Il futuro a 5 Stelle

Il futuro a 5 Stelle
Il futuro con il Movimento 5 stelle é un dono del cielo

sabato 20 ottobre 2018

A chi fa paura lo Spread?

Spread, sappiano dove lo mettiamo lo spread...
..é l'unica arma che hanno a disposizione per terrorizzare i mercati reali, e i comuni mortali, ma é un bene secondo me che venga usato e manipolato per dare segnali di obiezione, in questo caso, all'Italia per via del cambio di rotta rispetto alle politiche partitocratiche tradizionali. Per ció per il governo attuale é piú opportuno resistere e andare avanti senza fare passi indietro in rispetto del programma intrapreso, e nel rispetto degli elettori che si aspettano il cambiamento.
In breve vuol dire vuol che deve essere il mercato globalizzato insieme al sistema finanziario a dovere cambiare i paradigmi, devono essere loro ad adeguarsi alle esigenze dei paesi, delle zone geografiche UE, dove ancora cerca di resistere la vera e unica economia reale.
D'altronde i veri contrappositori della sana rivoluzione in atto sono pochi, e il restanti chiedono garanzie; gli industriali, ad esempio, che si aspettano segnali confortevoli e di sicurezza da parte della politica, e li trovano. Il M5S ha giá risposto a queste aspettative con il programma di governo, e la realizzazione.
I pochi che pensano al proprio introito da dietro invalicabili "barricate" (banche e multinazionali in primis) sono i "nemici" conclamati dell'umanità; sono loro a mettersi di traverso creando le condizioni che avvelenano quel sistema sano che passo dopo passo va sempre piú concretizzandosi, e bloccando ogni accenno di cambiamento usando appunto lo spauracchio dello Spread.
É giusto peró fare una precisazione: nel caso il M5S tiene duro e va avanti senza farsi condizionare o intimidire dalle minacce, saranno loro poi a dovere adeguare tutti quei paradigmi che furono concepiti a beneficio di alcuni, e a scapito i molti.
É tempo di cambiare e lo Spread usato a scopo persuasivo, come arma impropria, non deve impaurire nessuno se non a loro stessi che né azionano l'asticella.

giovedì 18 ottobre 2018

UE minaccia bocciatura finanziaria 2019

Bisogna tornare indietro circa di due anni per capire le angherie contemporanee a danno del governo giallo-verde, e degli italiani, da parte del governo europeo.
Sui conti pubblici allora l'UE concesse 13,6 miliardi di flessibilità in cambio di “maggior sforzo, che tradotto in parole spicciole, vuol dire che si poteva sforare sul patto di stabilità, riconoscendo in effetti che i conti non erano poi tanto male ( secondo loro ):
Ora viene spontaneo constatare che nonostante la rigorosa scrupolosità nella formulazione del Def per il 2019, Bruxelles si mette a fare le pulci sull'Operato del governo.
Cambiò persino nome: da patto di stabilità, diventò legge di bilancio, e permetteva uno sforamento di 13,6 miliardi di euro ( se la memoria non mi tradisce ) e che si rivelò non certo una buona mossa considerando poi gli effetti negativi sui conti in generale durante l'amministrazione Renzi, il pinocchio di Rignano Val D'Arno.
Non so voi, ma io mi sento ingannato e preso in giro dal governo Europeo. Il problema dunque non é certo il DEF in se ma bensì le intenzioni del governo che prevede di sviluppare politiche a misura di cittadino; dimostrando il contrario di quanto abbiano fatto loro in passato in zona euro, oltre che in misura vergognosa anche in Italia per mano di una finta Sinistra e della Destra berlusconiana .
La domanda ora é: come mai seppur in condizioni peggiori di oggi, gli stessi personaggi, al secolo Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, commissario degli affari esteri, e il presidente Junker, nel 2016, in riferimento al Def di allora, si complimentarono addirittura con l'Italia; mentre in questo caso, nonostante un quadro specifico piú prudente, rivoluzionario e ambizioso, rischia di essere bocciato?
Da rammentare poi di quanto sotto il Governo Renzi abbia fatto lievitare il debito pubblico, vale a dire circa cento miliardi di euro in piú. Il Def attuale per il 2019 non corre questo rischio perché sono bene specificate quali sono le misure che permetterebbero che il margine di 2,4% abbia ripercussioni finali che provocherebbe un'aumento del debito pubblico. Per altro il governo ha ben specificato i tempi di recupero tramite alcune riforme e tagli mirati fra privilegi sprechi inutili, e ridimensionamento delle ricapitalizzazioni degli utili aziendali, guerra ai grandi evasori, alla fuga di capitali, etc. etc..
E su chiesto pare sia assodato e chiaro: sono questi i motivi la quale la finanziaria rischia di essere bocciata. Se la riforma prevederebbe la solita solfa che permetterebbe ancora di spremere le parti piú deboli, nessuno si sarebbe messo di traverso, e questo appare chiarissimo.
Per tanto il problema é sempre lo stesso:-i signori apolidi della globalizzazione- ( come direbbe il filosofo Diego Fusaro ); in particolare, i potentati finanziari, non vogliono concessioni incisive a favore dei cittadini...
Per quanto riguarda la manomissione della riforma, scoperta dal presidente Conte, l'impressione é quanto segue:
Negano l'evidenza, ovvero, pur di non ammettere la manomissione, vogliono fare credere che era già scritto. Come se il presidente del consiglio Conte e gli altri ministri del Movimento fossero tutti degli imbecilli per non essersi accorti prima.
Ma vi sembrano credibili?
Anche la Lega segue la china della menzogna...
a questo punto la mia impressione é che il governo insieme alla Lega giungerà presto alla conclusione.
Gli italiani dovrebbero capire che il M5S ha tutti contro e vogliono ristabilire il sistema che si stava mangiando l'Italia, stroncando la rivoluzione in corso. Sarebbe un colpo mortale per la sovranità italiana, e sarebbe la fine di un nuovo orizzonte che si stava concretizzando...

É dura ma bisogna andare avanti senza mollare.
Sanno che hanno perso, e lo sapranno ancora meglio a Maggio quando si andrà alle urne per le Europee, per questo fanno di tutto per cercare di coprire di ridicolo il governo, e in particolare il M5S.
I Cittadini stanno dalla nostra parte, non esiste altra alternativa per gli italiani che produce se non la strada già. intrapresa dal M5S.
Passate parola, non permettete alla partitocrazia italiana di rovinare tutto.

Sulla questione anche Vittorio Sgarbi non perde l'occasione di sparare a zero contro il M5S, in particolare contro Di Maio, per tanto rivolgo in sintesi le mie impressioni:
Concedere l'immunità parlamentare a questo pazzo é un crimine contro l'umanità...
Ma voi credete che lui, come tanti altri, media compresi, abbiano letto ( prima e dopo ) il testo in questione?
Questo succede solo dopo che il presidente professor Conte, si é accordo delle aggiunte da mani "anonime".
Il pratica volevano attribuire al M5S delle manovre non previste e fuori dalla linea esecutiva del M.
D'altronde é sempre stato così, la lealtà verso il M5S non é mai stata prerogativa degli avversari; anche per questo hanno sempre perso comunque, e perderanno in futuro. Gli italiani ormai sono vaccinati, non cadranno piú in questa sorta di trappoloni..

Di Barolus Viginti

lunedì 17 settembre 2018

Il direttore di Whistleblower solleva il coperchio dalle devastanti operazioni militari in Sardegna

Di Lucia Moon
Il film è stato presentato in anteprima al Palace Cinemas, a Leichardt, nell'ambito del Lavazza Italian Film Festival.
Il film, che non sarà proiettato in Italia nel prossimo futuro a causa di implicazioni politiche e rischio di incarcerazione per il regista, è una visione sconvolgente delle operazioni militari attualmente in corso sulla già idilliaca isola della Sardegna.

