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martedì 22 aprile 2025

Trapianti d'organi: l'intervento eccezionale di Padova che sfida i limiti dell'età

 


Trapianti d'organi: l'intervento eccezionale di Padova che sfida i limiti dell'età

Il recente trapianto di fegato eseguito all'Ospedale di Padova ha acceso un dibattito sia medico che etico. L'operazione, che ha coinvolto una donatrice di 99 anni, ha rappresentato un record mondiale e una pietra miliare per la medicina italiana. L'organo è stato trapiantato con successo a una donna di 49 anni affetta da una grave forma di tumore, in un intervento che ha dimostrato come l'età avanzata non rappresenti necessariamente un limite insormontabile per la donazione d'organi.

Un caso eccezionale, ma non senza dubbi

Tuttavia, non tutti i professionisti del settore e i pazienti che hanno vissuto esperienze simili vedono questa notizia senza perplessità. Un caso emblematico è quello vissuto di persona, poiché sono un paziente trapiantato presso la Clinica Universitaria di Essen, in Germania. Durante i colloqui preparatori per il  trapianto di fegato nel mese di Giugno 2024, mi era stato riferito che l'età massima accettabile per i donatori era significativamente inferiore, intorno ai 45-50 anni. Questa discrepanza solleva interrogativi sui protocolli adottati nei diversi paesi e sulla sostenibilità a lungo termine di organi provenienti da donatori anziani.

La scienza e l'etica al centro della discussione

L'intervento di Padova si distingue per l'applicazione di tecniche innovative, come la "donazione a cuore fermo" e la preservazione dinamica dell'organo a temperatura corporea, che consentono di estendere i limiti tradizionali. Tuttavia, non si tratta solo di una questione tecnologica. Nei centri di trapiantologia, ogni scelta viene vagliata con attenzione durante briefing multidisciplinari che includono specialisti medici e commissioni etiche. Queste ultime hanno il delicato compito di bilanciare il beneficio per il ricevente con l'integrità etica dell'intervento.

Come operano le commissioni etiche in Germania

In Germania, le commissioni etiche svolgono un ruolo cruciale nel processo decisionale dei trapianti. Ogni caso viene analizzato in base a criteri rigorosi, che includono la qualità dell'organo, le condizioni del ricevente e il rispetto delle normative nazionali. A differenza di altri paesi europei, in Germania vige il sistema del consenso esplicito ("opt-in"), che richiede che il donatore abbia espresso chiaramente la volontà di donare, o che i familiari più prossimi diano il loro consenso. Inoltre, la normativa tedesca prevede che gli organi possano essere prelevati solo dopo la conferma della morte cerebrale, un criterio più restrittivo rispetto a quello adottato in altri paesi, dove è possibile procedere anche dopo l'arresto cardiaco in determinate condizioni.

Le commissioni etiche in Germania lavorano in stretta collaborazione con i medici e le autorità sanitarie per garantire che ogni trapianto sia effettuato nel rispetto dei più alti standard di sicurezza e qualità. Tuttavia, la carenza di organi disponibili rimane un problema significativo, con oltre 8.000 persone in lista d'attesa e meno di 1.000 trapianti effettuati ogni anno.

Il fattore della durata e la sostenibilità

Un ulteriore aspetto cruciale riguarda la durata prevista dell'organo trapiantato. Un fegato proveniente da un donatore di 99 anni può avere un'aspettativa di funzionamento a lungo termine inferiore rispetto a quello di un donatore più giovane. Tuttavia, in situazioni di emergenza estrema, come probabilmente nel caso di Padova, queste considerazioni possono passare in secondo piano a favore della necessità immediata di salvare una vita.

Verso un futuro inclusivo per la donazione d'organi

Questo trapianto rappresenta un'occasione per ripensare i limiti della donazione e il modo in cui i diversi paesi affrontano la carenza di organi. In Italia, come in Germania e altrove, è essenziale continuare a migliorare le tecnologie e i processi decisionali, integrando considerazioni scientifiche ed etiche per offrire speranze concrete ai pazienti in attesa.

domenica 13 aprile 2025

Morte di Graziano Mesina (giusto un appunto) Analisi del tutto personale

 Graziano Mesina incastrato con la storia della droga perché si stava allargando troppo?

