Il futuro a 5 Stelle

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sabato 14 maggio 2016

Dedicato a Giuseppe Diana e la moglie Luciana Corgiolu, massacrati dal figlio in una notte di follia

Giuseppe Diana era prima di tutto una persona per bene, squisita, semplice e affabile, sempre disponibile, con un bagaglio di cultura culinaria immensa; appassionato e coinvolgente; era capace di gestire grandi cuochi e farli lavorare per lo stesso fine in perfetta armoniosa sincronia.
Come molti  sardi partì presto dal suo paese natale, Nuscis: piccolo centro minerario del Sulcis iglesiente, e aveva le idee ben chiare, il suo obiettivo era imparare a fare il cuoco per non finire come tanti dei suoi paesani, in miniera a estrarre carbone per pochi denari...

Giuseppe Diana diventò Gran Gourmet, sempre impegnato, ha dato molto alla cucina italiana; le sue trasferte in Svizzera in Spagna, in Germania erano occasioni di coinvolgimento per tutta la brigata del Motel Agip (Firenze Nord) agli inizi degli anni ottanta. Partecipavamo tutti nei preparativi preliminari per fare si che le sue tournée fossero di sicuro successo. E lo erano.
Portò con la sua bravura e l'ausilio di una grande brigata il ristorante Executive, all'interno dello stesso Motel, Agip, a grandi livelli; rappresentò la cucina italiana in mezza Europa, incorniciandola nel contesto globalizzante dei tempi, sempre all'avanguardia nello studio e nelle tendenze innovative dei sapori e dei gusti, senza mai abbandonare mai la grande e ricca cucina Sarda e Toscana a cui dava occasioni di sfogo rappresentativi particolari.

Il nostro non era solo un rapporto di lavoro, ma anche di amicizia. Sono indimenticabili le cene consumate nei migliori ristoranti classici in città e nelle colline del Chianti con tutta la brigata e i rispettivi familiari, etc. giorni indimenticabili di puro divertimento e di acquisizioni professionali importanti scrutando i menù offerti a noi da altrettanti grandi gastronomi in quelle occasioni.
Mi porto di lui questi bei ricordi. Ricordo di lui il grande altruismo che lo caratterizzavano, spessore umano di rilievo educativo ed esemplare, quando veniva in partita ( partita in gergo vuol dire reparto d'avanti alle piastre o ai fornelli, dove si preparano i primi piatti o i secondi piatti ) mi toccava le spalle e mi diceva: - Sai quanti coperti abbiamo fatto a Lunch ( pranzo)-
-ha, lo posso immaginare- Gli rispondevo
-ebbene, anche oggi sono 80 alla carte nel ristorante Executive, e manca poco a tremila nel
self-servis- la quale servizio avveniva in contemporanea dagli stessi fornelli, per capirci...
Dopodiché mi diceva vai a cambiarti la giacca che sei fradicio di sudore, ti sostituisco io 5 minuti, non ti puoi ammalare che abbiamo anche domani, dopo domani, tutto il mese e tutto l'anno.
Tanta era allora la clientela di passaggio nell'autostrada del sole del Motel Agip di Firenze Nord, in cui Giuseppe Diana era chef coordinatore preparato e scrupoloso. Si contavano 25.000- 30.000 coperti al mese; é solo merito suo e della brigata di professionisti che aveva a disposizione che si poteva tenere fronte a certi ritmi pur mantenendo alti livelli qualità e di alta espressività professionale.