Camillo è tornato sull'isola dopo un'assenza di 18 anni in Australia, e con suo orrore ha scoperto grandi pezzi della sua terra, decimati da misteriose bombe.
Il film descrive la continua ricerca di Camillo per esporre la verità dell'occupazione della Sardegna da parte della Nato: (Organizzazione del trattato atlantico, un'alleanza militare intergovernativa tra 29 paesi nordamericani ed europei). L'occupazione risale all'accordo sulle infrastrutture bilaterali del 1954, firmato dal ministro degli Interni Scelba e dall'ambasciatore statunitense Luce, ma che non è mai stato ratificato dal Parlamento italiano.
L'accordo consentì l'occupazione statunitense della terra italiana, e in particolare della Sardegna, con l'istituzione di molte basi militari dove alcuni dei più grandi eserciti del mondo si allenavano.
Questi includono Stati Uniti, Israele, Francia e Germania.
Gran parte della Sardegna è stata trasformata in un vero e proprio scenario di guerra , con esercitazioni in corso di bombardamento e sparatorie missilistiche.
Il paesaggio è disseminato di carri armati abbandonati, gusci di missili e crateri, oltre a tracce di elementi radioattivi che hanno avuto un impatto scioccante sull'ambiente e sulla salute delle popolazioni locali.
Ciò è particolarmente evidente nella gamma della zona di bombardamento di Quirra, una delle più grandi in funzione nell'UE.
Nel 1988, nella città di Escalaplano, il 25% di tutti i bambini nati malformati o con gravi malattie.
In questo settore sono registrati tassi eccezionalmente elevati di leucemia.
Con l'aiuto di esperti scientifici e medici, tra cui la famosa scienziata dottoressa Antonietta Gatti, Camillo presenta numerosi casi che possono essere collegati al torio a elementi radioattivi, che è stato scoperto nei corpi dei defunti e negli animali deformati.
Camillo denuncia anche l'eventuale presenza di uranio impoverito nell'ambiente, una sostanza chimica radioattiva pericolosa che secondo la Convenzione di Ginevra è vietata in tutti gli atti di guerra.
La NATO è stata precedentemente collegata all'utilizzo di uranio impoverito, nel bombardamento del 1999 della Jugoslavia che ha portato a tassi di cancro enormemente aumentati nelle parti centrali della Serbia.
Ma la NATO nega costantemente i continui rischi per la salute associati all'uranio impoverito, così come la sua presenza in Sardegna.
Il film di Camillo si impegna con le prospettive e le esperienze del popolo sardo, per mobilitarli in segno di protesta contro l'occupazione militare.
Balentes è una parola sarda che indica una persona di valore, che lotta per la giustizia sociale e difende il debole contro l'oppressore.
I sardi sono sempre stati un popolo guerriero, che ha combattuto i molti invasori che sbarcano sulle rive nel corso dei secoli.
Ora questi balentes combattono ancora per la loro patria.
Molti hanno subito una perdita di mezzi di sussistenza, persone care e salute a seguito di operazioni militari.
Insieme alla comunità, Camillo chiede la rimozione di tutte le basi militari dall'isola, il risarcimento per le perdite, la bonifica ambientale e la creazione di nuove imprese sostenibili.
Questo è particolarmente importante per i pescatori che non sono stati in grado di pescare le loro acque da quando la NATO ha preso il controllo dell'area.
Ma la chiamata alla protesta non è solo rilevante per il suolo sardo, dice Camillo.
"Riguarda ogni terra sottoposta a una forza potente.
"Questa è una storia di resilienza.
"Le persone hanno bisogno di conoscere queste storie".
Camillo è anche conosciuta per il suo lavoro antropologico con le comunità indigene in aree remote dell'Australia.
Puoi unirti al combattimento con hashtagging #Iambalentes o #balentesfilm.
firmare la petizione per sospendere tutte le attività militari in Sardegna

Fonte il globo

Guarda anche il video seguente:

domenica 2 settembre 2018

Lontano, molto lontano ancora la pace in Libia

Molto lontano ancora la pace in Libia, e il motivo non é da trovare in loco, ma bensì nelle volontà delle forze multinazionali (non solo belliche) di trovare una soluzione alla crisi mai placcata dalla morte del dittatore Muammar Gheddafi.  

Esigenze di mercato si direbbe se tutto fosse rilegato a dei contesti di normalità basati sulle normative stesse multinazionali. Per la Libia e una grande parte dell'Africa purtroppo non é così. É l'Africa delle fonti di materie prime (fonte di grande ricchezza) da distribuire nel resto del mondo a portare allo sfruttamento sfrenato della stessa "senza pagare dazi" né da distribuirne gli utili ai veri e naturali beneficiari di questi beni, con tutto quello che né é consegue, e né conseguirà ancora in futuro se la comunità internazionale non cambia atteggiamento e interessi nei confronti del Continente africano.

In Libia la pace é molto lontana dunque; nessuno ha interessi di raggiungerla veramente, tranne i libici che ci combattono.
Gli interessi "dei signori apolidi della globalizzazione" come direbbe Diego Fusaro, sono immensi; e la colpa non é delle tante tribù sparse nel territorio libico.

Sono i mercati che premono, corrompendo, sulle tanti fazioni sparse nel territorio libico; in particolare la Francia che ha abbattuto il regime di Gheddafi, anche se bene o male riusciva a controllare il paese del Nord Africa in pace.
Abbattuto, appunto, proprio perché il colonnello Gheddafi voleva istituire un sistema finanziario africano, quindi di interscambi commerciali diretti con il Mondo, invece di subire il controllo da parte della Francia che oggi si accaparra almeno una ventina di Stati africani sotto il suo "protettorato" finanziario, allestito con tanto di moneta: -il Franco CFA-
Nel lontano 1958 Jacques Chirac diceva: - senza l'Africa, la Franci scivolerebbe verso livello di una potenza del terzo mondo- .
Nel 2008 invece Francois Miterrand non si allontano dal quel pensiero, Infatti disse. -senza l'Africa, la Francia non avrà storia nel 21nesimo secolo-. Questo per darvi un'idea della mentalità egoista e distruttiva nella scuola di pensiero francese dove si sono formati questi questi luminari della tirannia; la filosofia del dominatore- invasore a prescindere.


Per tanto voglio apportare un tracciato storico del colonialismo In Africa secondo la scuola degli studi giuridici e monetari “Giacinto Auriti”, Dott.ssa Sara Lapico:


