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domenica 2 settembre 2018

Lontano, molto lontano ancora la pace in Libia

Molto lontano ancora la pace in Libia, e il motivo non é da trovare in loco, ma bensì nelle volontà delle forze multinazionali (non solo belliche) di trovare una soluzione alla crisi mai placcata dalla morte del dittatore Muammar Gheddafi.  

Esigenze di mercato si direbbe se tutto fosse rilegato a dei contesti di normalità basati sulle normative stesse multinazionali. Per la Libia e una grande parte dell'Africa purtroppo non é così. É l'Africa delle fonti di materie prime (fonte di grande ricchezza) da distribuire nel resto del mondo a portare allo sfruttamento sfrenato della stessa "senza pagare dazi" né da distribuirne gli utili ai veri e naturali beneficiari di questi beni, con tutto quello che né é consegue, e né conseguirà ancora in futuro se la comunità internazionale non cambia atteggiamento e interessi nei confronti del Continente africano.

In Libia la pace é molto lontana dunque; nessuno ha interessi di raggiungerla veramente, tranne i libici che ci combattono.
Gli interessi "dei signori apolidi della globalizzazione" come direbbe Diego Fusaro, sono immensi; e la colpa non é delle tante tribù sparse nel territorio libico.

Sono i mercati che premono, corrompendo, sulle tanti fazioni sparse nel territorio libico; in particolare la Francia che ha abbattuto il regime di Gheddafi, anche se bene o male riusciva a controllare il paese del Nord Africa in pace.
Abbattuto, appunto, proprio perché il colonnello Gheddafi voleva istituire un sistema finanziario africano, quindi di interscambi commerciali diretti con il Mondo, invece di subire il controllo da parte della Francia che oggi si accaparra almeno una ventina di Stati africani sotto il suo "protettorato" finanziario, allestito con tanto di moneta: -il Franco CFA-
Nel lontano 1958 Jacques Chirac diceva: - senza l'Africa, la Franci scivolerebbe verso livello di una potenza del terzo mondo- .
Nel 2008 invece Francois Miterrand non si allontano dal quel pensiero, Infatti disse. -senza l'Africa, la Francia non avrà storia nel 21nesimo secolo-. Questo per darvi un'idea della mentalità egoista e distruttiva nella scuola di pensiero francese dove si sono formati questi questi luminari della tirannia; la filosofia del dominatore- invasore a prescindere.


Per tanto voglio apportare un tracciato storico del colonialismo In Africa secondo la scuola degli studi giuridici e monetari “Giacinto Auriti”, Dott.ssa Sara Lapico:


