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lunedì 26 luglio 2021

Addio patriarca di tutti gli alberi del Monte Ferru


 Aveva duemila anni (2.000). Aveva gli anni di Cristo: Era lui il sovrano. Era lui il Re delle alture del Monte Ferru dove il tempo scorreva lento, inesorabile, intriso di storia. Era lui il guardiano e testimone del tempo che dalle alture vedeva e contemplava il mare.

Era sopravvissuto a tante avversità del tempo. É Stato testimone della storia di quella parte di mondo immerso nella natura selvaggia. Ha nutrito con i suoi preziosi frutti chi lo andasse a trovare per centinaia di anni. Ombra per chi si andava a riposare accanto ai suoi possenti tronchi; nutriva il selvatico e la terra.
Sopravvissuto ad altri roghi dolosi del passato.
Era sopravvissuto al male degli uomini, alle motoseghe, alle bonacce e alle brezze violente del mare che salivano sin la su nel suo regno dove volano i rapaci, dove pascolano i mufloni, dove trovano rifugio i cinghiali.
Sovrano incontrastato mostrava la sua etá sulla sua frastagliata corteccia; mobili erano le sue fronde; fermo e forte il suo tronco; giuste le sue radici nel fornirgli linfa vitale.
Era sopravvissuto a tutto e a tutti diventando sempre piú grande e simbolo delle meraviglie che il Monte Ferru custodiva, per stupire tutti quegli che sarebbero venuti ancora sotto le sue gigantesche bracia, sotto le sue fronde e sentirne immensa energia stretti nel suo simbolico abbraccio, all'ombra ristoratrice che davi a ogni passante.

Sempre generoso alla stessa maniera per due millenni.
Possano ora dalle tue radici non certo arrese, germogliare nuovi rami ricchi di eterna linfa vitale, per dare ancora riparo e riposo a chi viene a contemplarti con la stessa antica e rinnovata meraviglia.

Addio patriarca di tutti gli alberi del Monte Ferru.
Addio guardiano del tempo e della natura che ti ha fatto compagnia in silenzio, nelle tempeste, nelle calde estati, nel passare delle stagioni con i loro colori cangianti; nelle carezze del vento, sotto la grandine, e sotto i manti di neve.
Sotto la cenere e in cenere ridotta ora la tua maestosità; di rami spezzati anneriti e arsi da un demonio con ali di fuoco, forse invocato, forse provocato dalla cattiveria degli uomini.
Muori senza esserti mai arreso, da vero sardo, e come ogni sardo risorgerai per dominare ancora dalle alture mostrando ancora le rughe del tempo che passa, affondando ancor di piú le tue radici nella terra rompendo la roccia lentamente con possente forza naturale.
Il solo rammarico é che forse noi fatti di carne non vivremo abbastanza per rivederti ancora rialzare le fronde al cielo, né godere ancora la tua ombra che ristorava e trasmetteva energia.

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