Excursus storico.
La seconda guerra mondiale è terminata. Dalla conferenza di Bretton Woods, convenuta per dare al mondo un nuovo assetto finanziario mondiale vide i natali il 26 Dicembre del 1945, il Franco delle colonie francesi dell’Africa. A segnare la spartizione del mondo onde imporre il proprio dominio con relativi diritti di sfruttamento, ci pensa la moneta unica ancorata al franco francese.
Il franco CFA, ingabbiato in una convertibilità fissa dapprima con il franco francese e oggi con l’euro, è la pietra filosofale dei grandi potentati economici del primo mondo.
Con un cambio del tutto mortificante, assolutamente lontano dal rispecchiare la reale economia di quei paesi, le forze vincitrici affermano la loro arroganza, imponendo ai quei paesi l’imperativo della sola sopravvivenza (quando va bene).
Funzionamento:
Il franco Cfa occidentale è comune a 14 Stati africani (Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal e Togo), mentre il franco dell’Africa centrale è adottato da Cameroon, Repubblica Centrafricana, Chad, Republic of the Congo, Guinea Equatoriale e Gabon. La valuta è gestita dalla Banca centrale degli stati dell’Africa occidentale (Bceao) e dalla Banca degli stati uniti dell’Africa centrale (Beac), mentre la Banque de France e il tesoro francese ne garantiscono la convertibilità.
In sintesi, una situazione che richiama alla mente un euro a due velocità. Il cambio sopravvalutato (ricorda qualcosa?) stabilito in 1 CFA = 1,70 FRF, fu foriero di conseguenze che probabilmente immaginate da soli1.
Esportazioni ridotte all’osso a causa dell’alto costo dei prodotti africani, stagnazione economica, rapporti di forza tra capitale e lavoro a netto vantaggio del primo, povertà, disoccupazione diffusa, bilancia commerciale in perenne deficit, impossibilità assoluta di affrancarsi economicamente2. In pratica, per poter concorrere al commercio internazionale i paesi dell’Africa francese devono comprare euro utilizzando la loro moneta ossia il franco coloniale, con il cambio ad oggi pari a 1 euro= 655,957 CFA.
Nessuna possibilità di riequilibrare il cambio nominale con quello reale, nessuna speranza di colmare gli squilibri della bilancia estera se non a prezzo di una dura austerità, parolina che ormai anche noi europei conosciamo bene. Con una severa stabilità imposta ai cittadini, che si traduce in penuria monetaria cioè in povertà, questi non hanno la possibilità economica di acquistare beni provenienti da altri paesi che aggraverebbero i conti con l’estero. Come qualcuno ricorda, l’austerità fa pagare ai poveri gli errori dei ricchi (o meglio la loro ingordigia).
Così come la commissione europea si arroga il diritto di imporre i propri dettami finanziari ai paesi membri dell’Unione europea, cosìle autorità francesi impongono i propri diktat, non ultimo la circolazione dei capitali, liberi di andare a spasso per il globo alla ricerca della maggiore rendita finanziaria possibile. Si stima che nel 2014 le uscite di capitali ammontassero tra i 620 ai 970 miliardi di dollari, raggiungendo fino al 24% del Pil dei paesi interessati3. Questi flussi in uscita devitalizzano ancor più una già precaria economia che, inevitabilmente, sprofonda sempre più a tutto vantaggio di altre aree finanziarie. Grazie alla condizione di sottomissione dei paesi africani viene loro imposto un rigido controllo dell’inflazione, stessa mission della Bce. Art. 3 art 127 p 1 Trattato sull’Unione europea. Si rende così impossibile l’industrializzazione, infatti si tratta di paesi ad economia prevalentemente agricola, che dipendono pesantemente dalle importazioni, manco a dirlo, francesi.
A questo quadretto si aggiunga l’obbligo per i paesi africani di detenere una riserva di moneta estera pari al 65%. Tradotto significa che su ogni miliardo di prodotti esportati, i paesi coloniali versano al tesoro francese la somma da capogiro di 650 milioni, ricorda nulla?
Il MES (meccanismo europeo di stabilità) possiede un capitale di circa 700 miliardi di euro, di cui 80 miliardi versati dagli stati membri, la cifra restante viene raccolta tramite obbligazioni direttamente sul mercato.
E se un paese membro, ad esempio l’Italia, necessitasse di quel denaro? Semplice: basta chiedere un regolare prestito pagando il relativo interesse (art 3 Trattato istitutivo del MES).
Lo stesso identico schema venne imposto subito dopo la guerra, ai paesi sotto scacco del dollaro. Il progetto di White che disegnò il sistema di funzionamento del FMI, prevedeva infatti un fondo di stabilizzazione internazionale di almeno 5 miliardi di dollari, costituito da oro e divise dei paesi partecipanti, l’equivalente di una riserva. Tali progetti sono studiati per imporre un limite all’incremento della massa monetaria, che quindi non rispecchia appieno lo sviluppo economico dei paesi4. Lo scollamento tra volumi di massa monetaria resa rara rispetto ai beni prodotti, ha il solo scopo di consolidare l’egemonia del capitale e della classe dei rentier, rispetto alla classe sottoposta che produce beni reali. Tali imposizioni infatti sono privi di sinallagma e non ritornano alla comunità che li ha versati, nessun bene e/o servizio.
Anche l’Iva introdotta in Italia con il DPR del 23.10.1972, lungi dal prevedere un “do ut des”, ha come scopo dichiarato l’armonizzazione fiscale.
Dopo vari rinvii si prevede entro il 2020 di introdurre una nuova divisa comune denominata ECO, come sottoscritto nel Trattato di Lagos del 1975 e che stabilisce i seguenti criteri di convergenza:
I quattro criteri principali sono
  • Tasso di inflazione ad una sola cifra alla fine di ogni anno
  • Deficit di bilancio non superiore al 4% del PIL
  • Finanziamento del deficit statale da parte della banca centrale non superiore al 10% delle entrate fiscali dell'anno precedente
  • Riserve esterne lorde che possano dare copertura delle importazioni per un minimo di tre mesi
I sei criteri secondari sono
  • Divieto di nuovi default nazionali
  • Gettito fiscale uguale o superiore al 20 per cento del Pil
  • Massa salariale da tassare pari o inferiore al 35 per cento
  • Investimenti pubblici derivanti dal gettito fiscale pari o superiore al 20 per cento
  • Tasso di cambio reale stabile
  • Tasso di interesse reale positivo.

A tutt’oggi solo il Ghana ha soddisfatto i quattro criteri principali5. È evidente l’impossibilità assoluta di autodeterminazione che svuota completamente di significato la parola libertà, oggi tanto di moda. Sarà un caso che proprio dal continente nero si muovono ondate di persone alla ricerca di nuova vita?
Come diceva il Prof Giacinto Auriti: “la moneta è come l’acqua per i pesci e nei periodi di siccità i pesci si spostano verso le pozzanghere d’acqua”.
Noi ci auguriamo che si ponga fine all’anemia monetaria indotta dall' alto e si restituisca finalmente dignità all’uomo con la proprietà popolare della moneta.

Per Scuola di Studi Giuridici e Monetari “Giacinto Auriti”, Dott.ssa Sara Lapico
06/02/2018



Finché la francia e le finanziarie mondialiste non molleranno la presa in Africa, in Libia e in molti altri Stati africani non vi potrà mai essere la sospirata pace. Spinti, bloccati dal " meccanico impedimento" come direbbe lo stesso Fusaro rammentando Antonio Gramsci...

Europa quindi é maggiore responsabile della destabilizzazione africana: praticamente vogliono prendere due piccioni con una fava sola: uno: l'Africa sotto scacco, dipendente in tutto, quindi controllabile e manovrabile. Due: significa avere milioni di braccia giovani e forti da trasferire in Europa come forza lavoro, e abbattere il costo del lavoro costringendo all'adeguamento anche i lavoratori autoctoni, quindi per avviare il nuovo sistema produttivo europeo verso la "morbida" schiavitù. Da questo passaggio tutti uguali, tutti matricole, tutti codici a barre, o da microchip sottocutanei controllabili 24hr su 24hr. Sará un nuovo mondo produttivo e il lavoro che non ci sarà neanche per gli Europei, figuriamoci se potranno essere integrati tutti.

Per adesso i fatti sono davanti agli occhi di tutti: solo problemi dalla deportazione in corso: morte nel deserto e nel mediterraneo a migliaia. Morte nei paesi europei che gli accoglie: droga, criminalità, violenze di ogni genere. ( forse quando se né accorgeranno veramente, qualcuno né demarcherà anche il fallimento ). Per adesso ogni presagio non porta nulla di buono per la società africana ed europea, e la colpa é al cento per cento dei politici, delle banche, delle multinazionali, e di chi gli appoggia.

Il piano Calergi ha fallito. I sogni "realizzabili" di Soros e di tanti altri pazzi "mondialisti apolidi" sono ispirati e voluti da avido ed egoistico sentimento, e folle ambizione per dominare il mondo.

Sono loro i cattivi che sfidano i buoni, che hanno ispirati gli autori del passato. Il cattivo della saga dei James Bond gli impersona tutti volta per volta. É la storia scritta e dettata dalla fantasia; é la storia anticipata chissà per quale meccanismo visionario balenante nelle menti di questi uomini, che in qualche modo profetizzarono immaginando il futuro.

Per loro, per i cattivi reali dal piano Calergi in poi; quegli che promettono un mondo migliore, nonostante i già evidenti fallimenti, il "meccanico impedimento" non esiste, né si prospetta il pericolo nel prossimo futuro. Il motivo? Semplice, perché la gente, il mondo, deve ancora capire, per poi trovare la forza e l'unione per ribellarsi..

Di Barolus Viginti​

Leggete anche questo articolo:
https://www.attivismo.info/il-franco-cfa-una-valuta-coloniale-che-causa-ritardi-allo-sviluppo-dellafrica/

martedì 21 agosto 2018

Aggiornamento sulla Peste suina africana in Sardegna


Premesso che quanto riporto su questo argomento trattasi solo di opinione personale, quindi uno puó essere d’accordo o in disaccordo, per me il discorso non cambia. O meglio cambia solo d’avanti a dati ufficiali certi relativi da parte degli organi competenti, sempre che abbiano intenzione di sbottonarsi e togliere quel velo opaco che impedisce di vedere e capire meglio il fenomeno.


A molti soggetti ammaestrati, allineati, asserviti, certi discorsi possono sembrare incomprensibili o lontano dal loro modo di valutare e di vedere la realtà. Per questo la Sardegna in qualche modo non é mai riuscita a farsi rispettare.

Parlo di certa classe dirigente sarda che fa di tutto contro gli interesse dei Sardi. Perché distruggere quando é persino meno costoso aiutare la Sardegna rurale a modernizzarsi. Stanno regalando il mercato sardo alle lobby extra-isolane, e non si rendono conto.

E vengo al dunque:

Il problema non é tanto la peste suina in se: lo spiega bene l'emendamento del 2.08.2018 approvato dalla Regione sardegna, in una motivazione conseguente agli articoli (Art.4 al capoII); il problema é il sistema economico arcaico considerato abusivo. Il che possiamo essere anche d'accordo che in qualche modo le "aziende" a conduzione familiari, si mettano in regola per contribuire meglio allo sviluppo della società sarda. Ma se questi pazzi quel sistema lo distruggono invece di aiutarli a fare azienda regolamentata e sicura, diventa evidente che la peste suina diventa solo un pretesto per abbattere ogni sorta di resistenza a un mercato che intende capovolgere gli antichi paradigmi.