Era questo Giuseppe Diana insignito di molti titoli ad honorem, conquistate nella sua magnifica e brillante carriera. Era attivissimo collaboratore dell'associazioni cuochi di Firenze, la quale vantava essere promotore di molti eventi, di incontri organizzati nei piú rinomati e grandi alberghi della città: Grand Hotel, Hotel Baglioni, Hotel Michelangelo, Hotel Excelsior, etc.  consuetudini frequenti per lui e per noi che lo seguivamo con fiduccia; erano eventi da cui ogni iscritto poteva trarre ulteriore conoscenza professionale, occasioni di incontri e di unione fra i migliori gastronomi della città.
Ai tempi era grande amico del cavaliere commendatore Renato Ramponi, presidente dell'associazione cuochi Italiani e chef del Grand Hotel di Firenze, erede di un'altro grande della cucina Toscana, Eliseo Guidetti, che diede vita all'associazione cuochi fiorentini, con la quale anche Diana collaborò, e la quale anche io ebbi l'onore di conoscere entrambi. Dello scrittore gastronomo
Cavaliere Leo Codacci, scrittore, per trent'anni é stato l'alfiere della tradizione contadina nella cucina toscana, presentatore di programmi culinari in una TV privata di Firenze, via etere portó nelle case dei Toscani un patrimonio di ricette antiche e moderne di valore inestimabile, coinvolgendo tutti i migliori nomi che al meglio rappresentavano la cucina Toscana, e alla quale anche Giuseppe Diana diede supporto, compreso il sottoscritto. Il cavaliere Codacci Ricoprì inoltre e per molti anni l'incarico di vice presidente nazionale dell'accademia gastronomica Italiana, e presidente di quella  Toscana.

Ricordo con piacere quando Diana venne a trovarmi, quando io fui trasferito al Motel Agip di Assago (Mi) e in seguito al motel Agip di Trieste. Era alla fine degli anni ottanta, Giuseppe Diana allora era ispettore del reparto cucine di tutta la catena alberghiera della Semi Gran Turismo, società affiliata all'ENI, fú una promozione meritatissima neanche troppo ambita, considerando il suo animo, ma lo scelsero proprio per questo, perché non era tipo che sgomitava per ottenere posizioni di riguardo, e la quale compito svolgeva allo stesso modo di quando stava d'avanti ai fornelli, con occhio di riguardo alle attrezzature, alla qualità dei cibi che venivano scelti in tutte le strutture Nazionali, e in particolare al benestare del personale...
Scelsi lui e il suo secondo Giovanni Cisternino, quando a Trieste venne in visita ufficiale il principe Carlo d'Inghilterra, dove il principe fu anche ospite del cugino presso il castello di Duino Aurisina, di rimpetto e un tiro di schioppo dal Motel Agip, dove fu allestito il pranzo e la cena per 600 circa commensali, facenti parte del scodinzolante seguito del Principe.
In quella occasione ci fu esigenza di dare ai menù un supporto adatti all'occasione, e così chiesi e ottenni dal direttore e dalla direzione generale in Roma, la presenza di Diana e di Giovanni Cisternino ( altro grande professionista di origini pugliesi ) per l'esecuzione di quei particolari banchetti. Anche quegli si rivelarono giorni intensi di preparazione e di acquisizioni professionale, e del carisma che Diana emanava con la sua presenza, incutevano sicurezza e tranquillità per tutta la brigata.
Ricordo durante le pause Diana preferiva uscire con me facendosi consigliare dei luoghi che ancora non aveva esplorato, era un grande curioso.
Quel pomeriggio in macchina verso Grado ( cittadina Balneare della provincia di Trieste, Gorizia, Udine ) rimasi colpito da un velo di Tristezza che raggrinziva un pó il suo volto, parlammo del piú e del meno, di me di lui delle rispettive famiglie, del lavoro e del suo girovagare presso centri vacanza e i Motel sparsi in tutta Italia. Nonostante i suoi modi di approccio erano sempre gli stessi  non era piú lo stesso Diana che conobbi negli anni precedenti in quel di Firenze; oltre alle prerogative circostanziali non si sbottonò piú di tanto; ma capì che non si trattava di normale stato d'animo passeggero, notai qualche cosa di profondo sotto quel volto pallido e un po affaticato; non feci fatica a dedurre che quella strana malinconia forse era dovuta alla mancanza di una prole, di un'erede per garantire la sua continuità.
Fú comunque un bel pomeriggio piacevole in un caffè nel lungo mare di Grado, dove la sera poi ci ritrovammo  in cucina a organizzare il servizio, e fu lí che gli si tornava ad illuminare il viso, lí d'avanti al Pass a leggere le comande.
Incontrai ancora Diana agli inizi degli anni Novanta a Campi Bisenzio, dove abitava con la moglie, eravamo entrambi fuori dalla Semi Gran Turismo; mi volle con lui in una nuova esperienza gestionale all'Hotel Santa Cristina di Prato, bellissimo palazzo in stile Barocco che dominava dai piedi del monte Calvana, in una bellissima panoramica di tutta la città di Prato.
Lavorammo insieme per qualche mese poi i casi della vita mi hanno portato in altri lidi, ed é da allora che non ho piú visto ne risentito il grande chef di cucina Giuseppe Diana.