Excursus storico.
La seconda guerra mondiale è terminata. Dalla conferenza di Bretton Woods, convenuta per dare al mondo un nuovo assetto finanziario mondiale vide i natali il 26 Dicembre del 1945, il Franco delle colonie francesi dell’Africa. A segnare la spartizione del mondo onde imporre il proprio dominio con relativi diritti di sfruttamento, ci pensa la moneta unica ancorata al franco francese.
Il franco CFA, ingabbiato in una convertibilità fissa dapprima con il franco francese e oggi con l’euro, è la pietra filosofale dei grandi potentati economici del primo mondo.
Con un cambio del tutto mortificante, assolutamente lontano dal rispecchiare la reale economia di quei paesi, le forze vincitrici affermano la loro arroganza, imponendo ai quei paesi l’imperativo della sola sopravvivenza (quando va bene).
Funzionamento:
Il franco Cfa occidentale è comune a 14 Stati africani (Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal e Togo), mentre il franco dell’Africa centrale è adottato da Cameroon, Repubblica Centrafricana, Chad, Republic of the Congo, Guinea Equatoriale e Gabon. La valuta è gestita dalla Banca centrale degli stati dell’Africa occidentale (Bceao) e dalla Banca degli stati uniti dell’Africa centrale (Beac), mentre la Banque de France e il tesoro francese ne garantiscono la convertibilità.
In sintesi, una situazione che richiama alla mente un euro a due velocità. Il cambio sopravvalutato (ricorda qualcosa?) stabilito in 1 CFA = 1,70 FRF, fu foriero di conseguenze che probabilmente immaginate da soli1.
Esportazioni ridotte all’osso a causa dell’alto costo dei prodotti africani, stagnazione economica, rapporti di forza tra capitale e lavoro a netto vantaggio del primo, povertà, disoccupazione diffusa, bilancia commerciale in perenne deficit, impossibilità assoluta di affrancarsi economicamente2. In pratica, per poter concorrere al commercio internazionale i paesi dell’Africa francese devono comprare euro utilizzando la loro moneta ossia il franco coloniale, con il cambio ad oggi pari a 1 euro= 655,957 CFA.
Nessuna possibilità di riequilibrare il cambio nominale con quello reale, nessuna speranza di colmare gli squilibri della bilancia estera se non a prezzo di una dura austerità, parolina che ormai anche noi europei conosciamo bene. Con una severa stabilità imposta ai cittadini, che si traduce in penuria monetaria cioè in povertà, questi non hanno la possibilità economica di acquistare beni provenienti da altri paesi che aggraverebbero i conti con l’estero. Come qualcuno ricorda, l’austerità fa pagare ai poveri gli errori dei ricchi (o meglio la loro ingordigia).
Così come la commissione europea si arroga il diritto di imporre i propri dettami finanziari ai paesi membri dell’Unione europea, cosìle autorità francesi impongono i propri diktat, non ultimo la circolazione dei capitali, liberi di andare a spasso per il globo alla ricerca della maggiore rendita finanziaria possibile. Si stima che nel 2014 le uscite di capitali ammontassero tra i 620 ai 970 miliardi di dollari, raggiungendo fino al 24% del Pil dei paesi interessati3. Questi flussi in uscita devitalizzano ancor più una già precaria economia che, inevitabilmente, sprofonda sempre più a tutto vantaggio di altre aree finanziarie. Grazie alla condizione di sottomissione dei paesi africani viene loro imposto un rigido controllo dell’inflazione, stessa mission della Bce. Art. 3 art 127 p 1 Trattato sull’Unione europea. Si rende così impossibile l’industrializzazione, infatti si tratta di paesi ad economia prevalentemente agricola, che dipendono pesantemente dalle importazioni, manco a dirlo, francesi.
A questo quadretto si aggiunga l’obbligo per i paesi africani di detenere una riserva di moneta estera pari al 65%. Tradotto significa che su ogni miliardo di prodotti esportati, i paesi coloniali versano al tesoro francese la somma da capogiro di 650 milioni, ricorda nulla?
Il MES (meccanismo europeo di stabilità) possiede un capitale di circa 700 miliardi di euro, di cui 80 miliardi versati dagli stati membri, la cifra restante viene raccolta tramite obbligazioni direttamente sul mercato.
E se un paese membro, ad esempio l’Italia, necessitasse di quel denaro? Semplice: basta chiedere un regolare prestito pagando il relativo interesse (art 3 Trattato istitutivo del MES).
Lo stesso identico schema venne imposto subito dopo la guerra, ai paesi sotto scacco del dollaro. Il progetto di White che disegnò il sistema di funzionamento del FMI, prevedeva infatti un fondo di stabilizzazione internazionale di almeno 5 miliardi di dollari, costituito da oro e divise dei paesi partecipanti, l’equivalente di una riserva. Tali progetti sono studiati per imporre un limite all’incremento della massa monetaria, che quindi non rispecchia appieno lo sviluppo economico dei paesi4. Lo scollamento tra volumi di massa monetaria resa rara rispetto ai beni prodotti, ha il solo scopo di consolidare l’egemonia del capitale e della classe dei rentier, rispetto alla classe sottoposta che produce beni reali. Tali imposizioni infatti sono privi di sinallagma e non ritornano alla comunità che li ha versati, nessun bene e/o servizio.
Anche l’Iva introdotta in Italia con il DPR del 23.10.1972, lungi dal prevedere un “do ut des”, ha come scopo dichiarato l’armonizzazione fiscale.
Dopo vari rinvii si prevede entro il 2020 di introdurre una nuova divisa comune denominata ECO, come sottoscritto nel Trattato di Lagos del 1975 e che stabilisce i seguenti criteri di convergenza:
I quattro criteri principali sono
  • Tasso di inflazione ad una sola cifra alla fine di ogni anno
  • Deficit di bilancio non superiore al 4% del PIL
  • Finanziamento del deficit statale da parte della banca centrale non superiore al 10% delle entrate fiscali dell'anno precedente
  • Riserve esterne lorde che possano dare copertura delle importazioni per un minimo di tre mesi
I sei criteri secondari sono
  • Divieto di nuovi default nazionali
  • Gettito fiscale uguale o superiore al 20 per cento del Pil
  • Massa salariale da tassare pari o inferiore al 35 per cento
  • Investimenti pubblici derivanti dal gettito fiscale pari o superiore al 20 per cento
  • Tasso di cambio reale stabile
  • Tasso di interesse reale positivo.