Piú pretesto che priorità per la salute. Che senso ha poi se poniamo il problema davanti alle malattie moderne, il diabete in testa, causate dall'alimentazione industriale?


Siamo sotto la scure di una tirannia architettata e ben funzionale agli interessi delle lobby che vogliono impadronirsi di tutto, per renderci piú deboli, manovrabili e sottomessi a delle regole contro natura ed esigenze dei territori in cui prendono possesso.

Lo sapevate poi che al momento attuale, e mi riferisco all'anno corrente 2018, la peste suina in sardegna, secondo l'istituto zootecnico, é pressoché debellata oltre il 90%. Due soli casi nel 2018, e però fra l'Ogliastra, l'Oristanese e altre zone sono Stati abbattuti trentasette maiali considerati infetti. Io vorrei capire perché! Il picco piú alto nell'ultimo decennio fu raggiunto il 2013, oltre cento capi infetti rilevati in tutta la Sardegna, poi un calo costante, fino ai due capi del 2018, come giá detto. Sapete quanti capi sono stati abbattuti in Sardegna in quel periodo (in 5 anni ); migliaia, non si contano piú. 
Può essere la ragione di tutto la peste suina africana? Cero che no; lo capirebbe anche un bambino. 

Lo sapevate poi che sono stati trovati dei capi infetti anche in centri protetti, recintati e considerati sicuri? Esatto, proprio in quei luogo indicati come modello dalle nuove normative europee, o meglio dal mercato monopolizzato, anche se in questo caso sarebbero necessari ulteriori indagini per capire meglio cosa possa essere successo... e quí faccio una piccola parentesi: (sapete chi coordina l'istituto zootecnico delle sardegna? Lo coordina la Lombardia e l'Emilia Romagna. Che dite, l'avranno qualche conflitto di interessi rispetto a una concorrenza di qualità come quella suina in Sardegna, essendo le stesse regioni produttori sul larga scala, addirittura di fama mondiale per quanto riguarda i prosciutti? ). 
Non vi salta in mente che sotto sotto ci possa essere una "Guerra spietata" per accaparrarsi grandi fette di mercato? Sarebbe un classico: d'altronde il mercato globalizzato dei mercati liberi se né stá liberando volta volta usando ogni mezzo, anche armi pesanti. 

Con questo non si voglia pensare che l'apparato di controllo zootecnico non operi con serietà, ma bisogna dire che data l'ermeticitá del loro operato é difficile sapere con certezza se i relativi controlli si svolgono con correttezza e soprattutto con trasparenza. Io penso e sono convinto, seguendo da tempo questo caso, che molte cose non avvengono correttamente, e tante cose vengono nascoste al pubblico.

Di Salvatore Barolus Zuddas Viginti

lunedì 20 agosto 2018

Privatizzazioni: la rovina dell'occidente

Non credo siano molto bravi a fare calcoli quanti sostengono che allo Stato conviene privatizzare i beni pubblici. 
Per altro viviamo nell'era del trionfo globale delle lobby che con le privatizzazioni hanno tolto i beni pubblici alla collettività. Persino l'acqua, la sanità, l'istruzione sono amministrate da associazioni lobbistiche private. Mancano solo le forze armate, le carceri e il sole, dopodiché la collettività sarà sempre piú povera e assoggettata alle angherie dei potenti di turno che magari neppure conosciamo, e abitano dall'altra parte del mondo. Stiamo parlando di azionisti senza frontiere e senza patria; il che significa che a nessun paese dovranno contribuire.
Se gestisce lo Stato ha solo da guadagnare, e non avrà certo bisogno di fare lievitare i prezzi; invece privatizzando si dá ad altri la possibilitá di partecipare alla mangiatoia, e non si accontentano: in pratica vogliono prendere di piú di chi ha elargito loro le concessioni.
Le concessioni Statali sono come subaffittare una casa: lo Stato chiede l'affitto all'inquilino, e lui a sua volta chiede un'affitto maggiorato al subaffittuario. Spese pompate quindi, é inevitabile con le privatizzazioni.
É cosí poi che crescono le spese dei contribuenti, quando la torta viene spartita in molte parti. É chiaro che poi chi gestisce deve aumentare i prezzi per guadagnare e per fare guadagnare azionisti e investitori.
E c'é di piú: quando gli azionisti escono di propria volontà o per scadenza dal contratto, si riprendono pure il capitale depositato come garanzia, anche se a sua volta fossero finanziati loro stessi da altri, e con gli interessi.
Avete presente la catena di S. Antonio? Pressapoco la stessa cosa. la cosa chiara é che questi avvoltoi riescono a guadagnare con nulla usando il capitale dello Stato in primis, e da chi gli finanzia per entrare nel giro vizioso della catena che non dovrebbe spezzarsi mai.
Comunque vada lo Stato é l'unico a non guadagnarci ( quindi alla collettività ) NON RESTERANNO che GLI OCCHI PER PIANGERE. Mentre invece i politici corrotti che permettono lo smembramento delle risorse Statali, quegli si che ci guadagnano, e certe volte anche a loro insaputa.
Se é lo Stato a rimetterci come dicono i contratti di concessione ( vedi ponte Morandi a Genova. Se Atlanta autostrade SPA INTRAPRENDESSE LE VIE LEGALI E VINCESSE, oltre la vergogna la beffa, nel vedere lo Stato risarcire nonostante quello che hanno causato per negligenza e sete di denaro ).
Lo si vedrà per altro quando lo Stato abbrogherá la concessione per cause giuste ad Autostrade SPA, come chiederanno i guadagni che perderanno fino alla scadenza del contratto di concessione. É evidente che sono contratti stipulati ad arte per disossare le risorse pubbliche con tecniche mafiose autorizzate.
Il discorso vale per tutte le privatizzazioni; sarà sempre la collettività a rimetterci, mentre per le varie caste nel connubio di connessioni fra banche, imprenditori e politici corrotti senza scrupoli ( società autorizzate a delinquere ) c'é solo da guadagnare.
Per questo poi i ponti crollano; la Sanità non funziona, il turismo va in calo, e il comparto agro pastorale come lo conoscevamo viene azzerato per dare spazio ai subaffittuari globalizzatori delle multinazionali per inquadrare tutto in sistemi standardizzati, per lo piú OGM, uccidendo le Bio diversità!
Sono tutte cose che tocchiamo con mano, ma molti sono ciechi e sbagliano i calcoli. É lo scorporamento dello Stato la nostra rovina, e ancora la maggior parte dei cittadini non né hanno preso coscienza...
di Barolus Viginti

Leggete anche:  Autostrade, quelle privatizzazioni all’italiana: il trionfo della lobby del casello

Per capire meglio il sistema che ha spolpato l'Italia leggi anche questo articolo. Importantissimo:
Leggete cosa diceva nel 2014 in Matrix Europea Francesco Amodeo.

domenica 19 agosto 2018

Modello standardizzato ( e forse intensivi ) nelle nuove norme che regoleranno gli allevamenti suini del futuro

