“Entro il 2050 sarà la prima causa di morte”: l’allarme shock di Bassetti
A tal proposito, mi permetto di introdurre una premessa, che pur nella sua semplicità, riporta alla luce un'affinità con le antiche pratiche divinatorie. Ricordiamo Nostradamus: il celebre astrologo si trovò a formulare la previsione riguardante il porcellino bianco e il porcellino nero non per un'intuizione trascendente, ma per l'efficace osservazione del contesto in cui operava. Conoscendo il territorio e il padrone della fattoria, egli fu in grado di dedurre, osservando i maialini in libertà, che la zona fosse prediletta dai lupi. Il suo acume gli permise così di prevedere, con una certa dose di ragionevolezza, che almeno uno di quei maialini sarebbe finito tra le fauci delle bestie feroci.
Nostradamus, messo alla prova dal padrone della fattoria, fece la sua congettura dietro una lucida riflessione: avendo notato il porchetto nero allontanarsi dalla sicurezza della fattoria, si sbilanciò in una risposta che, sebbene audace, si basava su fondamenti osservativi. La risposta "Il bianco ce lo mangeremo noi oggi, e il nero se lo mangeranno i lupi" sembrò profetica, ma aveva in sé il germe di una logica innegabile. Tuttavia, il padrone, scettico, volle mettere alla prova la visione del suo illustre ospite, ordinando al servo di uccidere il porchetto nero, che, come si scoprì ben presto, era già diventato preda dei lupi.
Questo aneddoto ci insegna che le profezie, lungi dall'essere solo frutto di ispirazione divina, possono spesso basarsi su una combinazione di conoscenze empiriche e buonsenso. Tornando a Bassetti, appare chiaro che egli abbia una profonda consapevolezza delle forze in campo, e la sua previsione non è affatto casuale. Egli sa bene che le infezioni mortali non possono essere fatte risalire a mera fatalità; al contrario, mascherano spesso un disegno inquietante orchestrato dall'agire umano.
In conclusione, la profezia di Bassetti si può dunque leggere come un avvertimento: una valutazione precisa della realtà attuale suggerisce che i rischi di estinzione inerenti all'umanità non sono fantasie, ma piuttosto un progetto già in fase di attuazione. L'idea di uno sterminio sistematico, concepito per ridurre la popolazione sulla Terra, emerge come un'ipotesi inquietante che ci costringe a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e sulle responsabilità etiche derivate dalla scienza e della salute pubblica.
di Barolus Viginti
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