchiato si direbbe davanti a delle persone non proprio alte ma robuste e muscolose. Questo signorone muscoloso non lo era per nulla, anzi aveva persino un pó di pancia che appesantiva il suo passo lento ma spedito verso il piano superiore dove probabilmente avrebbe preso, non so come, un treno che lo avrebbe portato chissà dove. Insomma era alto e grosso come non avevo mai visto prima, tozzo appunto, quasi grottesco. Aveva una giacca stropicciata che gli penzolava fino alle cosce che avrebbero potuto coprire insieme  cinque sei persone della mia caratura; un gigante, si direbbe, e lo era. Aveva delle scarpe di cui misure non credo sia facile trovare. Erano in ordine, pulite ma schiacciate e sformate un po dal peso dell'uomo. I pantaloni forse anche qualche misura piú grande ma per il resto in ordine. Un'uomo ordinato e pulito, questo é certo. Dietro di lui cera la luce proveniente dall'esterno, davanti a lui l'ombra, la sua ombra, oscurava decisamente lo spazio davanti a sé, davanti alla direzione in cui andava, e dava prova che non si trattava di un'illusione, era veramente una figura mastodontica.

Con il suo andare un pó dondolante impugnava una borsa altrettanto grande per essere un'accessorio comune e che tutti usano, quindi per capirci di misura non certo standard: per lui era e rimaneva una borsa, per una persona della mia corporatura poteva fungere invece come una specie di valigia.

Detto questo, ancora oggi quando ci penso non capisco perché solo io vedevo questo essere da essere incuriosito dalle sue sembianze umane gigantesca mentre gli altri passanti, che erano tanti, non ci facevano caso. Era per i passanti come se non ci fosse, e però mi fermai ad osservarlo curioso e incredulo, e pure lui mi osservo, mi degnò del suo sguardo curioso, muto, ma non incredulo, anzi notavo in un veloce scambio di sguardi anche un piccolo accenno di sorriso, che naturalmente non feci a meno di ricambiare. 

Ebbene se per gli altri passanti era come se questa figura eccezionale non ci fosse, di normale era solo il giorno, era uguale a tanti altri, meno che per me che ancora rimane stampato nella mia mente quando che mi girai ad osservarlo ancora, per seguirlo con lo sguardo fin sulla scala mobile che sembrava facesse fatica a portarlo su, fin su un'altra scalinata secondaria che lo portó ai binari, e sparì.

La cosa strana che mi lascia perplesso é che non ho mai rivisto questa persona.

la domanda ricorrente invece é perché io mi sono fermato come bloccato ad osservarlo mentre per gli altri passanti era indifferente?

E poi, chi era costui? Da dove veniva, dove abitava? Cosa faceva ad Essen? Cosa conteneva la sua borsa. Dove andava spedito e dondolante in una struttura evidentemente quasi inadatta alle sue misure e forse alle sue esigenze?

Una cosa sola mi rimane chiara da quell'esperienza: quell'uomo era un gigante, un vero gigante.

Di Barolus Viginti

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