Rispondo al commento di Gianfranco Scalas, di cui tocca argomenti che mi stanno a cuore, e dovrebbero interessare tutti; in particolare il popolo sardo che ha subito direttamente, e a proprie spese le prepotenze del mercato globalizzato, che per volere dei mondialisti monopolizzatori, hanno distrutto un sistema economico millenario di alta qualità.
Non é che hanno tentato di migliorarlo, niente affatto, lo stanno man mano distruggendo, e la Regione sardegna amministrata prima dalla destra poi dalla falsa sinistra che é il PD, hanno dato una bella mano; infatti l'ultimo colpo al made in sardegna DOP e biologico, arriva proprio per mano del governatore Pigliaru e compagni di merende.
Nessun privato a livello familiare puó adeguarsi alle nuove norme senza dei finanziamenti accessibili, e che non siano caricati da interessi da strozzini. Quindi bisogna avere ragione di credere che il comparto agro pastorale a livello commerciale venga gestito totalmente da società extra-isolane, che avranno agevolazioni a iosa dalle banche e dalla stessa Regione Sardegna. é così che andrà a finire se non vi date una svegliata... Se vi girate intorno vi accorgerete che in parte é giá tutto impostato su questa "china" ( mentre Pigliaru dice che la Sardegna la china economica l'ha risalita, " il prodotto interno lordo é positivo" dice )... avrete visto anche che giá molte piccole aziende sarde hanno improvvisamente perso tutto perché non hanno potuto onorare i debiti. Non ce l'hanno fatta per via degli interessi imposti.
E siamo a una fase intermedia che chiude lo sterminio della razza suina sarda con la scusa della peste suina africana. La Regione in questo vortice voluto dalle multinazionali di settore, c'é finita con tutte le scarpe: hanno eseguito gli ordine alla lettera senza neppure provare ad effettuare un minimo di APPROFONDIMENTO, senza un minimo di studio, senza provare almeno a fare ripetizioni delle analisi che hanno portato all'abbattimento di decine di migliaia di maiali sardi di grande qualità.
Un danno economico enorme nella Sardegna agro pastorale che nonostante tutto resiste. ( Tutto questo mentre il governatore del nulla Pigliaru, ora se né esce asserendo che la sardegna economicamente ha "risalito la china". Siamo alle balle spaziali ). Ma forse si riferiva ad'altro. Come no!
"Il PIL é positivo, la sardegna ha risalito la china" dice il governante dei mondialisti.
Forse si riferiva alla china calda nei traghetti che bevono i giovani sardi che vanno a lavorare altrove; serve per placcare l'acidità di stomaco mentre guardano dai ponti le coste sarde che si allontano per sparire dai loro orizzonti. Modulata cosí sarebbe piú credibile; Non vi pare?
Vogliamo parlare del flop della stagione estiva? Oltre il 30% in meno dell'anno scorso, pure in calo rispetto all'anno prima, cioe del 2016...questa é crescita?
Prodotto interno lordo?
Vi fanno solo contare i dati, poi gli utili se li portano via le aziende che investono in Sardegna.
Persino gli utili sui prodotti agricoli per la grande distribuzione vanno a investitori e azionisti; ai sardi hanno dato solo l'illusione di essere padroni affidando loro la manodopera e qualche servizio amministrativo; il resto se lo spartiscono e pappano altrove.
É crescita quella attuale?
Vi siete veramente persi caro Pigliaru, fartene una ragione.
Ricandidatura?
Ma anche no! Dio ce né scampi e liberi presto... Non si sono posti neppure la domanda: - ma allora perché permettiamo la caccia al cinghiale ( d'altronde anche in questo caso esistono degli adeguamenti: prima regola é pagare la tassa venatoria. Seconda regola; corso informativo di un'ora presso il comando forestale di zona. Terza regola: via libera alle doppiette, e poco importa se i cinghiali non esporranno alcun documento che li certifichi sani, e liberi dalla fantomatica peste suina ) quindi permettono senza particolari scrupoli, che vengano consumate le carni senza nessuna precauzione a tappetto?". Eppure ci dovrebbe essere qualche cosa che non quadra se i mondialisti monopolizzatori gli hanno tracciati come untori della peste suina, o presunti tali.
Si é ancora in tempo: vogliamo rispondere a queste domande? Perché la caccia di certi migratori si, nonostante la Fauna selvatica sia spesso untore ( o per lo meno loro dicono ) anche di altri pericolosi virus. Mentre per i maiali domestici al brado né hanno deciso lo stermino totale?
Vi torna almeno chiaro che vi hanno fottuto senza preavviso? Vi torna chiaro che in tutta questa storia troppe cose non tornano?
Svegliatevi e alzate la testa, perché la fase finale, del processo per il mercato globalizzato imposto dai mondialisti monopolizzatori potrebbe essere imminente, e significherebbe dipendere totalmente da un manipoli di criminali di cui non conoscerete neppure che faccia abbiano, ma si porteranno via gli utili delle aziende intensive che installeranno ( con L'AGRICOLTURA SONO PER ALTRO A BUON PUNTO. Altra illusione di marchio sardo falso e infedele alla naturale biologia del territorio sardo ). Se non volete diventare schiavi di questi loschi individui dovete ribellarvi, ma prima fermatevi a riflettere: aranci senza seme, angurie senza seme, uva senza seme, e quei frutti che apparentemente hanno il seme, sono sterili, non possono essere coltivati, né innestati, né nulla: é così che alla fine vi impediranno anche di coltivarvi l'orto per avere ortaggi di stagione come si é fatto per millenni. Quando il mercato é imposto, e bisogna dipendere da esso al 100% significa che non siamo piú dei popoli liberi. Passate parola...
Consiglio a tutti di leggere le nuove norme approvate il 2 Agosto dal consiglio regionale della Sardegna, in particolare capo II l'art.4 che sancisce regole e restrizioni che a mio avviso servono solo per smantellare quel sistema arcaico degli allevamenti suini della sardegna.
Per cui la domanda non puó essere che questa che segue: ma é proprio necessario prendere queste misure contro gli interessi degli allevatori, per difendere poi i consumatori dalla peste suina africana, che in effetti non esiste, se non in reperti
rilevati non si sa bene con quali criteri, e piuttosto discutibili per mancanza di riscontri chiari e trasparenti?
di Barolus Viginti