Io devo tanto a lui che mi ha insegnato l'arte di amare i cibi, di conoscerli e di trasformarli abbinandoli in tutte le occasioni per gradevolezza al palato dei clienti...
Era una gran bella persona, gli anni vissuti lavorando con lui sono stati indimenticabili, sono il bagaglio di esperienza che mi porto appresso, sono la mia vera ricchezza di forgia e di studio che mi hanno permesso di fare questo meraviglioso mestiere nei migliori ristoranti e alberghi di  Firenze, Milano, Roma, Trieste, Cagliari, Rimini, Costa Smeralda e in fine Germania.

Di sicuro Giuseppe Diana e la sua consorte, altra bella e amabile persona; non meritavano una fine simile: uccisi per altro dal loro figlio adottivo, quel figlio tanto desiderato che ha voluto e a cui sicuramente volle inculcare degli autentici valori.
É incredibile che sia accaduto a delle persone come loro in una giornata di autentica follia, da parte di un familiare la quale avevano allevato con cura e attenzione, desiderando per lui sicuramente una vita almeno come l'hanno vissuta loro. Perché era questo Giuseppe Diana, oltre la passione e la serietà professionale per la gastronomia, dalla vita non ha mai preteso piú di tanto, poteva diventare ricco, ma i suoi valori e la sua alta moralità gli hanno fatto scegliere un'esistenza umile seppur da benestante, sempre pronto ad aiutare il prossimo.

Addio Diana, spero di rincontrarti nell'altra dimensione insieme a Luciana per rivivere quei momenti indimenticabili di allegria e di confronto la quale io ebbi molto da imparare, Grazie infinite...

""
IN SA GLORIA CHE SIAIS""

Di Salvatore Zuddas

lunedì 1 settembre 2014

"In nome del Dio denaro non sempre va liscio come l'olio"

A me devono spiegare come fanno a esportare olio d'oliva in tutto il mondo con un marchio che ha una denominazione geografica ben definita. Da dove cavolo lo spremono l'olio che dividono in una gamma di etichette qualitative da fare invidia a ogni altra fabbrica olearia nei paesi produttori?...


Ho comprato un litro di qualità Selezione Oro Extravergine ( quindi il meglio del meglio ) fiore all'occhiello della ditta "Luglio" di Terlizzi di Puglia.
L'ho comprato in un generi alimentari gestito da Turchi in Germania, al modestissimo prezzo di 6 Euro al litro. Ora dico io, stando all'etichettatura per sei Euro non te lo fanno neppure toccare in loco, figuriamoci in Germania dove ai prodotti di qualità esportati danno un valore diverso.

Se pensare male é peccato, Il sospetto in questo caso puzza di profumo artificiale, forse, é comunque é relativamente giustificato: quando ho visto che il prodotto del negozio non era negli scaffali, ma bensì il commesso lo ha tirato fuori dal sotto banco, dicendomi: -abbiamo anche questo- accortosi che storcevo in naso verso delle bottiglie di l'olia di Sansa e delle lattine di olio d'oliva provenienti dalla Turchia, messi in bella vista...    Dal che chiesi il perché l'olio italiano non era fianco agli altri, ma la risposta é stata solo un'alzata a stringere delle spallucce con vistoso imbarazzo e nient'altro. 

Anche il sapore lascia a desiderare. Io vengo da un paese dove si produce olio d'oliva che puó competere e qualche volta vincere ogni confronto; quindi so quel che dico.


