Il futuro a 5 Stelle

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Il futuro con il Movimento 5 stelle é un dono del cielo

giovedì 29 ottobre 2009

BONARCADO CHE VORREI di Salvatore Zuddas



"SU CANTUREDDU" Bonarcado - corso Italia



BONARCADO CHE VORREI di Salvatore Zuddas
Tutti bravi! Si vede che sono andati a scuola, che sanno intavolare un discorso a torto o a ragione; qualcuno piú a torto che a ragione. La politica gli appassiona e se le suonano di santa ragione su ogni tema messo in discussione. Anche se esiste una logica di valutazione  e di buon senso, ma ad alcuni questo banale accorgimento non passa manco per l'anticamera del cervello. Si confonde la libertà con le varie realtà sociali, insieme all'ideale neutro o politico con la percezione  individuale o con la presunzione di essere al di sopra di tutto, anche delle cose Più semplici della vita, ignorando che la libertà ha un prezzo che non si paga con i discorsi. La libertà é una scelta colta, fatta anche di rinunce, a volte  dolorose. Sia inteso come libertà la possibilità di potere vedere il mondo da una posizione senza influenze o condizionamenti, come ad esempio lo sono le persone che non sono allineate con nessuna corrente politica e le persone con una grande sensibilità,  fuori da ogni influenza ideologica girano intorno ai conflitti captando una giusta dimensione della realtà, sia come giudizio relativo che a ogni obiettività e coerenza.................
 L'errore più grosso é quello di volere imitare "la grande politica" quella (ormai si può dire) dei mafiosi, quella logora e bugiarda,  quella che ci ha fatto sperare. Quella politica che crea illusione e aspettative senza speranza, o se speri aspetta che campi. Quella che ci sta portando lentamente nel baratro e a non avere più fiducia nel futuro, togliendoci anche ogni possibilità di reazione, per via dello sradicamento totale dalle nostre origini. I danni, che sembrano impalpabili, che vi si sono riversati nel tempo sono ormai incalcolabili, specialmente nelle parti deboli della società che comprendono le piccole comunità di cui noi facciamo parte; di questi effetti ne siamo impregnati sino al midollo e non ci rendiamo conto. 'E di questo che ci  dobbiamo liberare prima che sia troppo dardi, si deve tornare  a fare politica come facevano una volta, e cioè mettendo in primo piano le nostre potenzialitá, per dare giusto valore al  nostro territorio in modo da sfruttarne le risorse che ci offre . Non possiamo più stare ad ascoltare le balle ci giungono da Roma, il telegiornale lo dobbiamo fare da noi informando la gente che l'amore per la propria terra da i suoi frutti.
 Il campidano era considerato il granaio d'Italia da Re, Dittatori e tiranni che si sono avvicendati nella conquista delle nostre terre e con essa dei nostri cervelli.
 Penso bisogna dire basta.
 perché dobbiamo dare i nostri soldi a Barilla, De Ceco, Mamma Maria e a Giovanni Rana, quando la pasta la sapiamo fare bene noi e meglio di loro. Intanto loro vanno in giro per il mondo con le tasche piene e una fila di carte di credito per spataccarsi alla faccia nostra. Mentre noi siamo costretti ad abbandonare le nostre terre in cerca di sbarcare il lunario, spesso derisi e mal pagati nonostante la disponibilitá. 
Chi é chiamato alla gestione degli interessi della comunità deve capire, non può lavorare per comodo o per interesse personale o di pochi, non può sempre puntare per prima sui finanziamenti di qualsivoglia appalti a termine; pure se utili, rimangono nella sfera degli interventi palliativi, che non aiutano assolutamente ad alzare il livello qualitativo dell'economia Bonarcadese o isolana.
L'obietivo da perseguire  é creare tutta una catena di attività in modo  da creare lavoro stabile che aiuti la formazione di un tessuto sociale forte e competitivo che possa misurarsi col mondo. 
Qualche anno fa c'é stata la bellissima iniziativa del ciliegetto che adesso sta dando i suoi frutti. Ma non basta e non bisogna fermarsi a questo; noi abbiamo origine e tradizioni agro pastorale ed é su questo campo che bisogna puntare per essere a passo con i tempi. 