Delibere 2 Agosto Regione SARDEGNA

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
157 - 2018 - 28 - 495
LEGGE REGIONALE 2 AGOSTO 2018, N.28
Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda
Capo I Disposizioni generali
Art. 1 Oggetto
1. La Regione riconosce l'importanza del comparto suinicolo nell'economia della Sardegna e con la presente legge pone in atto un percorso di graduale rilancio delle attività ad esso collegate.
2. La Regione supporta l'azione dell'unità di progetto di cui alla legge regionale 22 dicembre 2014, n. 34 (Disposizioni urgenti per l'eradicazione della peste suina africana), fino alla completa eradicazione della peste suina africana (PSA) in Sardegna.
3. Gli assessorati regionali e le agenzie regionali competenti promuovono ogni azione che contribuisca al rilancio del comparto e a ripristinare la fiducia tra gli allevatori, le popolazioni interessate, le amministrazioni locali e la Regione.
4. La presente legge disciplina l'allevamento suinicolo professionale, la relativa filiera e l'allevamento familiare per autoconsumo.
Art. 2 Finalità
1. La presente legge è finalizzata a riordinare e rilanciare il settore della suinicoltura in Sardegna con azioni di sostegno e valorizzazione destinate a:
a) consolidare le buone pratiche di contrasto alla diffusione e di eradicazione della PSA e delle altre malattie diffusive;
b) razionalizzare l'allevamento suino in Sardegna distinguendo tra l'attività familiare e quella professionale;
c) regolamentare l'allevamento nelle terre pubbliche;
d) formare e aggiornare gli operatori del settore suinicolo regionale;
e) rinnovare e adeguare le fasi della filiera suinicola, dall'allevamento alla trasformazione delle carni;
f) istituire una rete permanente degli allevamenti suinicoli al fine di assicurare la tracciabilità nella filiera suina;
C O N S I G L I O R E G I O N A L E D E L L A S A R D E G N A
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g) individuare e istituire i marchi di valorizzazione per i prodotti di spicco della filiera;
h) tutelare e valorizzare l'allevamento del suino di razza sarda;
i) regolamentare l'attività di macellazione e il trattamento delle carni.
Art. 3 Definizioni
1. Ai fini della presente legge si applicano le definizioni di:
a) PSA: peste suina africana;
b) Azienda controllata per PSA: azienda sottoposta negli ultimi dodici mesi ad almeno un controllo ufficiale da parte del servizio veterinario competente, il cui esito complessivo sia stato sfavorevole, ma conforme almeno per i parametri clinico e sierologico;
c) Azienda certificata per PSA: azienda sottoposta negli ultimi dodici mesi ad almeno un controllo ufficiale da parte del servizio veterinario competente, il cui esito sia stato favorevole per tutti i parametri considerati;
d) fasce di rischio: aree del territorio regionale classificate sulla base delle indagini epidemiologiche;
e) semibrado confinato: sistema di allevamento che prevede, oltre alla possibilità di disporre di strutture per il ricovero dei suini, il pascolo all'aria aperta in spazi confinati delimitati da recinzioni idonee a evitare il contatto con altri suidi nel rispetto delle norme di biosicurezza;
f) brado: allevamento dei suini al pascolo libero in terreni non confinati con possibilità di promiscuità con altri suini sia domestici che selvatici;
g) stabulato: allevamento dei suini in strutture chiuse che prevedono la raccolta e la gestione delle deiezioni;
h) biosicurezza: l'insieme delle norme di allevamento di cui al Piano straordinario per l'eradicazione della PSA.
Capo II Azioni a supporto dell'attività di rilancioArt. 4 Tipologie di allevamento1. Gli allevamenti suinicoli presenti in Sardegna sono differenziati in funzione della finalità produttiva e della modalità di conduzione, nel rispetto delle norme per l'identificazione e la registrazione dei suini di cui al decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 200 (Attuazione della direttiva 2008/71/CE relativa all'identificazione e alla registrazione dei suini).2. Nell'allevamento familiare si possono detenere fino a quattro capi suini da ingrasso e non è consentita la presenza di capi riproduttori. Nella stessa azienda agricola non è consentito più di un allevamento di tipo familiare. Tutti i capi allevati sono destinati all'autoconsumo e non sono oggetto di attività commerciale o di movimentazione verso altri allevamenti.3. L'allevamento professionale ha come finalità produttiva la vendita di capi suini a vita o per il macello. Gli allevamenti professionali si distinguono in:C O N S I G L I O R E G I O N A L E D E L L A S A R D E G N A3a) allevamenti a ciclo completo, in cui sono allevati sia i suini riproduttori che tutte le categorie di suini fino ai capi che raggiungono le caratteristiche scelte per la loro destinazione al macello;b) allevamenti a ciclo aperto, in cui sono allevati suini riproduttori e sono venduti capi a vita o sono allevati suini non riproduttori provenienti da altri allevamenti.4. Tutti gli allevamenti, sia familiari che professionali, sono condotti esclusivamente secondo le seguenti modalità:a) stabulato;b) semibrado confinato.5. È vietato l'allevamento a pascolo brado.6. A seconda della razza allevata, gli allevamenti si distinguono in:a) allevamenti di suini di razza sarda in purezza e/o in incrocio certificato;b) allevamenti di suini di altre razze.7. Tutte le tipologie di allevamento di cui al presente articolo rispettano le norme sanitarie, di biosicurezza e benessere animale e sono, inoltre, soggette alle procedure di autorizzazione e registrazione previste dalla normativa vigente.Art. 5 Allevamento semibrado confinato1. Sono allevamenti di tipo semibrado confinato quelli in cui i suini pascolano all'aperto in spazi confinati, di superficie variabile a seconda di quanto consentito dalle fasce di rischio di cui all'articolo 7, comma 4, separati dall'esterno attraverso recinti o altri manufatti a norma e non accessibili da parte di suini esterni all'allevamento o da cinghiali selvatici. Il carico sostenibile è di 15 quintali per ettaro, con obbligo di rispetto della disciplina regionale di gestione degli effluenti zootecnici.2. L'allevamento semibrado confinato, a seconda della titolarità dei terreni in cui è esercitato, si distingue in:a) allevamento semibrado confinato stanziale in terre pubbliche;b) allevamento semibrado confinato stanziale in terre private;c) allevamento semibrado confinato stagionale e/o periodico in terre pubbliche e private.3. Le dimensioni degli spazi confinati consentiti di cui al comma 1 possono subire variazioni in relazione all'evoluzione delle condizioni ambientali e delle fasce di rischio sanitario e sono aggiornate sulla base dello svolgimento del Piano straordinario per l'eradicazione della PSA, con possibilità di graduale incremento a seguito della diminuzione del livello di rischio.Art. 6 Allevamento in terre pubbliche e razionalizzazione degli usi civici1. Nelle terre pubbliche è consentito l'allevamento suinicolo esclusivamente nelle forme compatibili con il programma di eradicazione della PSA: allevamento stabulato e allevamento semibrado confinato.C O N S I G L I O R E G I O N A L E D E L L A S A R D E G N A42. Le aree di allevamento semibrado confinato in terre pubbliche dei suini possono essere inserite in un programma di valorizzazione in funzione della tipizzazione dei relativi prodotti di trasformazione.3. A seguito della classificazione del territorio regionale in fasce di rischio ai sensi dell'articolo 7, comma 4, l'introduzione degli allevamenti nelle terre pubbliche è preceduta dalla valutazione delle strutture e infrastrutture che caratterizzano le aree di allevamento al fine di mettere le aziende in condizioni di operare in sicurezza e con strumenti tecnologici innovativi.4. Le perimetrazioni degli allevamenti di cui all'articolo 7, comma 2, lettera d), costituiscono, secondo le direttive di cui all'articolo 22, parcelle aziendali geolocalizzate e visionabili sui sistemi informativi regionali di gestione del territorio.5. L'accesso e il carico di bestiame sono regolati sulla base di quanto stabilito all'articolo 5, comma 1; per i terreni classificati "superficie forestale" ai sensi dell'articolo 4 della legge regionale 27 aprile 2016, n. 8 (Legge forestale della Sardegna), la disponibilità è sottoposta alle prescrizioni del Corpo forestale e di vigilanza ambientale.6. Nei terreni soggetti a uso civico è consentita l'attivazione di aree di allevamento semibrado confinato per i suini, nel rispetto del Piano di valorizzazione di cui all'articolo 8 della legge regionale 14 marzo 1994, n. 12 (Norme in materia di usi civici. Modifica della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1 concernente l'organizzazione amministrativa della Regione sarda), ove presente, o a seguito di concessione di riserva d'esercizio, ai sensi dell'articolo 16 della legge regionale n. 12 del 1994.7. I comuni possono istituire, nei terreni del proprio territorio gravati da uso civico, aree di allevamento semibrado confinato dotate delle infrastrutture necessarie a garantire la biosicurezza, da assegnarsi agli operatori interessati con procedure ad evidenza pubblica.
8. La Regione può supportare l'attività dei comuni che intendono delimitare e/o infrastrutturare aree idonee all'allevamento suinicolo.
Art. 7 Rete permanente della filiera suinicola
1. Al fine di assicurare la completa tracciabilità della filiera suina, è istituita la Rete permanente della filiera suinicola alla quale sono iscritti gli allevamenti suinicoli e gli altri soggetti della filiera.
2. Nella rete sono inseriti i seguenti dati, relativi a ciascun operatore:
a) le informazioni riportate nella Banca dati nazionale (BDN);
b) le informazioni riportate nei registri aziendali;
c) il livello di formazione dell'allevatore, macellatore e trasformatore;
d) la delimitazione e identificazione dell'azienda.
3. La Regione predispone sistemi innovativi di informazione e condivisione diretti al coinvolgimento dei soggetti iscritti nella Rete nelle attività di valorizzazione del comparto, anche con il contributo del tavolo tecnico di cui all'articolo 12, comma 3.