A tutt’oggi solo il Ghana ha soddisfatto i quattro criteri principali5. È evidente l’impossibilità assoluta di autodeterminazione che svuota completamente di significato la parola libertà, oggi tanto di moda. Sarà un caso che proprio dal continente nero si muovono ondate di persone alla ricerca di nuova vita?
Come diceva il Prof Giacinto Auriti: “la moneta è come l’acqua per i pesci e nei periodi di siccità i pesci si spostano verso le pozzanghere d’acqua”.
Noi ci auguriamo che si ponga fine all’anemia monetaria indotta dall' alto e si restituisca finalmente dignità all’uomo con la proprietà popolare della moneta.

Per Scuola di Studi Giuridici e Monetari “Giacinto Auriti”, Dott.ssa Sara Lapico
06/02/2018



Finché la francia e le finanziarie mondialiste non molleranno la presa in Africa, in Libia e in molti altri Stati africani non vi potrà mai essere la sospirata pace. Spinti, bloccati dal " meccanico impedimento" come direbbe lo stesso Fusaro rammentando Antonio Gramsci...

Europa quindi é maggiore responsabile della destabilizzazione africana: praticamente vogliono prendere due piccioni con una fava sola: uno: l'Africa sotto scacco, dipendente in tutto, quindi controllabile e manovrabile. Due: significa avere milioni di braccia giovani e forti da trasferire in Europa come forza lavoro, e abbattere il costo del lavoro costringendo all'adeguamento anche i lavoratori autoctoni, quindi per avviare il nuovo sistema produttivo europeo verso la "morbida" schiavitù. Da questo passaggio tutti uguali, tutti matricole, tutti codici a barre, o da microchip sottocutanei controllabili 24hr su 24hr. Sará un nuovo mondo produttivo e il lavoro che non ci sarà neanche per gli Europei, figuriamoci se potranno essere integrati tutti.

Per adesso i fatti sono davanti agli occhi di tutti: solo problemi dalla deportazione in corso: morte nel deserto e nel mediterraneo a migliaia. Morte nei paesi europei che gli accoglie: droga, criminalità, violenze di ogni genere. ( forse quando se né accorgeranno veramente, qualcuno né demarcherà anche il fallimento ). Per adesso ogni presagio non porta nulla di buono per la società africana ed europea, e la colpa é al cento per cento dei politici, delle banche, delle multinazionali, e di chi gli appoggia.

Il piano Calergi ha fallito. I sogni "realizzabili" di Soros e di tanti altri pazzi "mondialisti apolidi" sono ispirati e voluti da avido ed egoistico sentimento, e folle ambizione per dominare il mondo.

Sono loro i cattivi che sfidano i buoni, che hanno ispirati gli autori del passato. Il cattivo della saga dei James Bond gli impersona tutti volta per volta. É la storia scritta e dettata dalla fantasia; é la storia anticipata chissà per quale meccanismo visionario balenante nelle menti di questi uomini, che in qualche modo profetizzarono immaginando il futuro.

Per loro, per i cattivi reali dal piano Calergi in poi; quegli che promettono un mondo migliore, nonostante i già evidenti fallimenti, il "meccanico impedimento" non esiste, né si prospetta il pericolo nel prossimo futuro. Il motivo? Semplice, perché la gente, il mondo, deve ancora capire, per poi trovare la forza e l'unione per ribellarsi..

Di Barolus Viginti​

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https://www.attivismo.info/il-franco-cfa-una-valuta-coloniale-che-causa-ritardi-allo-sviluppo-dellafrica/

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