Con questo, detto fra noi, voglio dire: signori datevi una regolata con i tarocchi perché non fate che sporcare il vostro stesso nome.
In caso di coscienza a posto da parte dei produttori, forse qualcuno marcia sfruttando il nome per immettere nel mercato prodotti di scarsa qualità. In tal caso in campana..il made in Italy va tutelato per qualità non per quantità..


PS:
E voi nella contea montferrina imparate: non dico di arrivare a tanto, me se all'estero potessi scegliere, chiaro che comprerei prodotti del "Monte Ferru" anziché Pugliesi o Toscani. Non me ne voglia Bertolli, unico che gira per il mondo senza macchia, credo.



venerdì 5 novembre 2010

Un nodo alla gola

Bonarcado oggi é afflitta dal  dolore per la scomparsa innaturale di una persona buona e onesta, amico mio da sempre, vicino di casa e quindi legami di ferro che legano nel rispetto e nell'affetto le nostre famiglie.

Grande generoso era nel partecipare con le sue capacità, anche fuori ordinanza, alle mansioni che gli competevano da un trentennio circa, essendo lui operaio specializzato impiegato nel comune della nostra piccola comunità. Mauro Madeddu 59 anni,cade da un'albero nel corso centrale del paese, mentre si apprestava ad eseguire la potatura dello stesso; subito trasportato di urgenza in elicottero all'ospedale di Sassari dove muore dopo poche ore dal ricovero a causa del trauma cranico riportato nella caduta.
 Chissà quante volte  nella sua carriera si é ritrovato a svolgere lavori uguali a quello che ieri fatalmente gli é costato la vita!
Una fatalità, un'imprudenza, una giornata sbagliata!? 
Si possono fare molte varianti legate alla drammatica circostanza, per la nazione ad esempio sarà un Drammatico numero che si aggiunge a una lista impressionante di nomi morti nello svolgimento del proprio lavoro, un'altra morte bianca per capirci, che fa sprofondare Bonarcado con amici, familiari e parenti nel dolore straziante per la vita che smette incolmabile e assurda.

certo, queste che seguono, forse sono dichiarazioni di circostanza stilate con una certa tecnicità e dalla quale mi astengo ogni tipo di pregiudiziale, uno, vuoi per scarsa conoscenza dei fatti, due, per non avere competenze specialistiche adeguate al caso.)
Mi ha colpito peró  non poco la dichiarazione a caldo del sindaco dott. Mario Sassu: 
Della quale afferma che lo sfortunato operaio Mauro Madeddu non era autorizzato a svolgere la potatura dell'albero su cui é avvenuto l'incidente.
 Forse era fuori servizio? O forse non gli era consentito pensare, quindi non poteva decidere come svolgere il proprio lavoro?
Eppure era un'operai specializzato, non mi si venga a dire, ora, che gli operai del comune di Bonarcado lavorano costantemente con il capo dell'ufficio tecnico alle costole,  sarebbe difficile crederci, e tanto meno sará difficile credere che sempre siano state applicate le norme sulla sicurezza. E  tutte le sue opere fatte con le sue mani, senza nessun ausilio specialistico?' In particolare in "OrtuMannu" pensate progettate ed realizzate  da lui.
Un po contraddittorie ma pur sempre parole innocue, apparentemente, ma suonano sibilline come mossa di smarcamento dalle ipotetiche responsabilità del datore di lavoro, nella fattispecie, il comune di Bonarcado a cui fa capo il nostro amato dottor Mario Sassu nella veste di sindaco.
Ora se tutto si svolve nel rispetto delle norme vigenti pace e bene a tutti, ma se tale frase serve in via legale per essere usata contro gli interessi e i diritti del povero defunto e dei familiare che ne saranno beneficiari, be allora quella frase detta a caldo mi suona ingrata e irriconoscente verso chi ha dato la vita per migliorare l'estetica del paese, anche quando si era a corto di mezzi adeguati rischiando per inteso sempre sulla propria pelle.
Pace e bene---