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4. Fino alla completa eradicazione della PSA, il territorio della Sardegna è classificato in fasce di rischio sulla base delle indagini epidemiologiche effettuate dall'Osservatorio epidemiologico veterinario regionale (OEVR). Le aree sono riconosciute come idonee all'allevamento dei suini e ottengono il riconoscimento di "area indenne" quando la PSA è assente, nel perimetro definito, da almeno tre anni.
5. Previa stipula di un apposito protocollo d'intesa tra la Regione e il Ministero della salute e secondo le indicazioni in esso contenute, qualora in un'area si manifesti un focolaio di PSA, è individuato, entro dieci giorni, per le aziende certificate per PSA non sede di focolaio, un percorso viario che consenta la movimentazione del bestiame e il conferimento degli animali al macello. In caso di emergenza è prevista l'applicazione di un protocollo aziendale contenente percorsi personalizzati da utilizzare al momento della dichiarazione di emergenza e dell'individuazione della zona da sottoporre a restrizione.
6. Entro dodici mesi dall'entrata in vigore della presente legge tutte le aziende suinicole sono sottoposte alla verifica delle certificazioni di biosicurezza.
Art. 8 Formazione, aggiornamento, professionalizzazione addetti
1. La Regione programma la formazione degli addetti al comparto suinicolo affinché raggiun-gano un livello professionale in grado di garantire la qualità nelle diverse componenti della filiera suinicola: allevamento, macellazione, trasformazione e commercializzazione, e il mantenimento delle condizioni sanitarie necessarie per l'eradicazione della PSA.
2. Al fine di conseguire gli obiettivi di cui al comma 1, la Regione si avvale delle agenzie regionali e della collaborazione delle università e dei centri di ricerca operanti nell'Isola.
3. L'Assessorato regionale competente in materia, sentite le associazioni di categoria, indivi-dua le figure professionali verso cui indirizzare l'attività di formazione.
4. Gli allevatori del comparto suinicolo acquisiscono un livello di formazione adeguato alle esigenze delle attività svolte e al loro grado di complessità, certificato attraverso il conseguimento di un apposito titolo per la pratica dell'allevamento suinicolo.
5. Al fine di garantire la corretta applicazione delle norme sul benessere animale e sull'allevamento in biosicurezza è previsto un livello minimo di formazione anche per i titolari di allevamenti familiari di cui all'articolo 4, comma 2.
6. Per il rilascio del titolo di cui al comma 4 agli allevatori già in attività è sufficiente la regolarità della tenuta dell'allevamento dal punto di vista sanitario negli ultimi cinque anni, certificata dai servizi veterinari territorialmente competenti, o il possesso di specifici titoli di formazione.
Art. 9 Programmi di miglioramento e valorizzazione del patrimonio suinicolo sardo
1. La Regione, al fine di rilanciare su nuove basi l'allevamento suinicolo in Sardegna, promuove:
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a) programmi mirati al miglioramento del patrimonio suinicolo allevato in Sardegna;
b) programmi di studio e valorizzazione di soggetti derivati dall'incrocio della razza sarda con altre razze;
c) la nascita di "Centri gran parentali" per la produzione di riproduttori e la nascita di "Centri F.A." per la produzione di seme per la fecondazione artificiale;
d) l'organizzazione e la realizzazione di corsi di formazione alla pratica della fecondazione artificiale suina e la gestione dell'elenco dei soggetti che abbiano superato i corsi con esito positivo.
Art. 10 Assistenza tecnica e consulenza
1. La Regione predispone un apposito programma di assistenza tecnica diretto agli operatori del settore e finalizzato al rilancio del comparto suinicolo.
2. Le attività di assistenza tecnica sono realizzate dalle agenzie regionali competenti e sono coordinate con le azioni di controllo sanitario svolte dai servizi veterinari delle ASL.
3. Tra le attività di cui al comma 2 sono compresi servizi di supporto e consulenza finalizzati al conseguimento degli obiettivi di cui agli articoli 11, 12 e 13.
Capo III Produzioni suinicole e marchi di qualità
Art. 11 Valorizzazione della filiera sarda
1. La Regione valorizza le preparazioni a base di carne di suini nati e allevati in Sardegna tipiche della tradizione regionale promuovendo la realizzazione di accordi o programmi di filiera tra i soggetti interessati, con particolare attenzione alla qualità dei prodotti, alla sostenibilità ambientale e al rispetto del benessere animale.
2. Gli accordi e i programmi di filiera incoraggiano la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti.
3. La Giunta regionale, sentite le associazioni di categoria e le organizzazione produttive di settore:
a) definisce gli indirizzi generali relativi alle caratteristiche degli accordi e dei programmi di filiera, con particolare riguardo ai principi di trasparenza, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale;
b) assume, nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio, iniziative dirette a promuovere l'informazione e la sensibilizzazione sul consumo dei prodotti di qualità regionali.
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Art. 12 Caratterizzazione dei prodotti di qualità
1. La Regione promuove la caratterizzazione dei prodotti dell'allevamento suinicolo e la valorizzazione delle pratiche e dei processi produttivi connessi alla tutela del territorio.
2. La Regione, ai sensi delle disposizioni di cui al capo II della legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro-biodiversità, marchio collettivo e distretti), approva i disciplinari di produzione delle preparazioni a base di carne suina anche ai fini dell'accesso all'utilizzo del marchio collettivo di qualità di cui all'articolo 16 della medesima legge.
3. La Giunta regionale, con propria deliberazione, istituisce presso l'Assessorato regionale competente in materia un apposito tavolo tecnico composto da rappresentanti degli assessorati, delle agenzie regionali e delle organizzazioni professionali agricole. La partecipazione al tavolo tecnico è a titolo gratuito e non dà diritto a corresponsione di compensi.
4. Il tavolo tecnico coadiuva l'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale nell'elaborazione delle politiche di settore e nella predisposizione di apposite strategie di intervento dirette a agevolare, assistere ed incentivare i produttori locali nell'avvio e nell'espletamento delle procedure finalizzate all'accesso al regime delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette e delle specialità tradizionali garantite di cui al regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012, n. 1151/2012, per le preparazioni a base di carne suina tipiche della tradizione della Sardegna, anche in riferimento ai prodotti ottenuti da suini di razza sarda e da animali ottenuti con incroci da essa derivati.
5. La Regione promuove l'individuazione e l'utilizzo di tipologie di alimentazione e di pascolo che incidano positivamente sulle caratteristiche qualitative delle produzioni ottenibili, al fine di consentire una migliore valorizzazione dei prodotti trasformati.
6. La Regione adotta orientamenti finalizzati alla produzione di carne di alta qualità per la trasformazione in prodotti tipici per l'offerta gastronomica.
Art. 13 Tutela del suinetto sardo
1. La Regione tutela e valorizza il prodotto agro-alimentare "suinetto sardo" e in particolare:
a) riconosce al "suinetto sardo" un ruolo nel processo di valorizzazione del comparto suinicolo isolano;
b) promuove l'avvio delle procedure finalizzate all'accesso al regime delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette e delle specialità tradizionali garantite di cui al regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1151/2012.
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Art. 14 Norme contro l'abusivismo nel settore dell'attività salumiera
1. La Giunta regionale, in accordo con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative e in collaborazione con gli organi preposti ai controlli, promuove lo svolgimento di azioni di contrasto al fenomeno dell'abusivismo e della concorrenza sleale nel settore dell'attività salumiera.
2. La Giunta regionale favorisce lo svolgimento di apposite campagne d'informazione relative alla produzione casalinga di salumi finalizzate alla tutela della salute pubblica.
Capo IV Tutela e valorizzazione del suino di razza sarda
Art. 15 Tutela del suino di razza sarda
1. La Regione, nell'ambito del rilancio della suinicoltura sarda, promuove le azioni di tutela del suino di razza sarda e ne incentiva l'allevamento nell'Isola. Sono incoraggiate, in particolare, le seguenti azioni di tutela:
a) monitoraggio della razza e salvaguardia della variabilità genetica;
b) caratterizzazione e tipizzazione dei prodotti derivati da suini di razza sarda o da incroci con la stessa, con particolare riferimento ai sistemi di allevamento basati sull'uso delle risorse alimentari al pascolo;
c) costituzione di aggregazioni degli allevatori per il raggiungimento degli obiettivi di cui al presente articolo.
Art. 16 Valorizzazione e promozione della razza sarda
1. La Regione predispone e realizza programmi di valorizzazione e promozione del suino di razza sarda al fine di incrementare il commercio delle sue carni e dei suoi derivati sul territorio nazionale ed estero attraverso una maggiore conoscenza delle caratteristiche di pregio dei prodotti, con particolare riferimento alle qualità organolettiche e alla tipicità delle lavorazioni, anche attraverso processi di tracciabilità e rintracciabilità.
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Art. 17 Azioni di conservazione della razza sarda
1. La Regione sostiene l'incremento dei soggetti riproduttori di suino di razza sarda nell'ambito delle azioni di tutela dell'agrobiodiversità di cui alle direttive di attuazione del capo I della legge regionale n. 16 del 2014 e delle misure del Programma di sviluppo rurale, al fine di garantire la disponibilità di riproduttori di razza sarda in numero sufficiente per avviare la diffusione dell'allevamento e incentivare il consumo delle carni fresche o trasformate.
2. La Regione sostiene gli agricoltori custodi del suino di razza sarda.
Capo V Macellazioni e lavorazione delle carni
Art. 18 Macellazione e trattamento carni