Il nostro territorio si presta a grandi ambizioni e ci offre un'infinitá di possibilità. Ad esempio, dopo il ciliegetto si potrebbe abbracciare l'idea di pastinare alberelli di pero su larga scala,  (pera bianca di Bonarcado detta anche "pira camusina")  ma anche altri prodotti caratteristici di cui il territorio ci da anche quasi sponteneamente. Intorno a queste iniziative possono svilupparsi delle aziende per la lavorazione dei prodotti per poi immetterli nel mercato Sardo, Nazionale ed Europeo. Eravamo il fiore all'occhiello di tutto il "Monte Ferru" per quanto riguarda la viticoltura. Perché non tornarci puntando su un prodotto di sicura qualità con un marchio che possa competere sul mercato globale.
 In toscano ad esempio ci sono delle piccole aziende che esporta i loro rinomati vini in tutto il mondo, e badate bene bene non tanto con sistemi di alta tecnologia, alcune di queste curano il prodotto con metodi ancora pressoché tradizionale, e applicano l'etichetta in modo manuale. Non so se mi spiego. Ci vuole solo coraggio, penso io, i finanziamenti si devono trovare, non possono dirci di no, e non possiamo neanche scendere a compromessi su cui ci possiamo trovare in svantaggio o strozzati dalle solite banche.
E poi non mi stancherò mai di dire che bisogna valorizzare i siti archelogici, magari restaurare quegli più importanti e significativi, compresi i mulini ad acqua. Un Tedesco tempo fa mi disse: "i nuraghi  fossero in Germania sarebbero stati ricostruiti e riportati alle origini incluse le capanne e le dimore del popolo di quell'epoca.  Intorno ad esso ci avrebbe girato un business da fare invidia alle grandi multinazionali". Conoscendoli ci credo ciecamente. Allora perché non cercare di portarne alla luce almeno uno, non mi pare un'umpresa impossibile, poi in base al risultato si può decidere se continuare o lasciarli alla loro sorte. 
 Imbracciare queste imprese significa anche prendere le dovute distanza da chi da molto tempo (comprando i sindacati e altri apparati affini) ha messo in atto un'immensa operazione depressiva ed economica a danno di tutti i lavoratori. Mentre invece quegli che muovono i fili affogano nel lusso per via di grandissime somme di denaro deviati e tolti al normale business economico.
 Non possiamo rimanere schiacciati da queste potenti volontà, dobbiamo reagire con tutte le nostre forze. La crisi che si dice abbia investito tutto l'occidente non é mica poi delle dimensioni che ci vogliono fare intendere, molti dicono che si tratta di strumentalizzazione per dominare gli animi e portare l'opinione pubblica alla rassegnazione  (vale a dire fottuti e mazziati). 
Il denaro non é sparito di colpo ha solo cambiato padrone e non lo fa circolare più. Per spezzare il giro vizioso dicono, sarà anche vero ma intanto il denaro se lo tengono loro. Infatti le banche non sono mai state in crisi, neanche quella che ha iniziato a chiudere i "rubinetti" anzi continuano a fare il bello e il cattivo tempo. Per capire, basta ascoltare il governatore della banca d'Italia quando da il punto sulla situazione monetaria alla politica. Il premier che come sempre le spara grosse sulla crescita del paese e Draghi che lo smentisce, che frena, chiaro no? Lui sa benissimo che se non danno via libera le banche, la situazione rimane congelata oppure procede molto lentamente, e di conseguenza anche la produtivitá rallenta nel modo che ben sappiamo. Sono ormai milioni quegli che hanno perso il lavoro che si aggiungono a quegli che sono disoccupati da tempo. 
 Mentre invece nel mondo sono aumentati in maniera impressionante i miliardari di Dollari e di Euro. fra questi qualcuno lo conosciamo bene. Un'altro l'ex cancelliere Tedesco Gerard Chroder, alla faccia dei tedeschi che vivono sulla soglia della povertà proprio per opera sua.
In Sardegna dobbiamo uscire da questi ingranaggi che ci stritolano, l'economia come tutto il resto deve essere gestito dai Sardi e per fare in modo che ció avvenga dobbiamo iniziare noi dalle nostre terre. 
alla prossima

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