La sua notorietà e la sua fama di "bandito buono" in una regione dimenticata dello stato. Dove della Sardegna si ricordano solo se c'é da sfruttare, da dominare, da sovraccaricare con responsabilità fittizie, da reprimere.

Dopo la grazia ricevuta dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga, lentamente Mesina stava tornando alla vita pubblica in modo anche esemplare, apparentemente sano e super positivo, rispetto al suo passato che pareva del tutto archiviato.
Si inseriva piano piano nel mondo del Jet-set, della televisione, forse del cinema, e in particolare nei Reality shoo, per la quale era stato persino contattato per una sua partecipazione all'isola dei famosi (si diceva addirittura mancava solo da firmare il contratto).
Era persino il lista per la partecipazione a una edizione del Grande Fratello. Poi di punto in bianco piú nulla. Anzi di lí a poco l'incubo peggiore per il Re del "supramonte" apparve per intero sul nuovo cammino della sua nuova vita.
Troppo per le autorità che ancora lo ritenevano un criminale ancora pericoloso, nonostante avesse superato da qualche anno i settant'anni, e nonostante quaranta e passa anni trascorsi dietro le sbarre.

Un mistero poi come Grazianeddu Mesina sia arrivato a formare una bande dedita allo spaccio, materia del tutto inedita per uno come Mesina che aveva sempre vestito altri panni.
Ma si sa, le vie del signore sono infinite, l'astuzia dei creatori di trappole sono prolifere ancora di piú.

Ma come avrebbe potuto Grazianeddu commettere passi falsi impegnato com'era, giorno e note a fare seminari, oratori, interviste apparizione televisive, interviste in tutta Italia, insomma a raccontare la sua turbolenta storia.
L'incoscienza, e l'inesperienza dell'essere stato catapultato in un mondo tecnologico, diverso anni luce da quello che si lasciò alle spalle, forse ha avuto un certo fascino per lui e la sua nuova vita, la sua autostima, la sua nota spavalderia euforica.
Sono forse questi i veri peccati di Mesina, ma ormai chi può confermare, e soprattutto, chi può ristabilire ordine in una storia fatta di intrecci e ramificazioni, di complicazioni, di verità, di cose non dette, di misteri occultati, di trucchi di inganni, di accanimenti, di persecuzioni e di condanne e pene pagate fino all'ultimo respiro.

Io me lo domando, e come me anche altri si sono posti queste domande. ma sarà possibile che un uomo poco acculturato possa crearsi una doppia personalità di queste proporzioni? Come poteva essere capace di gestirle, a quell'etá poi.
In tempi propizi si rifiutò categoricamente ogni tipo di corteggiamento da parte di gruppi politici Clandestini e ufficiali, figuriamoci se a settant'anni si sarebbe sporcato facendo lo spacciatore di provincia. Ma chi ci crede, dai!!

Io credo con convinzione che nell'ultimo capitolo della vita di Graziano Mesina ci sia la mano molto astuta di altri che non volevano che Mesina avesse magari un finale positivo, una luce nuova, una vita pubblica partecipata sotto un'aureola santificata, rinnovata, che avrebbe fatto dimenticare le sue scorribande di altri tempi in quel di Orgosolo e sul "Supramonte" quando fu lui di quei luoghi il sovrano assoluto.

Per gli uomini forse Mesina non era meritevole, non andava perdonato, anzi per questi motivi la sorte si é accanita sino a una triste capitolazione che lascia amarezza, tante domande, tanti dubbi, sino al marchio infuocato che lascia di pietra, che lascia perplessi.
Speriamo che Dio esista e per lui addotti altri livelli di giudizio.
Per tutto il resta un velo pietoso.