1. Al fine di regolamentare l'attività di macellazione dei capi suini in sintonia con le norme sanitarie vigenti in materia, negli articoli 19 e 20 si individuano diverse modalità di esecuzione a seconda della dimensione dell'attività interessata. In ogni caso, la macellazione dei suini è sempre eseguita nel pieno rispetto delle norme sanitarie e del benessere animale.
2. Fatto salvo quanto previsto agli articoli 19 e 20, la macellazione è consentita esclusivamente negli impianti che abbiano ottenuto il riconoscimento comunitario di cui al regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale.
3. La Regione individua forme di agevolazione per il trasporto del bestiame dagli allevamenti verso i macelli autorizzati di cui agli articoli 19 e 20, comma 2.
4. Le aziende suinicole certificate per PSA che intendano trattare e trasformare in azienda le proprie produzioni sono dotate di locali idonei a effettuare le attività di preparazione, trasformazione, confezionamento e conservazione per la vendita diretta di carni, svolte in un locale polivalente artigianale posto all'interno dell'azienda; esse sono soggette alla normativa comunitaria, statale e regionale in materia di igiene dei prodotti alimentari e, in particolare, al regolamento (CE) n. 178/2002, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare, e al regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sull'igiene dei prodotti alimentari.
5. Nella valutazione dei requisiti igienico-sanitari delle attrezzature e dei locali adibiti alla preparazione, trasformazione, confezionamento e conservazione per la vendita diretta di carni, e del piano aziendale di autocontrollo, si tiene conto della diversificazione e della limitata quantità delle produzioni, dell'adozione di metodi tradizionali di lavorazione e dell'impiego di prodotti propri. Ai
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sensi del regolamento (CE) n. 852/2004, le attività di cui al presente comma sono soggette a registrazione presso l'azienda sanitaria locale territorialmente competente, previa presentazione da parte dell'impresa di una dichiarazione autocertificativa dell'avvio dell'attività allo sportello SUAPE del comune competente.
Art. 19 Macellazioni aziendali
1. Nelle aziende suinicole è consentita la macellazione di suini sino a un massimo di 30 UBE/anno, destinati esclusivamente alla vendita diretta al consumatore finale o ai processi produttivi di trasformazione di cui all'articolo 18, in impianti posti all'interno dell'azienda e di limitate dimensioni per i quali, ferma restando l'obbligatorietà del riconoscimento comunitario ai sensi del regolamento (CE) n. 853/2004 e del rispetto di quanto previsto in materia di benessere animale dal regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio, del 24 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento, sia previsto il soddisfacimento di requisiti minimi commisurati a una produzione limitata nel rispetto del concetto di "marginalità", purché sia assicurata la presenza delle attrezzature essenziali per il contenimento degli animali e di mezzi, anche manuali, di sollevamento tali da permettere lo svolgimento delle operazioni sull'animale sospeso e in condizioni igieniche appropriate.
2. Nel rispetto del concetto di "marginalità" e al fine di promuovere e agevolare il ricorso alla macellazione in strutture autorizzate, alle aziende dotate dell'impianto di cui al comma 1 è consentito fornire il servizio di macellazione ad altre aziende suinicole, che ne possono usufruire nei limiti di macellazione dello stesso e, nel caso del trasporto dei propri animali per una distanza inferiore a 50 km dalla propria azienda, nel rispetto del regolamento (CE) n. 1/2005 del Consiglio, del 22 dicembre 2004, sulla protezione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate che modifica le direttive 64/432/CEE e 93/119/CE e il regolamento (CE) n. 1255/97.
3. Le macellazioni di cui al presente articolo sono effettuate in locali destinati esclusivamente a tale attività e le cui caratteristiche sono definite nelle direttive di cui all'articolo 22.
Art. 20 Macellazione per consumo domestico privato
1. Presso gli allevamenti suinicoli è consentita la macellazione per consumo domestico privato secondo le modalità di cui alle direttive dell'articolo 22.
2. La macellazione per autoconsumo effettuata presso macelli riconosciuti, sia pubblici che privati, è esentata dal pagamento delle somme dovute relative ai diritti sanitari.
Art. 21 "Persona formata" per la macellazione e il trattamento carni
1. Al fine di disporre nel territorio di servizi adeguati di macellazione e trattamento delle carni, può farsi ricorso all'opera di personale appositamente formato ("maistru de petza") per condurre le fasi della macellazione a domicilio dei suini.
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2. La Regione organizza appositi corsi di formazione in materia di macellazione domestica.
3. I corsi di formazione sono dedicati prevalentemente agli addetti agli allevamenti familiari e agli imprenditori del comparto, nell'ambito delle attività di formazione di cui all'articolo 8.
4. Presso l'assessorato competente o la struttura regionale delegata è tenuto l'elenco dei soggetti che abbiano superato con esito positivo i corsi di cui al comma 2.
Capo VI Disposizioni finali
Art. 22 Direttive di attuazione
1. La Giunta regionale, con propria deliberazione, su proposta degli assessorati regionali competenti, sentite le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, definisce:
a) le caratteristiche tecniche dei recinti o altri manufatti di cui all'articolo 5;
b) le modalità di istituzione e gestione della Rete permanente della filiera suinicola di cui all'articolo 7;
c) le modalità di stesura dei protocolli aziendali per affrontare le situazioni di emergenza di cui all'articolo 7, comma 5;
d) il programma e le modalità di verifica delle certificazioni di cui all'articolo 7, comma 6;
e) le tipologie dei corsi di formazione, le modalità e i tempi di attuazione delle azioni di cui all'articolo 8;
f) le modalità di attuazione dei programmi di valorizzazione di cui all'articolo 9;
g) le linee guida per la stesura del Programma di assistenza tecnica finalizzato al rilancio del comparto di cui all'articolo 10;
h) gli indirizzi generali relativi alle caratteristiche degli accordi e dei programmi di filiera di cui all'articolo 11;
i) le modalità di attuazione delle azioni di conservazione e diffusione del suino di razza sarda di cui all'articolo 17;
j) i requisiti di idoneità dei locali polivalenti per lo svolgimento delle attività di cui agli articoli 18 e 19;
k) le indicazioni per lo svolgimento della macellazione in allevamento per consumo domestico privato di cui all'articolo 20;
l) le competenze dei soggetti formati ai sensi dell'articolo 21.
Art. 23 Norma finanziaria
1. Per le finalità di cui alla presente legge è autorizzata la spesa di euro 250.000 per l'anno 2018 e di euro 600.000 per ciascuno degli anni 2019 e 2020 da ripartire, per ciascun anno, secondo le seguenti finalità:
C O N S I G L I O R E G I O N A L E D E L L A S A R D E G N A
12
a) euro 130.000 per l'anno 2018 per le finalità di cui all'articolo 6 (missione 16 - programma 01 - titolo 2); per gli anni successivi al 2018 agli oneri derivanti dall'applicazione dell'articolo 6 si provvede nei limiti degli stanziamenti di bilancio annualmente a ciò destinati;
b) euro 100.000 per l'anno 2018 e euro 110.000 per gli anni 2019 e 2020 per le finalità di cui agli articoli 7, 8, 9, comma 1, lettere a), b) e d) e 11, comma 1 (missione 16 - programma 01 - titolo 1);
c) euro 20.000 per l'anno 2018 ed euro 490.000 per ciascuno degli anni 2019 e 2020 per le finalità di cui all'articolo 9, comma 1, lettera c), (missione 16 - programma 01 - titolo 2).
2. Agli oneri previsti per l'attuazione della presente legge si fa fronte, rispettivamente:
a) quanto a complessivi euro 250.000 per l'anno 2018 mediante corrispondente riduzione per lo stesso anno, per euro 150.000 dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge regionale 28 ottobre 2016, n. 25 (Istituzione dell'Agenzia sarda delle entrate (ASE)), (missione 01 - programma 04 - titolo 1, capitolo SC08.6790) e per euro 100.000 dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 2, tabella A, della legge regionale 11 gennaio 2018, n. 1 (Legge di stabilità 2018), (missione 13 - programma 07 - titolo 1 - capitolo SC05.6050);
b) quanto a complessivi euro 600.000 per ciascuno degli anni 2019 e 2020 mediante corrispondente riduzione per gli stessi anni, per euro 400.000 dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 1, lettere a) e b), della legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 (legge finanziaria 2015), (missione 16 - programma 01 - titolo 2 - capitoli SC06.1027 e SC06.1030), per euro 200.000 dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 9 della legge regionale 13 aprile 2017, n. 5 (Legge di stabilità 2017), (missione 16 - programma 01 - titolo 1 - capitolo SC06.1059).
3. Nel bilancio di previsione della Regione per gli anni 2018-2020 sono introdotte le variazioni di bilancio di cui alla tabella A.
4. La Regione attua gli ulteriori interventi previsti dalla presente legge senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale mediante utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente nell'ambito dell'Amministrazione regionale e delle agenzie regionali agricole.
Art. 24 Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).
CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
13
01
MISSIONE 1 - Servizi istituzionali, generali e di gestione
04
Gestione delle entrate tributarie e servizi fiscali
1
150.000,00
13
MISSIONE 13 - Tutela della salute
07
Ulteriori spese in materia sanitaria
1
100.000,00
16
MISSIONE 16 - Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca
01
Sviluppo del settore agricolo e del sistema agroalimentare
1
200.000,00
200.000,00
2
400.000,00
400.000,00
TOTALE
250.000,00
600.000,00
600.000,00
16
MISSIONE 16 - Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca
01
Sviluppo del settore agricolo e del sistema agroalimentare
1
100.000,00
110.000,00
110.000,00
2
150.000,00
490.000,00
490.000,00
TOTALE
250.000,00
600.000,00
600.000,00